quella scritta...

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LEI

Sembrava difficile pensare che quella coltre di nebbia stesse davvero opprimendo ciò che avevamo costruito.

Il ristorante era completamente distrutto. "come hai potuto?" inveii contro Frank. Non riuscivo a crederci.

Non dopo tutto ciò che avevo fatto per lui.

Non dopo ciò che Can ed io avevamo sacrificato per lui. Fu in quell'istante che vidi soggiungere Can.

Ci osservò. E come se fosse un istinto innato, si posizionò qualche passo prima di me. Frapponendosi.

Sollevò una mano e cercò di bloccare il flusso di parole che stavano fluendo dalla bocca di Frank.

Nessuno di noi era abbastanza lucido per poter afferrare il senso. Non se avesse continuato a parlare d'un fiato come stava facendo.

Can, lo invogliò a calmarsi alcuni secondi.

"cosa è successo?" chiese approfittando dei pochi secondi di silenzio. "non ho restituito i soldi ... o almeno non tutti!"

"perché?"

Non ci fu una risposta valida. Eppure, non coglievo segni di vero tormento nei suoi occhi.

Non potevo crederci. Non riuscivo a cederci.

"che gente è?" ringhiai, cercando di oltrepassare Can, che aveva coperto in parte la visuale.

Sapevo quanto odiasse vedermi in quel modo. Ma non potevo farci nulla. Nessuno di noi poteva farci nulla.

Ero furiosa.

"cosa credi che tutti noi abbiamo la fortuna di crescere in un bel quartiere?"parlò Frank, con tono accusatorio.

Non risposi.

Ma non ci volle molto che lo facesse Can.

"Frank ... non mancarle di rispetto!" scandì ogni parola con minuzia, il suo tono non era alto.

Anzi.

Era un sibilo sicuro. "altrimenti?" lo provocò

"Frank!"ringhiò -ormai furioso- Can.

Non tollerava che qualcuno mi trattasse in quel modo. Vedevo i suoi muscoli tremare. E il suo corpo era tornato a ripararmi da mio fratello.

Ma non era il momento di discutere. Avevamo altro a cui pensare.

"al momento non sei tu il mio problema ... i nostri genitori hanno perso il sogno della loro vita!"borbottai senza degnarlo di uno sguardo, poi abbandonai il campo di battaglia. Mi faceva rabbia che in parte non ammettesse le sue colpe. Lo avevamo aiutato e lui non sembrava chissà quanto pentito.

Il ristornate era distrutto. E in Frank non c'era pentimento.

Raggiunsi i miei genitori. Abbracciai mia madre e cercai di consolarla. Poco dopo ci raggiunse Can.

"Meg, per questa sera venite a stare da noi ... sarete più tranquilli ... Bianca vi terrà compagnia ... e penseremo ad una soluzione!"disse, cercando di mediare davvero una soluzione a quel caos.

Mia madre sembrò riflettere.

La conoscevo abbastanza bene da sapere che non avrebbe acconsentito facilmente. Ma sapevo anche che Bianca sarebbe stato il pretesto giusto per invogliarla a venire da noi. "Bianca starà un po' con i suoi nonni ... dai mamma solo una notte!" dissi con calma.

Rifletté in silenzio. Ero sicura che stesse cercando una valida ragione. E probabilmente Bianca lo fu.

"va bene ... solo questa notte!"

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