Maelle.
Si, mi hanno chiamata così.
E si, è un nome di merda.Ancora adesso, a vent'anni, mi chiedo che razza di genitore darebbe un nome così brutto a sua figlia.
Mia madre mi ha spiegato che ha origine celtica, e significa principessa.
Ci speravano in una principessa, peccato che sia stata io a uscire da quel buco e non un altro spermatozoo, se fosse uscito quell'altro magari avrebbero avuto quello che volevano.Invece mio padre mi ha parlato di quando sono nata.
Un umana in miniatura con lineamenti delicati, ma con una lingua molto poco delicata.Non in quel senso! So che avete pensato male, piccoli pervertiti.
Da quando sono piccola i parenti mi chiamavano "terminator", non perché abbia muscoli o una forza sopra al comune, semplicemente perché rispondevo male a chiunque mi infastidisse.
Quindi tutti.
Ah, a proposito di parenti, i miei genitori ora mi starebbero aspettando a teatro per un concerto.
E io odio andare ai loro concerti.
C'è solo musica classica, violìni, pianoforti, altri strumenti che non conosco. Pretendono che io vada lì ad ascoltare l'orchestra, ma ogni volta che vado lì per poco non mi cascano le palle.
Andare lì, con tutta quella gente in giacca e cravatta, con tutte quelle donne con vestiti troppo eleganti per una come me, è una tortura.
Adesso dovrei scegliere se vestirmi come mi pare, oppure mettere l'abito comprato da papà, che mi farebbe sembrare una caramella con tutti gli strati di tulle che ha.
Che mio padre si fotta.
Afferro l'abito scelto da me, è lungo come quelli delle altre ragazze, ma ha uno spacco vertiginoso sulla coscia che arriva quasi al monte di venere, è rosso e molto scollato sul seno.
Sotto ci metto le calze a rete e un tacco nero altissimo, giusto per fare arrabbiare un po' il paparino.Lascio i capelli sciolti -papà mi aveva esplicitamente detto di legarli, voleva che sembrassi un po' più una signorina di classe, un po' più mia madre- li faccio cadere lungo la schiena, fermando solo una ciocca sul lato con una forcina.
Mi trucco, una linea spessa di eye liner e un rossetto rosso possono bastare.
Mi guardo allo specchio.La linea di eye liner fa risaltare maggiormente i miei occhi, di un azzurro incredibilmente chiaro.
Il rossetto da maggiore luminosità alla mia carnagione un po' troppo chiara.
E poi la forcina con il brillantino da risplendere i miei capelli neri come la pece.Soddisfatta del risultato esco di casa e con la macchina mi dirigo al luogo d'incontro.
Una volta arrivata c'è una folla enorme.
Ma da quando c'è tutta questa gente che va a sentire l'orchestra? E io che pensavo che in questo paese ci fosse gente normale.
Prima che possa cominciare a sudare sotto il sole di Miami Beach, entro, e non avendo voglia di cercare i miei genitori tra tutta questa gente, mi dirigo sul palco riservato a alla famiglia Garcia, ovvero quella della mia migliore amica -anche lei obbligata a partecipare a questi eventi- .
<< ciao stronzetta! >> mi siedo accanto a lei
<< ciao bellissima >> saluta sorridendo
<< Maelle modera il linguaggio >> mi rimprovera Sanderson Garcia, il padre di Anika
<< si, scusa Sand >> dico ridendo
<< uh guardate ragazze, sta iniziando >> dice elettrizzata Belinda, sua madre.Entrambe voltiamo lo sguardo verso il palco, dove il sipario si sta aprendo e almeno cento ragazzi e ragazze fanno la loro apparizione.
Alcuni suonano i violìni, altri violoncelli, contrabbassi, pianoforte, trombe, flauti.
È un miscuglio di gente diversa ma uguale.Sono tutti vestiti uguali, smoking, capelli di varie tinte ma comunque molto simili, sui toni del nero e del marrone e del rosso.
Tutti con un sorriso tirato, cosa che mi fa intuire che la maggior parte sono qui per volere dei genitori.
<< sembrano dei pinguini >> commento all'orecchio di Anika
<< guarda il direttore, gli si vedono le mutande di spongebob >> dice lei, mi volto di scatto verso il direttore e trattengo una risata beccandomi un pizzico da parte sua, suppongo perché abbiamo i suoi genitori accanto.Passo a rassegna tutta l'orchestra finché non noto un ragazzo diverso dagli altri, non so come abbia fatto a non notarlo prima.
Ha i capelli di un biondo estremamente chiaro, sono praticamente bianchi.
Da questa distanza non riesco a capire il colore degli occhi ma posso affermare che anche questi, come la carnagione e i capelli, sono molto chiari.
Sono abbastanza sicura che non sia di qui, o per lo meno i suoi genitori non lo sono.Nonostante anche io sia molto chiara per il tipo di clima che c'è qui, non lo sono così tanto.
I riflettori lo fanno sembrare ancora più chiaro di quanto in realtà è.Dopo un cenno del direttore, cominciano a suonare, producendo una musica insopportabile alle mie orecchie.
I miei occhi sembrano attratti da quel ragazzo particolare, diverso da quella massa di pinguini.Una volta che lo spettacolo è finito -tre ore di tortura alle mie povere orecchie- mi alzo e comincio a cercare mio padre, solo perché se sa che sono qui mi carica la carta.
Li avvisto a qualche metro da me, e aprendo un varco tra la gente, -che mi guarda intimorita, probabilmente perché sono vestita diversamente da loro- cammino verso di loro.
Noto con piacere che Amanda e Alvaro Jones, i miei genitori, stanno parlando con un signore sulla cinquantina, e quello che suppongo sia suo figlio, ovvero il ragazzo con i capelli bianchi.
Che sono davvero bianchi, e da vicino posso notare anche i suoi occhi azzurri, chiari quasi quanto i miei.
<< ecco mia figlia Maelle, lui è Amedeo Harris e lui è Adrien, suo figlio >> dice indicandomi i due
<< è un piacere conoscerti Maelle >> dice sorridendo.
Wow, è l'unica persona qui dentro a non avermi guardato male, sono stupita.
<< piacere mio >> dico accennando un sorriso di cortesia
<< ti avevo detto di mettere il vestito che ti ho comprato. Questo è troppo aderente e tu sei troppo grassa per indossarlo >> dice mio padre squadrandomi, incurante del fatto che ci siano gli Harris ad ascoltarlo
<< e tu sei troppo vecchio per dare il tuo tributo a questa città, ma ehi, non ti ho mica chiesto di suicidarti. Anche se mi faresti un grande favore, papà >> rispondo irritata.Il ragazzo biondo si lascia sfuggire una risata che prova poi a nascondere con qualche colpo di tosse.
<< ragazzina devi portare rispetto, sono tuo padre >> ringhia inviperito
<< non se tu non le porti rispetto per primo Alvaro, devi darle tu il buon esempio >> dice Amedeo venendo in mia difesa
<< è stato un piacere conoscervi, ma adesso devo proprio andare >> dico facendo un cenno ad Amedeo come ringraziamento, per poi incamminarmi.<< non voltarmi le spalle! >> urla mio padre ricevendo come risposta un dito medio.
Cammino a testa alta come ho sempre fatto, consapevole di non essermi fatta mettere i piedi in testa neanche questa volta.
Ciao!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e spero che vi piacciano anche i personaggi.
Ovviamente non il padre di Maelle, lui non deve piacervi.
Comunque appena posso farò uscire un capitolo dove vi presento i vari personaggi.
Fatemi sapere cosa ne pensate<3
-Asia
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𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒
Romance> Tutto inizia con uno spettacolo. Maelle ha vent'anni, ha un brutto rapporto con suo padre e odia quando le si dica cosa fare. Adrien al contrario ha un bellissimo rapporto con suo padre, ma non si può dire lo stesso di sua madre. Entrambi posson...