ti voglio e ti voglio ancora

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LUI

Fu difficile arginare le reazioni che spropositatamente insorgevano dentro il mio animo. Durante il breve colloquio fissai Sanem, stretta nella sua stessa sedia, poco distante dalla scrivania in legno chiaro. Dall'altra parte quell'uomo –solo in un secondo momento seppi quale fosse il suo nome – Fattore Enzo.

Disquisivano con fluidità.

Tenne testa. Alternò sorrisi docili a sguardi sfrontati.

Mi ritrovai affascinato da quella nuova veste di coscienziosità.

Rispose con diligenza ad ogni sua domanda. Come colei che padrona delle proprie scelte dimostrava la fierezza del sapere.

Anche quell'uomo sembrò apprezzare quel fascino naturale che riusciva ad investire chiunque interagisse con lei.

Spigliata. Innocente. Intelligente e soprattutto naturale.

Iniziai a mordicchiare un angolo della bocca per frenare le mie reazioni.

Sentii solo parole del tipo: aziende convenzionate, stage, crediti, riforme e direttive.

Ma non mi ci soffermai.

Vedevo solo Sanem. Con la sua bellezza. Con quella ciocca di capelli che scivolava sul suo bellissimo viso.

Finalmente l'uomo lasciò stridere la sedia. Si mise in piedi e disse

"vado a prendere i moduli ... qualche firma e domani può anche iniziare ufficialmente lo stage!"

Poi sparì senza troppa indecisione.

Tornò qualche secondo dopo. Le fece i complimenti e le fornì le ultime direttive utili. Uscimmo da quell'ufficio. Percorremmo il piccolo corridoio di quell'azienda.

Finalmente soli, ne approfittai.

"sono fiero di te! "sussurrai avvicinandomi a lei. Mi fissò e nonostante tutto sembrò disillusa.

Fece una smorfia e mosse qualche altro passo verso le scale. Capii che avrei dovuto agire.

Vidi un ufficio alla nostra destra. Aveva le luci spente e la porta aperta. Ritenni che al momento non fosse di necessaria utilità.

Spinsi Sanem in quelle quattro mura. E quando fummo dentro cercai la chiave, sperando di trovarla adagiata nella serratura. C'era. E non esitai a girarla.

"che fai, Can?" mi chiese attonita

Al buio iniziai poco alla volta a scorgere ogni lineamento del suo volto. "smettila di stare giù di morale! "le intimai.

"ma Can ...!"sussurrò e non portò a termine la frase. Avevo già capito cosa la turbasse. Ne ero certo.

Perché la conoscevo bene ormai. E perché era ciò che aveva turbato anche me fino a quel momento.

Ma poi avevo raggiunto una consapevolezza.

"non devi starci male ... in fondo non ci avevamo nemmeno provato!" Si illuminò.

E finalmente sorrise. Ma docilmente. "forse sembro solo una stupida ..."sussurrò

"non lo sei ... proviamoci subito ... appena torniamo a casa ... anzi proviamoci qui dentro! "dissi

"Can ... non scherzare!" sussurrò Ma non scherzavo affatto.

LEI

Capii che non stesse scherzando quando una delle sue mani raggiunse il bordo della mia camicia e prese a sbottonare i bottoni bassi.

"cosa stai cercando di fare? "chiesi fingendomi ignara e fissando le sue dita che lentamente allentavano i bottoni.

Era normale che non avvertissi alcuna voglia di frenare quelle intenzioni del tutto sbagliate, ma così appropriate per noi?

Volevo solo distrarmi.

Avevo ottenuto lo stage. Avrei trascorso sei mesi in Italia. Da sola con Can. Cosa potevo desiderare di più?

E l'idea di fare sesso in quell'ufficio divenne un espediente vitale.

Lasciai che le mani di Can vagassero sul mio corpo. Mostrando un'accondiscendenza pacata.

Guidò la mia mano sul suo corpo. E non ebbi molta scelta. Tracciai il solco dei suoi addominali.

E fu come se avessi toccato il sottile filo teso della sua eccitazione. Sembrò scosso e si affrettò a spogliarmi.

Le gambe tremavano, percorse da quell'agitazione.

Incapace di oppormi a lui. Lasciai che le sue mani mi toccassero come voleva e dove voleva.

Lasciai che si facesse strada in me. Provocandomi un sospiro di voglia domata e rassegnazione.

Rassegnata alle sue mani, al suo corpo, al suo controllo dolce e tormentato su di me. Fu la prima volta che facemmo l'amore in modo completo. Raggiungendo l'apogeo del piacere senza remore.

Fu molto più eccitante fondere la mia brama alla sua.

Il limite del godimento era ormai molto vicino. Lo raggiungevo senza nemmeno impegnarmi.

E non mi importava. Se qualcuno ci avesse scoperti. Per nostra fortuna non fu così.

Seppi solo il giorno seguente che quell'ufficio fosse destinato proprio a me.

Fissai la parete e non potei fare a meno di non ricordare ciò che era accaduto. Me ne compiacqui.

Oltre la lista che aveva scritto Anna, avrei potuto spuntare un'altra lista: i luoghi insoliti e inappropriati dove avevamo fatto l'amore. Compresa la parete del mio nuovo ufficio. Sorrisi e tornai a svolgere il mio dovere, cercando di non fissare più quel muro.

Mentre appuntavo alcune nozioni rilevanti e dedotte dalla videolezione salvata nel mio nuovo computer, ebbi un'illuminazione.

Afferrai il cellulare e composi il numero.

Can rispose pochi squilli dopo.

"Can!"esclamai prima di dirgli ciò che avevo immaginato "e se quel test si fosse sbagliato?"

Poteva succedere che si sbagliasse?

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