una spa piena di ...

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LEI

Can era così.

Non importava se fosse stato colto in flagrante. L'importante era il risultato ottenuto.

E ciò che ottenne fu molto più di quanto avessimo immaginato. Si avvicinò a me.

Ero ancora seduta su quella specie di scomodo lettino. E Can era in piedi dinanzi a me con aria colpevole, sebbene soddisfatta.

Si insinuò piano tra le mie gambe, per poter avvicinare il suo viso al mio. "mi dispiace!"si scusò, per niente amareggiato.

Il suo alito caldo mi graffiò le narici. Non sapevo cosa rispondergli.

Di cosa avrei dovuto perdonarlo?

Pensai a cosa avrei voluto dirgli in quel momento. Cosa volevo?

"baciami Can!"gli dissi ed era tutto ciò che volevo. Non lasciò che lo ripetessi due volte. Si chinò e ubbidì.

E la cosa più eccitante fu che dovette cogliere il senso più estremo della mia parola.

Baciami.

Non le labbra. Ma le braccia. Il ventre. La pelle. Il collo. Le mani. Ed ogni lembo disponibile.

Lo fece. Senza alcun tipo di esortazione. Senza alcun tipo di esitazione. Sapeva ciò che volevo. Sempre.

Forse perché era ciò che voleva anche lui.

Mi baciò le labbra. Poi si chinò e mi baciò l'incavo del collo. Poi lambì con le labbra la mia spalla. Poi con la lingua. E ancora.

Fui colta da un fremito e capii che sarebbe andata a finire in modo del tutto diverso da ciò che avevo immaginato.

Una delle mani di Can raggiunse l'incavo della mia schiena e mi attrasse a sé. Allacciai le gambe intorno al suo bacino.

"dimmi cosa vuoi fare!"mi disse d'un tratto sulle mie labbra. Con la sua voce seria. Profonda.Virile.

"in che senso?"

"cosa avresti voluto fare in questa spa?" chiese in modo serio, ma docile.

Allungai una mano e lasciai che le mie dita si intrecciassero ai suoi capelli, mentre col palmo sfioravo la sua nuca.

"al momento vorrei solo non uscire da questa stanza!"sussurrai

Si lasciò sfuggire un risolino. Ma non c'era tempo. Il risolino fu subito soppiantato da un bacio avido.

La sua mano, che sino a quel momento era stata sull'incavo della mia schiena, si sollevò e raggiunse il gancio del reggiseno. Lo slacciò senza apparenti difficoltà.

Cercai di liberare anche lui alla svelta.

Indossava una felpa e una maglietta, che a giudicare dalla scritta in alto, dovevano appartenere agli indumenti del personale.

Ed era terribilmente eccitante, ma non potei confessarglielo, furono le mie guance veritiere a provvedere.

"perché sei arrossita?"chiese mentre lo stavo liberando dai quei vestiti. Sollevò le braccia, ma non smise di guardarmi.

Non risposi e lanciai quegli abiti in un anfratto lontano. "perché?"chiese fissandomi

Non avrebbe demorso. Amava il mio imbarazzo e voleva sempre sapere cosa ci fosse dietro a spingermi in quella zona di pudore.

Cercai di confessargli la verità.

"ho pensato a quanto fossi attraente con i vestiti del personale!"ammisi in tutta sincerità, lasciando che la piccola fiamma sulle mie guance divenisse fuoco scoppiettante.

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