LEI
Ricordavo di aver percorso le scale di casa e poi il buio. Quando riaprii gli occhi, ero sola in una stanza d'ufficio vuota. Iniziai a tremare.
C'era qualcosa che non andava. Avevo paura per il mio bambino. Avevo le mani legate e non potevo sfiorarmi il ventre.
In quello stesso istante sentii una chiave graffiare la serratura. E quando lo vidi apparire all'uscio confermai i miei sospetti. "signor Fattore!" esclamai.
Emise un risolino. Che riuscì a mettermi i brividi. "andrà in prigione!"
"lo so!"
"non è preoccupato per suo figlio?" "starà bene con sua madre!"
"e lei starà bene lontano da lui?" Non rispose.
"se mi lascia andare non la denuncerò!"aggiunsi.
Mi fissò con aria circospetta. Si avvicinò e afferrò il mio viso in una mano. Provai a divincolarmi.
"è proprio questo che mi piace di te, la tua furia tenera, la tua dolcezza graffiante!" "non mi tocchi!"
"non voglio farti del male!"
"non voglio che lei mi tocchi!" bisbigliai a denti stretti. "com'è andata la luna di miele?"
"lei mi aveva mentito, non aveva nessun contratto con me, non c'era nulla tra le sue mani!" lo accusai.
Forse stavo giocando col fuoco ma non m'importava.
"vero, sei stata molto furba, non avevo nulla in pugno, ma non mi fermo facilmente!" "signor Fattore la prego, mi lasci andare e non dirò nulla!"
Scoppiò a ridere.
Quel suono mi spaventava. Mi sembrò che il vaso tremasse lungo la superficie della scrivania.
"se mi supplichi col tuo bel visino, potrei...!" sussurrò, sfiorando col palmo della sua mano la mia guancia.
"non mi tocchi!" gridai
"non può sentirti nessuno, quest' ufficio ormai è vuoto, l'azienda è fallita, ho truffato troppe persone, per cui ormai andrò in galera a prescindere da tutto!"
Ecco perché non aveva paura. Ecco perché in ufficio eravamo soli. Ma soprattutto iniziai a temere: nulla lo avrebbe fermato, ormai era già destinato alla prigione.
"aiuto!"gridai e provai a divincolarmi, o quanto meno a tirare via le mani da quel nodo di fune stretto introno ai miei polsi.
"nessuno ti sentirà, piccola Sanem!" "aiuto!"gridai ancora con tutta la voce che avevo. Era preoccupata per il mio bambino.
"questa volta non ci sarà nessuno pronto a salvarti, non ci sarà quel traditore di Levon, non ci sarà Can!"
In quell'istante un colpo secco lasciò che la porta scivolasse con irruenza contro la parete.
Vidi Can.
Non parlò. Non esitò. Sferrò un pugno. Colpì Fattore in pieno viso e un rivolo di sangue fluì via dalle sue labbra.
"Can!"gridai.
Vidi il signor Divit sbucare oltre l'angolo.
Si tuffò in quella rissa. E non esitò ad aiutare Can. Sferrò un pugno e Fattore finì per terra. Ma nemmeno quei due pugni riuscirono a lavare via quel ghigno.
"papà slega Sanem, io chiamo la polizia!" sussurrò Can, cercando di reprimere la rabbia. Il signor Divit corse verso me. Mi slegò e mi abbracciò.
Il mio respiro divenne irregolare. Avevo paura che lo spavento avesse causato problemi al bambino.
"Sanem, cosa ti prende?"
"ho paura!" dissi con tono smorzato.
"il tuo bambino sta bene!"sussurrò puntando il suo sguardo nei miei occhi. Provai a respirare profondamente. Dovevo calmarmi.
"Can, porta tua moglie a casa, ci penso io a lui, aspetterò qui!"
Can solo in quel momento smise di respirare, mi fissò e venne ad abbracciarmi. "andiamo via!"
Prima di oltrepassare l'uscio si voltò e guardò suo padre. "grazie papà!"sussurrò
"andate ora!"sussurrò fiero, il signor Divit.
Tirai un respiro di sollievo e avvolta dalle braccia di Can mi parve di sentirmi al sicuro.
PRONTE TESOROOOO??? IN QUESTI GIORNI UN GRAN FINALE DOLCE, ROMANTICO, E PASSIONALE, E MA??? COS'ALTRO???
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