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Adrien

Guardo Maelle che fissa Anika con sguardo assente, non capisco cosa le prenda.

Mio fratello continua a chiamarla preoccupato, Anika è improvvisamente entrata in un mutismo assoluto, e io cerco di richiamarla prendendole la mano congelata.

Una lacrima le solca lo zigomo e lei non sembra neanche accorgersene, è del tutto assente, sembra come se fosse in un'altra dimensione.

Nonostante i continui richiami di Ladis lei non batte ciglio, respira a malapena, sento i suoi battiti accelerare e le mani sudare.

Finché con uno scatto si alza dalla sedia, farfuglia uno "scusatemi" e corre fuori dalla stanza.

Faccio per seguirla ma Anika mi blocca per il polso.

<< ha bisogno di stare da sola, quando i suoi ricordi riaffiorano non è più la Maelle che conosciamo >> sussurra guardandomi preoccupata
<< nessuno ha bisogno di stare solo >> rivatti scostandomi dalla sua presa e uscendo di corsa dall'appartamento.

Corro giù per le scale e riesco a vederla uscire di corsa dalla porta.
Entra immediatamente in macchina e parte ad una velocità troppo elevata, se continua a correre così si andrà a far male.

Prendo anche io la mia macchina e di gas fino a raggiungere almeno il doppio della sua velocità, mi metto nella corsia accanto, consapevole di essere contromano.
Ma lei è nel mezzo e se dovesse passare qualcuno, farebbe un incidente e a questa velocità si farebbe veramente male.

Perciò mi metto al suo fianco, proprio per evitare che si faccia male nel momento in cui non è in sé.

Accosta finalmente nel parcheggio del cimitero, non so perché sia qui, ma si dimentica persino di mettere il freno a mano per quanta fretta ha di entrare.

Prima di seguirla metto il freno a mano alla sua auto, evitando di uccidere qualcuno e poi le corro dietro.

Continuo a chiamarla fino a perdere la voce, e soltanto quando le afferro il polso sembra sentirmi.

Si volta verso di me, e ciò che vedo mi sconvolge.

I suoi occhi sembrano spiritati, sono spalancati e arrossati, le guance rosate sono bagnate delle sue lacrime, le labbra sanguinano per i morsi e il suo sguardo sembra come impaurito.

Non mi ha riconosciuto, lei non mi riconosce.

E questo fa ancora più male perché so cosa si prova a stare al suo posto, so cosa significa essere in questo stato, quando un trauma torna in superficie.

<< lasciami >> ringhia cercando di liberarsi il polso
<< ho detto lasciami! >> questa volta urla, le sue grida riecheggiano nell'ampio spazio, facendo alzare in volo alcuni corvi che erano intenti a mangiucchiare i fiori.

<< ti prego... ti prego lasciami andare. Io devo vederlo >> dice tra le lacrime, le sue gambe cedono e si inginocchia a terra, prende la sua testa tra le mani e mormora parole sconnesse che fatico a capire.

Mi inginocchio di fronte a lei, prendo le sue mani nelle mie e le stringo, lei alza il capo, incastonando i suoi occhi oceano nei miei.

<< Maelle sono io, Adrien >> mormoro cercando di attirare la sua attenzione, è di nuovo persa tra i pensieri e continua a mormorare quella frase, che ora capisco: "ti prego fallo smettere, fallo smettere... Non è colpa mia Amber, io- non l'ho fatto apposta. Io non lo sapevo." Queste sono le sue parole, a cui non riesco a fare un senso logico.

<< Maelle ti ricordi il nostro primo incontro? >> tento di nuovo di attirare la sua attenzione
<< quando tuo padre ti disse che eri troppo grassa per indossare quel vestito e tu gli dicesti che lui era troppo vecchio per essere utile? Dal primo momento ho capito che eri diversa dalle altre ragazze, che non eri una di quelle che pensa solo ai soldi. Ho capito che eri interessante. >> continuo e il suo sguardo, che fino a poco fa vagava ovunque tranne che su di me, si posa nei miei occhi
<< cercai di trattenere le risate, perché mi ricordavi tremendamente mio fratello. Tu e Ledis siete proprio simili, l'ho capito anche poco fa, quando vi ho visti arrivare entrambi sporchi di schiuma. Sai, vi invidio, io non sono mai stato bravo a lasciarmi andare, voi invece sembrate essere nati per fare quello >> ammetto e finalmente ho tutta la sua attenzione.

<< Adrien perché sei qui? >> chiede con voce incrinata, già il fatto che abbia parlato mi rincuora
<< nessuno dovrebbe rimanere solo in momenti del genere >> dico ripensando a tutte le volte che lo sono stato io.

<< è capitato anche a te non è vero? Sei rimasto solo in momenti del genere e ora non vuoi che succeda agli altri >> è come se mi avesse letto nella mente, e dalla mia faccia stupita capisce di aver ragione.

<< quando sono in quelle condizioni non è raccomandabile starmi vicino, non si può mai sapere cosa posso fare o dire, e non voglio ferire anche te perciò ti prego di andartene >> dice alzandosi, il vento le scompiglia i capelli e con una mano si asciuga le lacrime
<< non importa, non ti lascerò sola >> affermo
<< non dovresti fare tutto questo >> è un sussurro quasi udibile
<< cosa? >> chiedo confuso
<< ti stai affezionando, non dovresti. Alla fine quelli che si affezionano a me fanno una brutta fine >> dice indicando il cimitero, e nonostante non sappia a chi si riferisca credo di capire che chiunque sia ora è morto,
<< starò bene >> cerco di rassicurarla, ma lei fa no con la testa
<< se mi dovessi innamorare, cosa improbabile dato che non è mai successo in vent'anni di vita, ma se dovessi farlo non sarei l'unica a starci male. Io non posso avere nessuna relazione Adrien, non ci sono mai riuscita >> dice e capisco che sta per tornare di nuovo nel suo mondo perciò le volto l testa in mia direzione.

<< non ti innamorerai, né tu né io. Quindi puoi anche stare tranquilla >> affermo e lei sembra pensare alle mie parole, per poi afferrarmi il polso e trascinarmi nel cimitero.

Percorriamo cari corridoi fino ad arrivare ad un cancelletto, che lei con una chiave apre.

Mi tiene ancora dal polso, e mi guida in mezzo agli alberi, calpesta i fiori e mi tira con insistenza.

Si ferma di colpo quando arriviamo in una specie di parco.

Un parco in un cimitero? Una cosa del genere non si è mai vista.

<< qui ci venivo con mia madre da piccola, questa è la scorciatoia >> spiega sedendosi sull'erba
<< Adrien, perché non mi parli un po' di te? >> chiede guardandomi dal basso con quegli occhi da cerbiatta
<< non mi piace parlare di me >> rispondo freddo
<< allora propongo un accordo >> dice facendomi segno di sedermi, e io lo faccio, mi siedo accanto a lei
<< tu mi dici qualcosa di te e io qualcosa di me, così siamo pari >> propone
<< si può fare >>

𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora