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Scendo dall'auto e insieme ai miei genitori ci dirigiamo nella segreteria dell'ospedale.

"Salve sono Luca Strange, ho appuntamento con la dottoressa Samanta Tronk"

"Perfetto, posso vedere i documenti"

"Certo" dice mio padre e gli da tutto.

"Perfetto, 2 piano, seguite tutto il corridoio e il suo studio si trova alla vostra sinistra ultima porta"

"Ok grazie mille arrivederci"

"Arrivederci"

Ci dirigiamo verso l'ascensore e quando sta per chiudersi una mano lo blocca. Le porte si riaprono ed entrano due uomini vestiti in smoking nero elegante e un auricolare nell'orecchio. Sembrano due agenti 007 oppure tipo i bodyguard che proteggono le persone importanti. Figo. Digitano il piano 5 e l'ascensore parte. Non fiata nessuno, si sente solo il fastidioso rumore di cavi che cigolano. Si ferma al 2 piano e le porte si aprono. Usciamo e quando mi giro in dietro per dare un'ultima occhiata a quegli uomini noto che hanno una pistola nascosta vicino al petto. L'uomo sembra aver notato dove stavo guardando ma non fa in tempo a dire nulla che mi giro di colpo e continuo a camminare come se niente fosse. Sicuro stanno proteggendo qualcuno di importante del governo ed è per questo che sono armati, anche se la cosa mi mette abbastanza ansia.

"Andrà tutto bene" dice mio padre prima di aprire la porta dello studio. Entriamo e troviamo una donna sulla cinquantina, capelli lunghi castano scuro e occhi verdi tendenti all'azzurro.

"Salve signori Strange, tu devi essere Isabella"

"Si"

"Vieni accomodati" dice indicandomi il letto e mi corico. Inizia a visitarmi.

"Hai dolore qui?" Dice dandomi dei colpetti nell'addome.

"No"

"Ok perfetto, ora fai dei bei respiri profondi" dice e mi mette all'orecchio qualcosa per misurare i miei battiti cardiaci.

"Ispira ed esprira"
.

..

"Ok perfetto, puoi scendere"

"Allora signori Strange tutto è nella norma, per quanto riguarda le sue condizioni. Isabella hai avuto vomito, mal di testa, diarrea, sintomi di soffocamento?"

"A volte un po' di mal di testa ma per il resto niente"

"Crisi?"

"In che senso?"

"Crisi di pianto, isteriche?"

"Di pianto m-ma una sola volta"

"Ok adesso procederemo col fare la TAC. Mi dispiace ma i genitori non possono entrare"

"Tesoro riesci a farla fa sola?"

"Si si tranquilli, andrà tutto bene"

"Vieni Isabella" dice la dottoressa e la seguo. Andiamo nell'ascensore e preme il 4 piano. L'ascensore si ferma e la seguo fino ad una stanza, dove entra.

"Non ti devi preoccupare per la TAC, sarà veloce, durarà dai 10 ai 20 minuti ma se non farai molti movimenti cercherò di farla durare di meno. Dovrai toglierti la maglietta e il reggiseno e se hai oggetti metallici pure. Sentirai una sensazione di calore in tutto il corpo ma sarà solo momentaneo. Cerca di non muoverti ma se hai bisogno clicca questo pulsante ok?" Dice ad annuisco.

"Non devi avere paura, non sentirai dolore"

"Ok grazie" dico e dopo essermi spogliata della parte di sopra mi corico dentro questa specie di tubo.


10 minuti dopo

"Perfetto sei stata bravissima"

"Grazie"

"Ti posso fare una domanda?"

"Certo"

"Perchè non vuoi iniziare la chemio? So quello che causa ma almeno avrai più possibilità di continuare a vivere"

"Voglio avere dei figli"

"Puoi sempre adottarli"

"Non li sentirei miei"

"Va bene dai io non ti posso costringere a fare niente ma ripensaci ok? Ancora hai 16 anni, hai tutta la vita davanti"

"Ok"

"Quanto mi rimane?" Aggiungo.

"Ancora sei al 2 stadio. Per fortuna sta andando molto lentamente. Io ti dò dai 2 ai 3 anni"

"Grazie"

"Un'altra cosa. Non si potrebbe fare ma nessuno lo scoprirà...al 5 piano oltre al reparto chirurgico c'è quello neonatale dove ci sono i bambini appena nati"

"Grazie ma dovrei tornare dai miei genitori"

"Dirò loro dove sei e nel mentre si prenderanno qualcosa al bar dell'ospedale. Ti va?"

"Ok grazie"

"Vai al 5 piano e percorri tutto il corridoio, la sala è l'ultima a sinistra". Saliamo nell'ascensore e clicco il cinque mentre la dottoressa il 2. Arriviamo al 5 e la saluto. Esco dall'ascensore e percorro il lungo corridoio fino ad arrivare alla porta a destra. Apro e la luce è spenta, sembra tipo un film horror finito male. La paura e l'ansia iniziano a farsi sentire. Cerco un interruttore della luce ma non lo trovo. Aspetta. Ma io dovevo andare a sinistra non a destra. Che idiota. Cerco di uscire dalla porta ma non appena mi giro per camminare sento qualcosa di scivoloso nel pavimento e per poco non volo con la faccia per terra. Butto un urletto per lo spavento e finalmente trovo l'interruttore della luce. Lo accendo e uno scenario macabro si fa strada nei miei occhi. Il pavimento bianco ricoperto di sangue rosso tendente al bordò, un uomo, credo sia un chirurgo dato il camice disteso a terra con gli occhi privi di vita fissi verso il pavimento e la puzza di morto riecheggia nella stanza. Nella fronte dell'uomo c'è un foro. Faccio due passi indietro terrorizzata e la testa inizia a girarmi. Sento una pressione dietro di me e subito dopo qualcuno tapparmi con forza la bocca e mettendo una mano sul mio addome per tenermi ferma. Dalla paura butto un urlo soffocato dalla mano e inizio a dimenarmi ma non scarsi risultati infatti l'uomo non sembra muoversi neanche di un millimetro. Calde lacrime iniziano a scendere dai miei occhi e la paura che il mio giorno sia arrivato si fa sempre più spazio. Tremo violentemente e l'uomo mi porta non so dove infatti non riesco più a stare con gli occhi aperti. Sento le forze lasciarmi lentamente e più vicino sembra il cammino della morte. L'uomo si ferma ma riesco a percepire solo delle fioche parole.

"Zar la ragazza ha visto il dottore ucciso. Che ne facciamo di lei? La posso uccidere?"

"No Vladimir" dice l'uomo mai visto prima d'ora e mi alza violentemente la testa esaminandomi attentamente.

"Lei viene con noi" dice secco l'uomo. Da lì in poi e come se il mio cervello si fosse spento. Le forze mi abbandonano del tutto e la possibilità di tornare alla mia vecchia vita e alla mia casa svaniscono per sempre. 

Crudele destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora