Capitolo 7

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Lasciando stare lo scombussolamento del mercoledì, la settimana proseguì senza sorprese e giunsi viva e vegeta al venerdì. A parte la questione della chitarra, mi sentivo molto migliorata, nonostante mi trovassi nella scuola solo da pochi giorni. Avevo imparato diverse cover, fra le quali la mia preferita era "Pronto a correre" di Marco Mengoni, che avrei cantato in puntata. Quella canzone descriveva l'inizio di una svolta nella vita del cantate, ed era proprio così che io percepivo Amici.

"Hey, Emma. Come va?" ero appena tornata da lezione e Alex, entrando in camera mia, mi destò dai miei pensieri.
"Ciao, Alex. Tutto bene, tu?" risposi io.
"Tutto bene" disse, restandomi a guardare fisso.
Alex è una di quelle persone del genere Anna dai Capelli Rossi, che non sai mai dove sono con la mente mentre ci parli. Quel genere di persone tipo me. Saremmo andati d'accordo, di sicuro. Anche perché eravamo ambedue persone che sanno apprezzare il potere dei silenzi, nei quali possono essere dette più parole di quelle che possono essere pronunciate con la bocca.
"Sono venuto per dirti che è il tuo turno di preparare la cena." proseguì.
"Ah, grazie Alex. Vado subito."
Prima di recarmi in cucina girai un po' per la casetta cercando Ash, per avvertirla che sarei stata in cucina se avesse avuto bisogno di me, ma non la trovai da nessuna parte. Probabilmente era a lezione con Todaro. O magari con Mattia. O in bagno. Mi recai lì, visto che era l'unico posto dove non avevo controllato.

Visto che la porta era chiusa, abbassai la maniglia ed entrai. Mi trovai davanti una persona di spalle -e che spalle- che si stava mettendo una maglietta bianca, forse un po' troppo trasparente. Emma, ricomponiti.
Questa volta mi sentì entrare e, allora, Luigi si voltò verso di me prima che potessi scappare in Lapponia. Che figura di merda.
"Ehm... ciao" mi disse accigliato, con la sua solita bellissima voce.
"Ciao..." ci fissammo per un tempo che mi parve infinito.
"Che ci fai nel mio bagno?" mi domandò.
"Stavo cercando Ash" risposi come in trance per ciò che avevo appena visto. "Scusami, meglio che vada." E, prima che potesse dirmi altro, mi trovavo già in cucina.

La cucina era deserta e, quindi, mi avvicinai alla bacheca con i turni per vedere chi avrebbe dovuto preparare la cena con me. Ok, oggi è venerdì, sì cena, Emma e... Luigi. Cacchio. Era uno scherzo. Come a dimostrarmi che non lo fosse, vidi Luigi entrare.
"Eccoci ancora noi" mi disse sorridendo soddisfatto.
Ancora scioccata, mi avviai ai fornelli, non proferendo parola. Evidentemente la vita doveva avercela con me.
"Ma ho fatto qualcosa?" mi chiese lui, vedendomi muta come il pesce che stavamo cucinando.
Non risposi. Me lo richiese. Non risposi ancora e feci per allontanarmi da lui, ma una mano afferrò il mio braccio.
"Cazzo Emma, mi vuoi parlare?" esclamò quasi urlando.
"No" risposi io tranquilla.
"Ok, vaffanc**o"
Mezz'ora dopo quel cacchio di pesce non era ancora pronto e la mia coscienza continuava a dirmi di scusarmi perché lui non mi aveva fatto nulla. Invano sperai ancora una trentina di secondi nel pesce e infine mi decisi a parlare:
"Scusami, Luigi. Sono state giornate un po' così e me la sono presa con te, scusa."
Mi guardò, quasi incredulo, ma non disse nulla.
"L'altro giorno ero venuta in camera tua per chiederti se ti andava di insegnarmi a suonare la chitarra, ma poi... ehm... ti ho visto impegnato e ho lasciato stare... scusa, per la terza volta" continuai.
"Ok, Emma. Ti perdono, ma la prossima volta prenditela con qualcun altro magari. Mi hai fatto preoccupare." disse venendomi incontro. Che cosa stava facendo?
Non feci manco in tempo a rispondermi mentalmente che mi ritrovai stretta fra le sue braccia.

"E comunque, tranquilla. Ti aiuto io con la chitarra."

Partirò da zero con te - le avventure di Luigina e MattinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora