Love of my Life ~

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Aziraphale non ricordava l'ultima volta in cui era stato così tremendamente male.
Anzi, in realtà non ricordava proprio un bel niente, ma quella volta l'amnesia durò per pochi minuti.
Le sensazioni tipiche di post - malessere, che stava provando in quel preciso istante, erano di gran lunga superiori alle emicranie a cui era abituato, soprattutto quelle legate alle sbornie con Crowley.

L'angelo, inoltre, provava un senso di nausea lancinante, sebbene il suo stomaco fosse del tutto vuoto, ed un dolore alle ginocchia non indifferente, come se qualcuno l'avesse investito da poco.
Aprì gli occhi a fatica, si mosse leggermente mettendosi sdraiato su di un fianco e si lasciò scappare un piccolo gemito che attirò l'attenzione di Newth, il quale corse dal bagno seduta stante.

"Aziraphale, santo cielo, come ti senti?" gli domandò il giovane Pulsifer incredulo, poggiandogli una mano sulla spalla e scrutando nei suoi occhi ancora affaticati e di un azzurro spento.

"Q-quanto ho dormito?" sussurrò l'angelo.

"Un bel po' di tempo." ribatté subito l'altro abbassando lo sguardo.

Di risposta, Aziraphale sbatté le palpebre lentamente sospirando, per poi sollevarsi con molta fatica.
Con l'aiuto di Newth si mise a sedere e si passò una mano tra i capelli ricci e disordinati, i quali erano anche cresciuti un po' più del solito. Gli arrivavano poco sotto al collo.

Ma, a dirla tutta, l'angelo non aveva proprio un bell'aspetto. Il suo viso era ancora pallido e scarno. I suoi occhi, contornati da occhiaie livide e profonde, facevano fatica a restare aperti per più di qualche secondo, come se non fossero più abituati alla luce del sole.
Per Newth fu davvero dura vederlo ridotto in quello stato, proprio lui che aveva sempre curato la sua immagine alla perfezione.

"Dobbiamo parlare subito con Thomas, perché sento che non mi resta più molto tempo." disse Aziraphale con voce flebile dopo un lungo silenzio, per poi toccarsi il petto. "La corona mi ha reso completamente umano. Non so se il mio fisico reggerà un'altra presa del genere." concluse, mentre l'espressione sul volto di Newth si induriva sempre di più. Ripensare alla spiacevole conversazione con quel vile di Thomas lo fece solamente arrabbiare più di quanto non lo fosse già.

Ovviamente l'angelo non era ancora a conoscenza del loro incontro e prese a fissare il giovane in attesa di una risposta da parte sua.

"In realtà ho parlato con lui mentre eri ancora svenuto." gli confessò dopo un po', distogliendo lo sguardo e lasciando trasparire un certo nervosismo.

"Ah. Davvero?" lo sguardo di Aziraphale, al contrario, parve illuminarsi da una effimera speranza destinata, tuttavia, a spegnersi di lì a poco.

"Sì, ma non ho concluso niente. Non ricordava il nome della persona che gli ha ordinato di consegnarti la corona d'Erode." disse, stringendo le labbra e prendendo fiato. "Così, ho cercato di farlo parlare con la forza, ma non ha voluto collaborare lo stesso.
Abbiamo fatto un viaggio a vuoto." sentenziò Pulsifer, stringendo i pugni.

"Era la nostra unica speranza..." sussurrò Aziraphale dopo un po', chiudendo gli occhi e scrollando la testa con movimenti sempre più lenti, stanchi.

Per la prima volta sentì tutto il peso del suo cuore deluso, frustrato, disperato.

E di colpo si sentì stanco.

Era stanco di lottare;
Era stanco di nascondersi;
Era stanco di vivere.

Sentiva che la corona riuscisse ad influenzare alla perfezione i suoi pensieri - che cambiavano di momento in momento - le sue emozioni ed i suoi comportamenti. Non aveva quasi più il controllo di sé stesso e ciò stava incominciando a terrorizzarlo seriamente.
In quel momento di totale solitudine e perdizione si convinse che la sola ed unica soluzione era proprio quella di dover morire tra atroci sofferenze.
Doveva lasciare che la corona lo consumasse e si prendesse anche l'ultimo dei suoi respiri agonizzanti, affinché tutto ritornasse alla normalità. Affinché le sue sofferenze smettessero di esistere.
Perché, giunti ad un certo punto della umana sopportazione, ci si stanca di dover soffrire sempre, costantemente; ed Aziraphale stava testando quell'umana sopportazione e voleva così disperatamente smettere di provare tutto quel dolore - indescrivibile persino a parole - che avrebbe posto volentieri fine alla sua vita in quel preciso istante.

Good Omens || Nobody KnowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora