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Sento una melodia venire dal piano di sotto, una canzone che conosco bene.

Socchiudo gli occhi, notando che Adrien non è più a letto.
Mi metto seduta, giusto due secondi, il tempo necessario per rendermi conto che non è neanche in bagno.

Poi scendo, e seguo la canzone che so mi porterà da lui.
Non proviene dal salone, ma da una stanza che non avevo notato le altre volte.
La porta è proprio dietro le scale, socchiusa, da cui si intravede la luce flebile della luna.

La apro leggermente, il giusto per vedere l'interno della stanza.

È vuota, illuminata solamente dalla luce lunare che entra dall'enorme vetrata.
Al centro c'è un pianoforte bianco, è l'unico oggetto lì dentro.
Davanti il pianoforte, è seduto Adrien.

Mi da le spalle, e continua a suonare Dusk till down meravigliosamente.
Tiene il capo chino sui tasti, le mani che si muovono agilmente sui tasti, riproducendo la canzone alla perfezione.

Entro e lascio la porta accostata.

Cammino lentamente verso di lui, mi siedo al suo fianco, e osservo il modo spontaneo con cui muove le dita.
Appoggio la testa alla sua spalla, sento il suo respiro calmarsi all'istante, e la sua testa che si posa sulla mia.

Smette di suonare, la canzone è finita.

<< perché non sei a letto? >> mormora
<< potrei farti la stessa domanda >> rispondo
<< ma io l'ho fatta per primo >> ribatte, riesco a percepirla, la malinconia.

Lui sta cercando di nasconderla, ma io la sento.
Il suo tono di voce, la posizione, tutto mi permette di vederla.

<< perché non ci sei tu >> rispondo alla sua domanda passando il polpastrello sui tasti, ma senza premerli.
<< non riuscivo a dormire >> confessa voltandosi a guardare la luce della luna proveniente dalla finestra.

<< e vuoi dirmi anche il perché? >> chiedo cauta
<< perché ho troppi pensieri per la testa >> risponde pensieroso
<< e suonare te li fa andare via? >> nega con il capo
<< però pensavo che suonando questa canzone almeno un po' l'avrebbe fatto >> ammette voltandosi a guardarmi.

Incontra i miei occhi, e ora ne ho la conferma. In questo momento non sta bene.

<< l'ha fatto? >> chiedo immaginando una negazione
<< in parte >> accenna un sorriso e torna a guardare davanti a se.

<< è ancora valida la proposta di questa mattina? >> mi volto verso di lui confusa, di quale proposta sta parlando?

<< volevi che ti scopassi >> mi ricorda
<< ora sono disposto a farlo >> posa la mano nel mio interno coscia, ma aspetta comunque il mio consenso.

<< e se non fosse più valida? >> gli lancio uno sguardo di sfida
<< in quel caso non lo farei >> afferma serio.

<< beh è un peccato... >> mi alzo dalla seduta del pianoforte, facendogli pensare che stia rifiutando.

Mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe e continuo la frase.

<< ...che la proposta sia ancora valida, non te la meriteresti dopo avermi rifiutata questa mattina >>

Indosso una sua maglietta e l'intimo, perciò riesco a sentire perfettamente la sua erezione premere contro la mia intimità.

<< come mai ora sei disposto a scoparmi? >> ancheggio lentamente su di lui, sentendolo eccitarsi sempre di più.

𝐼𝑛 𝑜𝑢𝑟 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑐𝑒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora