Capitolo 1 -nuova versione

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Maelle

Maelle, questo è il mio nome. Un nome che ho odiato a lungo, perché quelli delle altre ragazze erano migliori, più belli. Erano più comuni, quello è vero, ma avrei preferito essere come le altre invece che essere questa.

Avevo chiesto più di una volta il motivo di questa scelta, e mia madre aveva dato sempre la stessa risposta. Il nome è di origine celtica, e dovrebbe significare "principessa".
Non avrebbero potuto scegliere un nome più sbagliato di questo, non sono una principessa e mai lo sarei stata. Non c'era speranza per me, di diventarlo.

Invidiavo anche loro, le principesse. Così perfette, e così normali. Invidiavo anche i loro problemi, così semplici da risolvere.

Ma non invidiavo loro solo questo, bensì anche la loro visione del mondo, e della vita in generale. Io non vedevo le cose come le vedono loro, per me non era tutto colorato, non c'erano sfumature.
Io vedevo tutto o bianco, o nero. Nessuna via di mezzo, nessun grigio, nessun colore.

Non mi importava del parere altrui, non mi importava di risultare bella o perfetta agli occhi di qualcuno. Il mio obbiettivo era sempre stato sopravvivere, fin da quanto ero piccola, ma non ricordavo quand'è che l'avevo perso di vista.
Forse il giorno in cui ho scoperto di essere malata, o quello in cui a causa mia è stata tolta una vita.
Ma sapevo di aver perso quell'obbiettivo tempo fa, nello stesso momento in cui ho perso me stessa.

Sobbalzai sentendo il telefono squillare, una sfilza di notifiche apparse sullo schermo. Avevano tutte quante il nome di mia madre, fatta eccezione per  le ultime due che appartengono ad Anika. Poi lo schermo si illumina nuovamente, e io accetto la chiamata in pochi secondi.

<< Maelle! Finalmente hai risposto, ma che fine hai fatto?! Manca solo mezz'ora all'inizio dello spettacolo, sai che devi esserci o tuo padre darà di matto >> allontanai il telefono dall'orecchio, infastidita dalle sue urla.
Anika è la mia migliore amica, la mia persona preferita, e la adoro, ma dovrebbe rilassarsi un po' più spesso, perché prima o poi le verrà un infarto.

<< mio padre darà di matto in ogni caso, indipendentemente dalla mia presenza. Ma non preoccuparti, ci sarò. Dammi solo dieci minuti >> attaccai prima che potesse cominciare ad urlare nuovamente, perché non ero ancora partita.

In realtà non avevo neanche iniziato a prepararmi, e lo spettacolo sarebbe iniziato tra neanche mezz'ora.
Ma a me non importava, quegli spettacoli non erano un mio interesse ma dei miei genitori. Sarei andata solamente perché mia madre ci teneva alla mia presenza.

Passai due minuti a guardare l'armadio, immobile, indecisa su cosa indossare. Dovrei mettere il vestito che mi aveva comprato mio padre, appositamente per questa serata, che a me non piace per niente? Oppure uno dei miei vestiti, che a me piacciono, e che ho comprato da sola, grazie ai miei soldi e ai miei sforzi?
Mio padre ha preso quel vestito contro il mio volere, forzandomi ad indossarlo per fargli fare buona figura. Ed entrambi sappiamo che io non faccio mai ciò che mi viene detto, che odio gli ordini e, soprattutto, che non ascolto mai ciò che lui dice.

Perciò, la scelta era semplice. Avrei indossato il mio abito rosso fuoco, quello che lui odiava di più fra tutti.

❄️

All'esterno del teatro lasciai la macchina al parcheggiatore, e poi mi incamminai in direzione dell'entrata. Mi voltai al lato opposto, per ammirare il tramonto che rifletteva sull'oceano. Miami Beach stava per entrare nella stagione degli uragani. Eravamo a settembre ormai, e il tempo sarebbe sicuramente peggiorato a breve.

Il cielo era tinto di arancione, rosa, azzurro, rosso e giallo. Le nuvole davano quel tocco di colore e profondità, che mi aveva sempre affascinato. Il modo in cui i colori si mischiano tra di loro, creando milioni di sfumature, è sempre stata una cosa che amavo.

𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora