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Il centro commerciale è un grande edificio diverso dalle altre abitazioni dell'Alaska che ho visto fin ora, è più in chiave moderna.
Non è in legno, non è in pietra; questi materiali li riconosco.

Per un'appassionata d'architettura è facile riconoscerli anche a distanza.
Cemento, calcestruzzo, marmo, terracotta.
Tutti materiali comunemente usati per questo tipo di edifici.

C'è un'ampia entrata in vetro, e due uomini di fronte che spalano la neve.

Quando entriamo sono sollevata dal fatto che sia presente il riscaldamento, e noto che ci sono poche persone che vanno di negozio in negozio.

Mi sfilo la giacca e mi guardò un po' intorno.
Ha una semplice pianta rettangolare, con al centro una fontana in oro finto, e ai lati tutti i negozi.
C'è un secondo piano, che da qui non riesco a vedere, vedo solo le scale mobili.

Entriamo nel primo negozio e Adrien mi conduce al reparto donna.

Cerco qualcosa che sia di mio piacimento, ma vedo solo roba da vecchi.
<< che ne dici di questo? >> chiede Adrien mostrandomi un jeans over-size che dentro però è imbottito
<< è nel tuo stile, ed è bianco. Mi sembra perfetto >> prende la stampella e me la mostra.

<< che taglia hai preso? >> chiedo avvicinandomi
<< XS, quanto porti? >> chiede rimettendola al suo posto, perché quel pantalone non starebbe neanche a una bambina, e mi entrerebbe a malapena finì al ginocchio.

<< lascia, faccio io >> dico facendo un passo verso l'appendiabiti ma lui mi si para davanti.
<< Maelle, che taglia porti? >> la mia taglia mi ha sempre fatta sentire a disagio, non perché non mi piaccia il mio corpo o cose del genere, ma perché ogni ragazza della mia età porta al massimo una S, e a me non entrerebbe neanche dopo cinque mesi di dieta.

<< Adrien ho detto che faccio io, spostati >> dico innervosita, il problema è che lui ha capito.
E vuole togliermi un'insicurezza che mi porto dietro da quando avevo quattordici anni.
<< e io ho fatto una domanda. Conosco il tuo corpo, e non sarà una dannata taglia a farmi cambiare idea su di esso, e su di te >> prendo un respiro profondo prima di dirgliela, e mi volto verso le casse per non vedere la sua reazione.
<< prendi una M >> lui sorride vittorioso e prende la taglia che gli ho appena detto.

<< se anche avessi portato una taglia più grande, non sarebbe cambiato niente. Non sto con te per il tuo corpo, ma per quella che sei tu >> dice tornando serio e girando alla ricerca di qualcos'altro
<< vuoi dire una pessima figlia, con problemi mentali, e un umorismo di merda? >> ironizzo osservando gli scaffali
<< voglio dire, l'unica persona ad avermi capito dal primo istante >> si ferma di fronte ad una felpa nera su cui è rappresentato un fiocco di neve
<< questa è perfetta >> afferma prendendo la taglia giusta
<< è carina, ma la prendo solo se tu prendi questa >> indico quella accanto, bianca con su disegnato un girasole.
Il mio fiore preferito.

<< perché quella con il girasole? Non è meglio questa con la renna? >> me ne indica un'altra verde con una renna.

<< il girasole è il mio fiore preferito, perciò dato che io ho il tuo simbolo, tu prenderai il mio >> affermo

<< taglia? >> chiedo scorrendo le XS perché non gli entrerebbero mai.

Lui mi sorride.
<< M >> mi volto verso di lui stupita dalla coincidenza
<< davvero? >>
<< ehi questi muscoli vanno contenuti in qualche modo >> dice prendendo la sua taglia.

<< andiamo a pagare, ora tocca ai vestiti per questa sera >> mi prende per mano e andiamo alle casse.

<< pagherei io, ma so già che tu non me lo permetteresti. Quindi cosa ne pensi se tu paghi questa roba, e io i vestiti per la cena? >> chiede, io studio il suo volto
<< dov'è la fregatura? >> chiedo insospettita
<< non c'è nessuna fregatura, semplicemente un accordo >> dice facendo spallucce
<< va bene, ma solo perché non ti lascerei pagare tutto >> dico passando i vestiti alla cassiera.

𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora