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Vengo svegliata da un secchio d'acqua gelida che si riversa su di me.

Apro gli occhi, la mia vista è offuscata, la testa sembra essere troppo pesante per essere sorretta dal collo.
Mi sento tremendamente debole in questo momento, seduta su una sedia nel mezzo di una stanza, con mani e piedi legati, i vestiti strappati, il sangue secco sulla mia fronte.

Amber è davanti a me, sorride diabolicamente e tra le mani tiene un coltello insanguinato.

Solo ora mi rendo conto di quanto sto sanguinando, mi ha tracciato un taglio sulla coscia destra che va dall'interno coscia fino ad arrivare al ginocchio, ne ha fatto un'altro sull'altra gamba che mi circonda il polpaccio, uno all'altezza dello stomaco, più piccolo degli altri ma anche più profondo.

<< finalmente ti sei svegliata! >> esclama sorridendo
<< sai che il tuo ragazzo ti sta cercando ovunque? Lui e tuo padre hanno persino ingaggiato una squadra di ricerca insieme alla polizia. >> mi fissa negli occhi continuando a sorridere come se niente fosse
<< quale ragazzo? >> riesco a dire a fatica
<< quel biondo, capelli bianchi, occhi azzurri, muscoloso ma che sembra uno sfigato >> capisco che sta parlando di Adrien dalla sua descrizione poco dettagliata
<< non è il mio ragazzo >> ringhio stringendo i denti per il dolore che mi causa parlare
<< ah no? E perché dovrebbe fare tutto questo allora? >> chiede ghignando
<< suo padre è un amico di mio padre >> cerco di giustificarlo nonostante faccia fatica a parlare
<< sono amici come lo eravate tu e mio figlio? >> ringhia con astio
<< no, la nostra amicizia è sempre stata diversa >> mormoro tra un colpo di tosse e un'altro
<< questo perché da parte sua non c'era amicizia, e questo lo ha portato ad uccidersi! >> grida in preda all'ira, sobbalzo ma mi autoimpongo di non piangere
<< ti sbagli, non sono io la causa della sua morte >> cerco di dire ma lei mi tira un pugno sul naso, facendomi voltare la testa per l'impatto
<< si che lo sei >> un'altro pugno mi arriva sull'occhio destro
<< è colpa tua! È soltanto colpa tua! >> urla tirandomi una ginocchiata in pieno stomaco, facendomi piegare per il dolore
<< sei la rovina della mia famiglia Maelle Jones >> sussurra prima di prendermi per i capelli e strattonarli.

Si abbassa per sciogliere le corde alle mie caviglie, cerco di scappare appena le scioglie, ma con le gambe ferite non riesco a correre abbastanza veloce da sfuggirle.

Mi tira dai capelli e mi trasporta di penso fino ad una vasca piena d'acqua.

<< che ne dici di un bagnetto? Puzzi da morire >> dice perfida prima di buttarmi nell'acqua congelata.

Il silenzio è piacevole, l'acqua gelida non tanto, ma sto comunque bene qui sotto.

Almeno finché non ho bisogno di prendere aria.

Lei mi tiene sotto con entrambe le mani, cerco di smuovermi, di svincolarsi il più possibile avendo le mani legate, cerco di trascinarla sotto con me, ma la sua presa è ferrea e dopo un po' rinuncio.

Mi lascio andare, smetto di lottare, e lei molla la presa.

Da qui sotto la sua voce mi arriva ovattata, un suono che non riesco a distinguere.

Quando lei mi lascia, torno in superficie e con la forza di entrambe le braccia riesco a batterle la testa al muro.

Un verso di dolore di propaga nella stanza grazie all'eco.
E soltanto ora riconosco il luogo in cui ci troviamo, siamo nella casa abbandonata della nonna di Ryle, siamo venuti qui una volta quando avevamo dodici anni, e avevamo tremendamente paura che fosse infestata.

Un ricordo del passato si insinua nella mia mente, rendendomi del tutto assente.

<< sei sicuro che tua nonna sia morta? >> chiedo impaurita
<< si, ma stai attenta, ci sono i fantasmi >> mi prende in giro facendomi il verso del fantasma
<< secondo me dovremmo tornare a casa >> dice Anika, è normale che abbia più paura, è la più piccola.
Io ho dodici anni, lei undici, e Ryle ne ha quattordici.

<< siete veramente delle fifone. I fantasmi non esistono >> dice Ryle ridendo.

Percorriamo quasi tutta la casa, con le torce accese perché Anika ha paura del buio.

Ci voltiamo di scatto verso l'ingresso quando sentiamo un forte rumore provenire dal piano di sotto.

<< cosa è stato?! >> chiede Anika allarmata
<< sicuramente sarà stato un topo >> fa spallucce Ryle, è tranquillo ma tra poco non lo sarà più.

Come previsto, Amber sbuca fuori dalla porta che Ryle stava per varcare urlando un "boo!", facendolo praticamente saltare in aria dalla paura.

Io scoppio a ridere e Anika mi segue, invece Ryle ci guarda male entrambe.

<< auguri amore di mamma, buon compleanno! >> esclama Amber abbracciandolo.

Il mio ricordo si ferma qui, proprio in questa stanza da cui lei è uscita spaventando il suo bambino.

E ora lei si tiene al muro, imprecando contro di me che sto cercando di fuggire, inutilmente per le ferite alle gambe.

Sto cercando di correre fuori dalla stanza quando la sua mazza si scontra con il retro del mio ginocchio, facendomi cadere a terra dolorante.

Ormai senza nessuna speranza.

𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora