Il giorno successivo tutto ritornò alla normalità e la pace regnò sovrana sulla Terra, ma non nel cuore di Crowley.
Il demone era nel suo appartamento londinese e stava cercando di trovare le parole giuste dentro di sè per dire addio ad Aziraphale. Perché era ovvio che avrebbe rinunciato lui all'immortalità, permettendo all'angelo di ritornare tra i suoi simili; di ritornare nel suo mondo ed essere di nuovo qualcuno.
Di essere felice.
Ma come avrebbe dovuto dirglielo? C'era un modo per dire esattamente a qualcuno "Hey, lo sai che non ci rivedremo mai più? perciò stammi bene, è stato bello finché è durato" ?
Conoscendo Aziraphale e la sua immensa bontà, poi, avrebbe sicuramente rifiutato optando invece a suo sfavore. Perché era fatto così, e per questo lo si amava e basta.
Pertanto Crowley, consapevole di ciò, decise di non dirglielo. Sì, proprio così: decise di tenerlo all'oscuro di tutto e, magari, rivelargli il da farsi solo al termine del terzo giorno. Così facendo, non avrebbe potuto opporsi alla sua decisione ed avrebbe dovuto seguire i suoi coetanei forzatamente e senza rinunciare alla sua immortalità.
Quello sì che era uno splendido piano.
Splendido e comodo, proprio per codardi.
E Crowley si rivelò d'essere uno di quelli.
Tirò un pugno liberatorio contro la parete nera della sua stanza e, mentre le nocche gli si arrossavano man mano, la sua mente ritornava indietro ai tempi in cui erano felici ed inconsapevoli di ciò che il futuro aveva in serbo per loro.
Una lacrima scese rapida lungo la sua guancia e la disperazione s'impadronì del suo viso. Se quella era la sua punizione divina - la peggiore a suo dire - l'avrebbe scontata da solo, sulla Terra, e fino alla fine dei suoi giorni. Perché, dopo tutto, era stato lui a corrompere Aziraphale.
Era stato lui ad avvicinarlo nell'Eden. Era stato lui a corteggiarlo per primo, a mostrargli la via della trasgressione e tutto ciò che ne derivò poi..
Per tale motivazioni, era giusto che a rinunciare all'immortalità, ai poteri e a tutto ciò che comportava l'essere un demone, fosse stato lui.
Così, dopo una lunga contemplazione del soffitto, Crowley si asciugò il viso e si affacciò alla finestra, guardando la strada. Era tutto ciò dannatamente ripetitivo, come la noiosa vita da mortale che lo stava attendendo.
Nel frattempo, un giovane uomo colpì la sua attenzione. Aveva appena preso per mano la figlia ed attraversò sulle strisce pedonali arrivando dal lato opposto della strada.
Magari, nell'attesa, si sarebbe anche sposato, perché no? Gli umani lo facevano per diversi motivi, molti dei quali per fini economici. E, chissà, avrebbe avuto dei figli anche lui..
Crowley scrollò la testa più volte spostandosi subito dalla finestra.
Chiuse gli occhi ed immaginò tutt'altro:
Lui, la sua Bentley, i Queen a tutto volume e senza una meta.
Sorrise tristemente e si versò un bicchiere di brandy, scolandoselo tutto in un solo colpo.
Ma quella vita, qualunque essa fosse stata, non la voleva.
Quel futuro, per quanto prossimo, lo odiava già. Ma comunque l'avrebbe accettato. L'avrebbe accettato per Aziraphale ed avrebbe messo da parte il suo egoismo per sempre, perché solo così avrebbe potuto ridargli ciò che gli aveva portato via: il Paradiso.
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Good Omens || Nobody Know
Fiksi PenggemarDopo aver evitato la fine del mondo tanto amato, Crowley ed Aziraphale decidono di non vedersi per un po' di tempo, sia per impedire che le corrispettive fazioni angeliche e demoniache possano ancora intromettersi nelle loro vite, sia per metabolizz...