Crowley sollevò gli occhi in alto dopo aver sentito una gocciolina fredda d'acqua piovana bagnargli la testa.
Notò che il cielo fosse interamente ricoperto da grandi nuvoloni scuri e, di lì a poco, sarebbe sicuramente diluviato.
L'aria era carica di umidità e quella mattina era faticoso persino respirare.
Il demone sbuffò un sospiro ed alzò un piede per salire sul marciapiede difronte Carnaby Street, mentre Anathema e Newth lo seguivano mantenendo un po' di distanza.
"Manca ancora molto?" domandò Newth, mentre un ragazzo dai tratti asiatici sfrecciò maldestro con la bici alla sua destra, per sua fortuna mancandolo.
"Siamo quasi arrivati." rispose monotono e scocciato Crowley, infilandosi le mani in tasca ed aumentando gradualmente il passo.
Si sentiva inspiegabilmente affannato, come se non avesse mai camminato in vita sua e le ginocchia doloranti di certo non lo stavano aiutando. In compenso la schiena aveva smesso di fargli male.
Durante tutto il tragitto da Tadfield a Londra non riuscì a togliersi dalla testa le ultime parole di Remiel e continuò - anche in quel momento - ad assillarsi la mente del perché diamine Gabriele l'avesse fatto scendere di punto in bianco sulla Terra.
Ma Crowley sapeva bene che tutte le sue domande non avrebbero trovato subito delle risposte ed, almeno per quel momento, si mise il cuore in pace.
"Siamo arrivati." mormorò il demone, guardando l'insegna polverosa e sbiadita della libreria del suo amato angelo con non poco rammarico, mentre Anathema e Newth lo superarono di qualche passo avviandosi in religioso silenzio verso l'ingresso, bussando.
"Strano, di solito è sempre veloce a rispondere." disse Anathema, riferendosi chiaramente ad Aziraphale.
"Tesoro, forse sarà impegnato, aspettiamo." continuò Newth, con tono calmo e paziente. Quell' uomo sembrava avere spesso e volentieri la testa tra le nuvole, oltre - a detta di Crowley - ad essere un totale imbranato.
"Mi sono rotto le palle di aspettare. La mia vita sta diventando un' eterna attesa, di cosa però ancora devo capirlo." aggiunse Crowley spazientito, perdendo totalmente le staffe e facendosi largo tra i due per sbattere il pugno contro la porta, picchiettando con vigore sulla vetrata.
Newth spalancò la bocca dinnanzi al comportamento impetuoso del demone, mentre Anathema scuoteva la testa e gli intimava con lo sguardo di non dire nulla, altrimenti avrebbe di certo peggiorato la situazione.
"Aziraphale, dai su, aprici." urlò Crowley, attirando su di sé l'attenzione dei passanti.
Mai e poi in passato avrebbe creduto che, un giorno, si sarebbe ritrovato in una simile situazione.
Intanto una pioggia scrosciante iniziò a battere l'asfalto, mentre il cielo diveniva man mano sempre più scuro, così scuro da sembrare notte. Una fila di macchine occupò la strada proprio difronte la libreria, creando un traffico da spavento.
"Forse dovevamo portarci un ombrello." sussurrò Newth a sua moglie, voltandosi indietro e vedendo la gente ripararsi con difficoltà sotto i tetti dei palazzi.
"Ti sembra il momento di pensare ad un ombrello?" lo rimproverò quest'ultima, dando inizio ad un battibecco senza senso e senza fine.
Un classico tra novelli sposi, pensò il demone, il quale roteò gli occhi al cielo, smettendo di bussare.
"State un po' zitti, diamine! ecco, prendete pure il mio ombrello, basta che la smettiate." sbottò mentre ne cacciava uno dall'interno della sua giacca nera.
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Good Omens || Nobody Know
FanfictionDopo aver evitato la fine del mondo tanto amato, Crowley ed Aziraphale decidono di non vedersi per un po' di tempo, sia per impedire che le corrispettive fazioni angeliche e demoniache possano ancora intromettersi nelle loro vite, sia per metabolizz...