Capitolo 35

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"Emma, cosa è successo?" mi domandò Gemma quella sera quando, quella notte, dopo che tutti si erano finalmente coricati, l'avevo chiamata ed ero scoppiata a piangere.
"Ti sei infortunata?" chiese, non avendo ottenuto risposta.
Tentai di parlare ma piangere era così sfogante che non riuscii a smettere per un po'.
"No" risposi dopo qualche istante.
"Per fortuna" disse sollevata "Hai litigato con Luigi?"
Riscoppiai a piangere.
"Okay, cerca di calmarti" esclamò, con la sua solita voce pacata. Cercai di respirare profondamente e mi tranquillizzai leggermente.
"Ci sei?"
Annuii.
"Se annuisci non ti vedo, scema" disse.
"Come fai a sapere che ho appena annuito?"
"Conosco i miei polli io"
"Non nominarmi quel verbo, per favore"
"Perché?" domandò.
"Lunga storia"
"Se magari me la racconti" disse "sempre se mi hai chiamato per parlare... sennò tranquilla, tu piangi ed io ti ascolto"
"Che deficiente"
"Parla lei" rispose.
"Sai che mi manchi?" esclamai sinceramente.
"Emma, sei sicura di non dover andare in ospedale?"
"Daiiiii" strillai io, ormai ridacchiando. Gemma aveva quel particolare potere di farmi ridere anche quando non c'era nessuna ragione per farlo.
"Prometti di non ridere?" le domandai. A volte, quando le raccontavo le mie vicende, in particolare vicende che coinvolgevano ragazzi vari, lei mi rideva in faccia, senza nemmeno sforzare di trattenersi.
"Preferisci faccia l'amica leccaculo-dispiaciuta?" mi chiese, ridendo ed accennando ad una mia vecchia esperienza.
"Non sei simpatica"
"Stai mentendo a te stessa..." disse di rimando "Dai, raccontami che hai combinato stavolta."

Le narrai la mia vicenda e le mie sensazioni, parola per parola.
"Il punto è che ora mi sento in colpa per ciò che gli ho detto in preda alla rabbia perché non lo pensavo veramente..." conclusi.
"Ti riferisci alla faccenda dell'incoerenza?"
"Si" risposi "cioè, è vero che mi dà un po' fastidio quando fa così, ma deve esserci un motivo se si lascia scorrere tutto addosso, solo che non capisco cosa..."
"Per me dovresti parlarne con lui..." disse lei.
"Perché?"
"Perché non vedo molte altre soluzioni. O gli parli o aspetti che ti parli lui o lasci tutto come sta"
"Non credo vorrà più parlarmi dopo ciò che gli ho detto... e poi..."
"Poi cosa?"
"Ha detto che non lo conosco affatto e questo mi ha fatto pensare"
"Riguardo a cosa?"
"Che forse abbiamo accelerato un po' le cose..."
"In che senso?"
"Che negli ultimi tempi mi è veramente sembrato di stare con una persona che non conosco... non so se mi spiego"
"Si sì, ho capito"
"E che ne pensi?" le domandai.
"Penso che in questo caso tu debba aspettare che sia lui a parlarti e concentrarti sulla musica perché sei lì per quello"
"E se dovessi uscire? O dovesse uscire lui?"
"Non succederà, tranquilla... qua fuori vi amano"
"Si, ma come coppia"
"E non lo siete più?"
"Non lo so, gem" risposi, riscoppiando a piangere "Non so più nulla".

~

"Emma, tutto bene?" mi domandò Christian. Ero seduta con lui e Fra la mattina dopo a colazione ed, evidentemente, stavo guardando fissa la mia ciotola di yoghurt da mezz'ora.
"Si sì" risposi impercettibilmente. Oltre ad essere a pezzi, avevo pure sonno, essendo stata sveglia a parlare tutta notte con Gemma che era da fare santa per sopportarmi tutte le volte.
"Quindi cosa dici tu?" mi chiese il medesimo ballerino.
"Riguardo a cosa?" domandai. Non avevo proprio seguito il loro discorso.
"Se preferisci il tè alla pesca o quello al limone... la tua amica sostiene che quello di limone sappia di pipì di gatto" rispose.
"Vita, sei sicura di stare bene?" mi domandò Fra, dopo aver zittito con un'occhiata Christian.
"No" risposi semplicemente. Non volevo fingere di stare bene quando il mondo mi sembrava crollare a pezzi attorno a me. Non mi ero mai accorta di quanto fossi diventata quasi dipendente da Luigi. In quel momento, senza di lui, era come se mi mancasse l'aria.
"Ti va di parlarne?" chiese Christian, appoggiandomi una mano sul braccio.
"Ora no, devo andare a lezione" risposi alzandomi "Ne parliamo dopo"
E me ne andai. Non è che non volessi aprirmi con loro e non avevo nemmeno lezioni quella mattina, desideravo semplicemente evitare di piangere ancora e volevo stare un attimo da sola per decidere cosa fare. Mentre mi recavo il camera per prendere le cuffie e recarmi nell' unico posto dove avevo la certezza di non venire disturbata, incrociai Alex, Ash e Mattia nel corridoio. A seguito delle loro prevedibili domande alla vista del mio viso triste, diedi loro la stessa risposta che avevo dato agli altri due miei amici e presi le mie cuffie. Accesi Ultimo di sottofondo, come tutte le volte che ero giù, e mi diressi verso il tetto.

"Oddio, scusami" disse una voce.
Mi voltai e lo trovai lì. Avrei dovuto pensare che il tetto era il suo rifugio e non poteva essere anche il mio, specialmente quando stavo fuggendo da lui. Aveva le occhiaie e si guardava a disagio i piedi. Non indossava gli occhiali da sole il che era una fortuna per me, che avevo così accesso alle sue emozioni.
"Scusami tu, stavo giusto andando..." dissi alzandomi. La tensione fra di noi era palpabile: sapevamo entrambi che la litigata del giorno precedente aveva cambiato qualcosa fra di noi.
Mi avviai all'entrata aspettandomi che lui si spostasse per lasciarmi passare. Restò invece fermo lì, bloccandomi il passaggio e fissandomi. Lo guardai a mia volta.
"Non devi dirmi nulla?" mi domandò.
"No. Tu?" chiesi a mia volta. Qualsiasi cosa Luigi, qualsiasi cosa, per favore...
"No" rispose semplicemente.
"Quindi è finita?"
"Dimmelo tu"
"Penso che ci farebbe bene stare lontani per un po'"
"Perché non ti fidi di me, giusto?" chiese, provocandomi.
"Sei tu quello, Luigi"
"Non ero mica quello indifferente io?"
"Guarda, lasciami passare che non sono in vena di litigare..."
"E se non volessi?"
Mi guardò fisso negli occhi. Feci per superarlo ma mi afferrò per un braccio.
"Cosa c'è?" chiesi, sperando interiormente che non mi lasciasse andare e mi stringesse stratta a sé.
Restò in silenzio alcuni istanti. Pareva star riflettendo su cosa dirmi. Non disse nulla ma sollevò una mano ad accarezzarmi la guancia.
"Luigi..."
"Stai ferma, per favore..."
Iniziava a mancarmi il fiato. Sapevo che era sbagliato e contro tutti i miei principi ma lo lasciai avvicinare. Eravamo circa ad un centimetro uno dall'altra. Sentivo il suo fiato sulle labbra. Restammo così per un po', sapendo entrambi che tutto ciò era sbagliato, essendoci troppe cose non dette fra di noi, ma volendo entrambi che quel momento non finisse mai.
Dopo vari tentativi riuscii ad allontanarmi e ad avviarmi per le scale.
"Emma..." mi sentii richiamare.
Mi voltai e risalii qualche gradino, trovandomi di fronte ai suoi occhi ormai lucidi.
"Mi dispiace" sussurrò, con voce spezzata.
"Anche a me" dissi a mia volta.

E lo lasciai.

Partirò da zero con te - le avventure di Luigina e MattinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora