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Adrien

Quindi è vero, ti rendi conto di quanto una persona sia importante, solo dopo averla persa.

Ho capito di aver perso l'unica persona che mi avrebbe mai reso felice, nel momento in cui ha salutato mio padre come se fosse il suo.

Lei e mio padre hanno legato tanto, e lui l'ha aiutata anche a fare progressi con la terapia, lei gli sarà sempre grata. E sono sicuro, che nonostante io e lei ci siamo appena lasciati, continueranno ad avere lo stesso rapporto di prima. E sarà così anche con mio fratello, che ormai si era affezionato tremendamente a lei.

La verità è che l'unico che non la vedrà più, che non le parlerà più, sono io.
Sono io che non mi sveglierò più con lei accanto, a rallegrarmi le giornate.
Sono io che non avrò più la sua presenza accanto, nei momenti peggiori e in quelli buoni.
Sono sempre io quello che non potrà più vederla se non di nascosto, e sono io quello che verrà dimenticato da lei, per poi vederla felice con altri.

Sono io quello che la desidera più di chiunque altro al mondo, che ha bisogno di lei. Ma sono l'unico che non la avrà.

Sono destinato a guardarla felice, ed è quello che voglio.

Voglio che abbia tutta la felicità del mondo, perché merita di esserlo.
Merita tutto.

2 ore prima

<< tuo fratello ha avuto un incidente >> non esistono parole che mi abbiano fatto più paura di queste.

Mio padre dall'altro capo del telefono cerca di parlarmi, ma io sono impegnato a frugare tra le lettere che ho rinchiuso nell'armadio.

Sono lettere di quasi quattro mesi fa, il collegamento è quasi inesistente, ma ho come un'istinto che mi dice che le cose sono collegate.

Finalmente trovo la lettera che mi serviva, a cui non ho dato importanza perché ero sicuro stesse bluffando.

Non perdo tempo a rileggere tutta la lettera, leggo solamente la fine.

"Lasciala, altrimenti il primo sarà tuo fratello."

Cerco di regolare il respiro, perché in questo momento potrei prendere un volo per l'Alaska e farle fare una brutta fine.

So benissimo chi è.

L'unica persona talmente pazza da fare una cosa del genere è Lilith, ed è anche l'unica ad avere gente qui a Miami che faccia il lavoro sporco per lei.

Quando mi alzo noto un biglietto sul davanzale della finestra.

"La prossima sarà lei se non fai quello che ti ho detto"

Ora

Per anni ho pensato che quello che mi provocava mia madre era dolore, ma ora mi rendo conto che non era neanche la metà di ciò che provo ora.

La sua mancanza mi sta dilaniando dall'interno, tra neanche quattro giorni ho lo spettacolo più importante della mia carriera, e non riesco a suonare.

Devo suonare la canzone che abbiamo ballato la sera del primo appuntamento, in Alaska.
E non riesco a farlo, non riesco a suonare la mia sinfonia preferita, perché ad ogni nota che suono, il ricordo di ciò che eravamo mi torna in mente.

Le danze nel cuore della notte, le mattinate passate insieme, tutte le volte che le ho dovuto dare una mano per gli esami di economia, le cene con mio padre e mio fratello, le giornate in spiaggia, i baci che le ho rubato, le notti che ho passato in bianco perché ero troppo impegnato a guardarla dormire, intere serate, nottate, e giornate passate tra i nostri corpi uniti.

La verità è che ho iniziato a vivere davvero il giorno in cui l'ho conosciuta, prima di questo i giorni erano tutti uguali. La mia vita era monotona, senza un senso.

Le giornate con lei diventavano uniche, era l'unico motivo per cui mi svegliavo volentieri la mattina.
Perché volevo vederla, avevo bisogno di lei, ne ho sempre avuto e sempre ne avrò.

Probabilmente non mi abituerò mai alla sua assenza, e non voglio farlo.
Non voglio abituarmi a svegliarmi da solo, a non averla in torno, a non sentire più la sua voce parlare ininterrottamente dei suoi progetti architettonici, delle opere d'arte che lei ama.

Voglio che mi assilli tutto il giorno con questo, ne ho bisogno.

Anche se non dovessimo tornare, se dovessimo trovare altre persone, saremmo comunque destinati l'uno all'altro.

Destinati a perderci e a riprenderci, per poi perderci di nuovo.

Due anime affini, con un improbabile lieto fine.

<< verrai alla cena del signor Jones? >> chiede mio fratello entrando in camera mia.

Non si stupisce di trovarmi con il violino al mio fianco, e la nostra foto tra le mani, quella che abbiamo scattato per far vedere i vestiti a mio padre.
La mia foto preferita.
E un sorriso triste sul volto, mentre il mio polpastrello sfiora la sua figura.

<< no >> mormoro, sento il materasso abbassarsi accanto a me e Ladis sospirare.

<< e se ci fosse anche lei? >> chiede speranzoso.

<< non possiamo stare insieme >> bisbiglio con gli occhi che tornano lucidi, e io che pensavo che dopo mezza settimana passata a piangere avessi finito le lacrime.

<< magari si può trovare una soluzione, Lilith non può passarla liscia >> sta provando a convincermi inutilmente, se ci fosse stata anche solo una possibilità ci avrei provato subito.

<< Ladis, suo padre è un capo di stato. Lilith pagherà ma noi non possiamo fare nulla >> mormoro.

<< beh allora smettila di piangerti addosso, anche lei sta male ma non mi sembra che si sia rinchiusa in casa. È costretta a sopportare tutti i giornalisti che le fanno domande su di te, si è sparsa la voce della vostra rottura è la stanno tartassando di domande, foto, email e messaggi. E nonostante questo continua ad andare a scuola ogni cazzo di giorno, nonostante anche i professori provino a farla parlare, per poi andare a lavoro dal padre, dove la gente parla soltanto di voi e del perché vi siate lasciati. E poi, solo dopo aver subito tutto questo torna a casa, ma non ha neanche il tempo di piangersi addosso perché continua a studiare e a lavorare.
Ma è solo quando arriva l'ora di dormire che i suoi pensieri la riportano a te, le ricordano di tutte le domande. È in quel momento che si piange addosso, quando è da sola.
Quindi smettila, perché sei stato tu a lasciarla e non sei l'unico che soffre. >> non credo di aver mai visto mio fratello così incazzato, ma ha ragione.

<< questa sera non venire, lei ci sarà sicuramente. Ma perlomeno abbi il buonsenso di uscire così da non far focalizzare tutti su di lei >> dice prima sbattersi la porta alle spalle.

𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora