Aziraphale trascorse il resto della settimana a cercare informazioni su quella strana corona d'oro, che "qualcuno" gli aveva inspiegabilmente inviato. Ma non riuscì a trovare nulla di utile, nemmeno un briciolo di riferimento in uno dei suoi libri più antichi, i quali riportavano alcune storie con grandi re come protagonisti, ma nulla che parlasse esplicitamente di una corona d'oro, o, meglio, di 'quella' corona d'oro. Era già sera quando l'angelo tirò un forte sospiro e si lasciò andare indietro appoggiandosi allo schienale della sedia su cui era, praticamente, inchiodato da più di un'ora. Sono totalmente fuori pista, si disse, posando sullo scrittoio gli occhiali tondi e dalla montatura sottile che utilizzava esclusivamente per leggere. Si strofinò gli occhi con le dita di entrambe le mani a causa dell'eccessiva stanchezza e poi si alzò lentamente dalla sedia per andarsi a preparare una cioccolata calda. Recuperò da una piccola mensola sul retro della libreria la sua tazza bianca con il manico alato e, schioccando le dita della mano destra, fece apparire della cioccolata fumante al suo interno.
Si portò la tazza alle labbra e bevve un lungo sorso, gustandosi quel piccolo momento di piacere terreno che solo cibo e bevande sapevano dargli. Dopo di che lanciò una rapida occhiata all'orologio appeso alla parete e, solo in quel momento, si rese conto di aver passato la mezzanotte.
Aziraphale sospirò infastidito e fissò lo sguardo nel vuoto davanti a sè. Si sentiva solo, perso, abbandonato.
Sì, proprio così: abbandonato.
Perché, sebbene lui stesso avesse raccomandato a Crowley di non azzardarsi nemmeno a chiamarlo, Aziraphale, in cuor suo, un po' ci aveva sperato che il suo amico se ne fosse fregato del loro accordo - come suo solito - e che l'avesse chiamato lo stesso. Ed invece, quella volta sembrò proprio che Crowley avesse preso alla lettera le parole di Aziraphale, rispettandole come non aveva mai fatto prima. Chinò il capo verso il basso, ripensando al loro ultimo incontro.
Era avvenuto di sabato mattina - esattamente tre giorni dopo aver salvato il mondo - al St. James's park, dove Crowley l'aveva atteso sotto la pioggia per tanto tempo.
"Ma dove angelo ti eri cacciato? Sono qui che ti aspetto da due ore!" sbottò il demone non appena lo vide arrivare con un ombrello bianco più grande di lui.
"Oh, mi spiace che tu mi abbia atteso così a lungo, ma arrivare fin qui in taxi è sempre un'impresa." ribattè l'angelo senza scomporsi più di tanto.
"Ti avevo detto che ti sarei passato a prendere, ma invece hai insisto per venire da solo. Di cosa devi parlarmi di così urgente da farmi attendere due ore sotto l'acqua ed al freddo?" incalzò Crowley, fissandolo con un po' di disapprovazione.
Aziraphale restò in silenzio per qualche secondo, durante il quale l'altro non disse nulla. In quel momento, la pioggia cessò improvvisamente di battere ed un timido raggio di sole fece capolino tra le nuvole, illuminando i visi di entrambi.
"Aziraphale, vuoi dire qualcosa? Non ho voglia di stare qui tutta la giornata. Avrei altro da fare, sai." riprese Crowley con aria infastidita e chiudendo il suo ombrello nero davanti a lui. In realtà non aveva proprio un bel niente da fare quel giorno, era semplicemente impaziente di conoscere le motivazioni di quella chiamata improvvisa.
"Io c'ho riflettuto molto in questi giorni e sono giunto ad una conclusione." iniziò l'angelo, torturandosi le dita delle mani nervosamente.
"Aspetta, mi sono perso un passaggio. Riflettuto su cosa?" Crowley gli lanciò un'occhiata interrogativa ed alzò una mano in sua direzione, per poi puntarla contro se stesso.
" Su di noi, Crowley. Penso che sarebbe meglio separarci per un po' di tempo. Non mi sento ancora del tutto al sicuro e penso che tu abbia capito bene cosa intendo dire."
Crowley si tolse rapidamente gli occhiali con un gesto di stizza e guardò l'angelo dritto negli occhi, il quale, tuttavia, lo evitò prontamente.
"Abbiamo lottato tanto per stare insieme, li abbiamo persino 'ingannati', e tu, ora, di punto in bianco, te ne esci così? Qual è il vero problema, Aziraphale, dimmi, ti ascolto."
In quel momento, all'angelo andò la saliva di traverso ed incominciò a tossire davanti al suo sguardo allibito.
"Intendevo, caro, che temo un secondo agguato da parte 'loro'. Gabriele troverà sicuramente un nuovo modo per farmela pagare e non voglio assolutamente che ci vada di mezzo tu. E penso lo stesso valga per te." gli disse, con sguardo innocente, timido, dolce. Viceversa, la bocca di Crowley era completamente serrata, con i muscoli tesi e gli occhi concentrati sui suoi, batteva le palpebre lentamente.
"Beh, temo che, a questo punto, continueremo a nasconderci per l'eternità."
"Ah, Crowley, non dire così. Non sarà per sempre, solo il tempo di capire quale siano le intenzioni di.."
"Basta così, angelo, ne ho le scatole piene di questa situazione. Va bene, faremo come hai appena detto. Non ho più voglia di discutere con te." Crowley finse di concordare con lui e distolse subito lo sguardo, rimettendosi i suoi occhiali da sole con le lenti scure.
"È la decisione migliore." mormorò Aziraphale, abbassando la testa. "E sarebbe anche meglio non chiamarci più. Magari, a nostra insaputa, potrebbero ascoltare le nostre conversazioni. Quindi ti raccomando di non farlo, ok?" concluse Aziraphale, indietreggiando di qualche passo.
"Sì, hai ragione." continuò monotono Crowley, mettendo le mani nelle tasche dei suoi pantaloni attillati e guardandosi intorno.
"B..bene." Aziraphale balbettò senza volerlo, trattenendosi dal dirgli che, quella decisione, non l'aveva di certo presa a cuor leggero, ma era l'unico modo per sfuggire sia agli uni, che agli altri: sia agli angeli, che ai demoni.
"Beh, angelo mio, se non hai nient'altro da dirmi, allora vado via."
"Buon viaggio, ovunque tu decida di andare."
Crowley lo guardò un ultima volta prima andarsene - chissà dove - mentre Aziraphale aveva già smesso di farlo da un pezzo, perché sapeva benissimo che non l'avrebbe più retto ed i suoi occhi cerulei erano già più che lucidi.
Non appena il demone lasciò il parco, l'angelo sentì un insopportabile nodo alla gola, che lo fece pentire della sua scelta. Tuttavia, il dado era tratto e non sarebbe più potuto tornare indietro.
Non c'era più spazio per i ripensamenti e non poteva di certo esasperare Crowley con i suoi incessanti dubbi e le sue costanti paure.
No, non poteva e non voleva.
Non voleva essere un peso per lui, nè motivo di dolore o preoccupazione.
Voleva solo che stesse bene e che fosse felice da qualche parte nel mondo, anche senza di lui.
Anche con il cuore stretto in una morsa di dolore e dispiacere, non riusciva a non pensare solo il meglio per il suo Crowley.Di colpo, Aziraphale ritornò con la mente alla realtà e sbattè le palpebre più volte, come se si fosse appena risvegliato da un lungo sonno.
Credo che ora io debba proprio andare a riposare, si disse, spegnendo le luci della libreria. Tuttavia, prima di andarsene a letto, sentì il telefono squillare. Aggrottò subito la fronte, stranito dopo aver guardato nuovamente l'orario. Ma chi poteva essere a quell'ora?
Per un attimo pensò che fosse seriamente Crowley e, con il cuore che gli batteva a mille, alzò la cornetta stringendola con entrambe le mani.
"Crowley, sei tu?" mormorò speranzoso.
"Emm, no, Aziraphale, sono Anathema. Perdonami se ti chiamo a quest'ora, ma io e Newt ci siamo appena resi conto che, sul tuo invito, è indicato l'orario sbagliato d'inizio della cerimonia."
"Ah, capisco, non preoccuparti. Non è nulla di irreparabile." le rispose composto e con tono gentile, senza però riuscire a nascondere del tutto la sua delusione del momento.
"Sì, tutta colpa di Newt! L'ho lasciato dieci minuti da solo a scrivere gli inviti ed abbiamo dovuto già chiamare cinque persone, compreso te. L'orario giusto è alle nove di mattina e non alle otto." gli disse Anathema, con aria esausta, mentre Aziraphale appuntava l'orario esatto su di un blocchetto giallo che teneva sempre vicino al telefono.
"Ecco fatto, l'ho segnato. Allora, a dopo domani." le disse l'angelo, intenzionato a concludere quanto prima quella chiamata.
"Grazie, Aziraphale, e scusami ancora. Buona notte."
"Figurati, buona notte a te." le rispose, riagganciando la cornetta per primo. Sentiva ancora il cuore battergli forte in petto e si domandò da quando anche solo pensare semplicemente a Crowley, gli provocasse quello strano effetto.
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Good Omens || Nobody Know
Fiksi PenggemarDopo aver evitato la fine del mondo tanto amato, Crowley ed Aziraphale decidono di non vedersi per un po' di tempo, sia per impedire che le corrispettive fazioni angeliche e demoniache possano ancora intromettersi nelle loro vite, sia per metabolizz...