il calore del tuo corpo

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LEI

"attenta a dove metti i piedi!"

"vorrei metterli sul pavimento del mio ufficio!"ribattei stizzita Sentii Can, qualche metro dietro di me, ridacchiare divertito.

Quel gioco stava diventando davvero pericoloso. Avevo il telefono scarico. Troppo scarico anche solo per avvertire il mio capo.

Di certo non mi avrebbe licenziato. Ma il mio problema era un altro.

Anche Can non aveva il telefono con sé. E l'idea che fossimo immersi nella natura, in una città poco familiare, senza mezzi utili che ci consentissero di contattare un aiuto, mi metteva agitazione.

Iniziai a camminare con molta più ansia. Passi veloci e sicuri.

"Sanem aspettami ... non essere testarda non sai dove metti i piedi ... vieni qui!" "so badare a me stessa!"

"credimi Sanem ... in questa specie di foresta so orientarmi poco anche io!" "io invece ci riesco benissimo!"

"non essere testarda!" disse lamentandosi, poi emise un ennesimo risolino. Decisi di ignorarlo. Finsi di non ascoltare.

Borbottò ancora qualche frase smozzicata.

Tacque solo per qualche istante. Poi prese a chiamarmi, seriamente preoccupato. "Sanem!"

Ma lo ignorai ancora.

Cercai di seguire un sentiero.

Pensai che se avessi seguito quella strada ghiaiosa, avremmo potuto raggiungere un punto sicuro. O almeno un punto che non fosse occupato solo da sterpaglia, erba, alberi e grosse radici.

Eppure, l'unica cosa in cui continuammo ad imbatterci fu solo fitta vegetazione rigogliosa. Alberi e fronde.

"puoi almeno rallentare ... che fretta hai?" urlò alcuni passi dietro me.

Mi bloccai, lasciando che un ramo scricchiolasse sotto ai miei piedi saldi al terreno. "ho paura che se dovesse calare il sole non torneremo indietro fino a domani!"ammisi imbronciandomi.

Scoppiò a ridere. Mi sentii infervorata a tal punto da voltarmi e proseguire. Ma questa volta in silenzio.

Avrei fatto un voto di silenzio per tutto il giorno, se avessi potuto.

Gli piaceva giocare con me, ma ero troppo arrabbiata per stare al gioco. Cercai di tenermi occupata.

Contavo gli alberi che oltrepassavo. Seguivo con gli occhi il sentiero ghiaioso, sperando di vedere all'orizzonte un'uscita. Lanciavo occhiate alle radici degli alberi che si intrecciavano.

D' un tratto sentii una specie di fischio, sobbalzai e cercai di muovere qualche passo con maggior celerità.

Inciampai in una di quelle radici intrecciate e prima che finissi al suolo, il braccio di Can mi cinse la vita, trattenendomi contro il suo corpo.

Sospirai di sollievo e portai un ciuffo dei miei capelli dietro l'orecchio. Quasi dimenticando di essere avvinta al corpo di Can. In modo pericoloso.

Ma non ci volle molto che ricordassi.

"la foresta nasconde insidie!"sussurrò al mio orecchio, graffiandomi con il suo alito caldo.

Ebbi un brivido. E ben poco fiduciosa nel mio autocontrollo, cercai di agire. Sbuffai e mi divincolai. Me lo permise. Almeno per il momento.

Continuammo a camminare lungo quel sentiero, ma questa volta l'uno accanto all'altro. "tra quanto mi perdonerai?" parlò lui con un filo di voce serio.

"non lo so!"negai anche io con un filo di voce.

Ti voglio ancora💞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora