Capitolo 21

1K 46 10
                                    

"Luigi, devo parlarti..." ruppi il silenzio.
"Emma..." esclamò lui, alzando lo sguardo. Fece per dire qualcosa, probabilmente qualche scusa campata all'aria o qualcosa di simile, ma non volevo saperne nulla, quindi, con un cenno della mano, lo interruppi:
"No, ora fai parlare me. Allora, io non so cosa ti sia preso quella sera là, se avessi bevuto o se è stato il momento, o non so che cosa sia passato per la tua testa, però se ti sei pentito, dimmelo."
Gli buttai tutto in faccia, talmente arrabbiata che non mi ero nemmeno accorta di avere le lacrime agli occhi. Ma non avrei pianto, non davanti a lui. No.
"Non mi sono pentito" disse semplicemente.
Mi aspettavo di tutto ma non quella risposta. Sarebbe stato più facile se mi avesse detto che si era pentito e io avrei tentato di dimenticarlo, per quanto possibile, come avevo già fatto in passato con altri. Ma quella sua risposta mi spiazzò letteralmente. Significava che anche lui sentiva questa cosa che c'era fra di noi.
"E allora non ti capisco." esclamai semplicemente, aspettandomi una spiegazione. Quella però non arrivò.
"Vabbè senti Luigi, non ho intenzione di perdere tempo. Quando, e se, mai avrai qualcosa da dirmi mi verrai a cercare. Sappi solo che non ti aspetterò tutta la vita."
Ed era la verità. Io il mio lo avevo fatto. Ora toccava a lui. Abbassai la maniglia della porta per poter rientrare.

"Emma, aspetta" mi disse "vieni qui"
Mi fece cenno di sedermi al suo fianco e io obbedìi.
Mi prese la mano e sentii una scarica elettrica espandersi per tutto il mio corpo. Lo guardai nella poca luce che era e lo vidi col capo chinato.
"Voglio raccontarti una storia" esclamò.
Sentii che tremava e, allora, gli strinsi più forte la mano come per incoraggiarlo a continuare. Non l'avevo mai visto così fragile e vulnerabile e percepii il mio cuore fermarsi per un secondo. Provavo veramente qualcosa di fortissimo per quel ragazzo dagli occhiali strani, bravo a farmi la piadina e dal cuore enorme.
"Raccontandoti tutto ciò non voglio né farti pietà né obbligarti a fare qualcosa che non vuoi fare..." iniziò con voce tremante "Un po' di tempo fa conobbi questa ragazza e ne fui immediatamente attratto. Il problema era che eravamo troppo diversi: lei popolare e molto ricca, io esattamente il contrario. Diciamo che ero un po' il tossichello della situazione, specialmente dal punto di vista dei suoi genitori... Inizialmente cercai di starle lontano, anche perché avrebbe potuto trovare molto di meglio, ma, quando fu lei ad iniziare a cercarmi, non ci potei fare più nulla. Ci mettemmo insieme. Ti risparmio i dettagli ma sappi semplicemente che i primi mesi con lei sono stati i più felici della mia vita, finché non sono entrato ad Amici ed ho incontrato te."
Si bloccò un attimo per guardarmi e io gli sorrisi.
"Con lei mi sentivo veramente felice, il che era strano visto che stavo attraversando un brutto periodo per cause che non sto ora qui a raccontarti... mi sentivo me stesso e mi sentivo amato. I problemi iniziarono però quando mi accorsi che mi chiedeva sempre di incontrarci in posti nascosti o ad orari straordinari. Non che prima non lo facesse, ma ero così innamorato che inizialmente non ci feci nemmeno caso. Immaginati la situazione, condividi e dai tutto te stesso ad una persona e poi ti accorgi che quella ti nasconde qualcosa... è una sensazione che ti auguro di non provare mai."
Fece una pausa per soffiarsi il naso. Si vedeva che era sull'orlo del pianto e allora gli dissi:
"Gigi, guarda che non ti costringo a raccontarmi nulla... se ti fa troppo male ricordare, stai tranquillo..."
"No, Emma. Voglio spiegarti perché..."
"Il perché di cosa?"
"Adesso capirai. Ero arrivato a quando decisi di parlarle, ormai dopo un anno e mezzo di relazione. Le esposi le mie perplessità e riuscimmo a chiarirci. Mi disse che, come avevo già sospettato da solo, i suoi genitori avevano qualcosa contro di me, il che era anche accettabile. Sì, ai tempi avevo veramente poca considerazione di me stesso... Mi disse anche che non avrebbe però permesso loro di separarci, che lei avrebbe lottato perché mi amava..."
E lì iniziò a piangere. Volevo abbracciarlo ma avevo capito che aveva bisogno di terminare il prima possibile la storia, quindi mi limitai a stringergli più forte la mano, che mi aveva ripreso dopo aver soffiato il naso.
"Arrivò il nostro secondo San Valentino insieme. Nei mesi prima di quella data avevo iniziato a risparmiare per poterle fare una bella sorpresa... Avevo prenotato un ristorante abbastanza lussuoso e, l'ora prima dell'appuntamento, le avevo inviato un messaggio con l'ora e il luogo in cui ci saremmo incontrati. Mi presentai vestito di tutto punto, emozionato e felice allo stesso tempo. Mezz'ora dopo l'orario stabilito non si era ancora presentata ma non mi preoccupai, dopotutto si sa che voi donne siete più lente rispetto a noi nel cambiarvi. Attesi lì per due ore e quando capii che non si sarebbe presentata me ne tornai a casa, deluso e sconfortato. La chiamai tantissime volte la settimana seguente, ma mai una risposta. Un giorno decisi di presentarmi a casa sua ma uscì suo padre che mi disse, con un'aria di uno che si sente superiore e che ti vuole far sentire una nullità, di dimenticarmi di sua figlia e di non farmi più vedere.
Ero a pezzi. Ritornarono tutti i problemi che se n'erano magicamente andati solo grazie al sorriso di lei. Ad una certa tornò pure lei. Chiarimmo e ci rimettemmo insieme. Durò giusto il tempo che i suoi genitori scoprirono la cosa e chiamarono i miei, per dire loro di tenermi lontano da loro figlia. La lasciai, per il suo bene. Non capivo cosa avessi fatto di male, ma quel circolo vizioso non poteva più continuare. Faceva male a lei e faceva male a me.
Ora lei ha un altro ragazzo e io mi ritrovo qui così, ancora non ripreso da tutta questa storia..."

Lo abbracciai. Probabilmente mi stava dicendo che non poteva avere nulla con me perché amava ancora quella ragazza, ma lo abbracciai comunque.
"Adesso capisci?" mi chiese, guardandomi negli occhi.
"Sì e capisco perché non può esserci nulla tra di noi". Mi guardò divertito. Che c'era da ridere ora? Se era uno scherzo...
"Emma, ma che hai capito?"
"Pota, che dovevo capire?"
"Non ciò che hai capito. Io voglio stare con te." disse e il mio cuore perse un battito per la seconda volta quel giorno "Stavo solo cercando di spiegarti perché ti ho evitata questi giorni"
"Ah. Allora non ho capito"
"Tu mi piaci, Emma. Tanto. Dopo quella ragazza non pensavo che avrei potuto riprovare qualcosa di così forte per una persona, ma poi ti ho conosciuta... Ho solo paura, e molta, perché più persone faccio entrare nella mia vita, più un giorno potrebbero andarsene, capisci?"
"Io non me ne andrò, Gigino" esclamai. E ne ero sicura. Non avrei mai più sentito qualcosa di simile per nessun altro.
"Lo dici ora questo"
"E lo penserò sempre, stanne certo"
"Non sai cosa mi fai, Emmina mia..." disse lui, mettendomi la mano sulla guancia e accarezzandola.
"Non esageriamo ora" esclamai io, fissando involontariamente le sue labbra.
"Fidati, non esagero" disse e mi baciò.
Fu un bacio diverso dal primo, un bacio vero, dolce e molto molto più intenso.
"Entriamo?" mi chiese, staccandosi e porgendomi la mano.
Gliela presi e mi lasciai condurre.

Appena Alex e Ash ci videro insieme, si batterono il cinque soddisfatti.


Partirò da zero con te - le avventure di Luigina e MattinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora