ancora al buio ...io e te ...

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LUI

"cosa vuoi mangiare?"le chiesi.

Non che potessi sbizzarrirmi con chissà quale ricetta. Eravamo ancora sommersi dal blackout.

"non voglio mangiare" mise su di nuovo il broncio e si gettò sul divano.

"non volevi nemmeno rivolgermi la parola, eppure, ho sentito le tue labbra pronunciare il mio nome più volte!"ammiccai riferendomi ai suoi sospiri che avevano dolcemente implorato il mio nome.

Non riuscivo a scorgerla al buio, ma ero certo che fosse avvampata. "sei disonesto!"mi accusò e riconobbi quell'inflessione vocale.

Era imbarazzata.

"voglio solo che mangi qualcosa!"sfoderai un tono serio "posso badare a me stessa!"

"lo sto facendo per mio figlio ... non per te!"parlai cercando di nascondere il sarcasmo. Ed era in parte vero. Avevo l'esigenza di badare al nostro bambino.

Ma ovviamente anche a Sanem.

Non che credessi che non fosse in grado di farlo. Piuttosto perché amavo viziarla. "un tramezzino!"sussurrò scontrosamente.

Il suo sottomettersi docilmente mi faceva impazzire. Sorrisi e mi misi all'opera.

Ero certo che avesse fame. Ed ero certo anche che fosse troppo permalosa e testarda per ammetterlo.

Preparai due tramezzini e prima di porgerle il piatto, frugai nel mobile ed estrassi altre due candele.

Le adagiai sul tavolino basso accanto al divano.

Il buio fu sovvertito dalle leggere auree delle candele. E l'atmosfera divenne ancora più dolce e tagliente.

"ecco a lei!"le porsi il piatto

Emise un semplice suono di assenso.

Divorammo in silenzio quello che sembrava essere uno spuntino, e non una cena. Provai a scambiare anche qualche battuta, ma Sanem tornò a ignorarmi.

Più provava a tenere il piglio, più avvertivo la voglia di tornare a sfiorare il suo corpo. Fu così. Assecondai la mia voglia. Allungai una mano e le sfiorai il labbro inferiore. Si bloccò un istante. Poi si voltò.

E quel gesto azzardato fece scivolare una raffica del suo profumo fino alle mie narici. Inspirai ed espirai.

"adoro il tuo profumo!"sussurrai provando a protendermi verso lei Adagiai le labbra nell'incavo del collo ed inspirai ancora.

Poi sentii Sanem sussurrare qualcosa e provai a concentrarmi.

Disse qualcosa del tipo: mi chiedo cosa ci troviate di così speciale nella mia crema profumata.

Mi bloccai. E nonostante fosse buio cercai di scorgere i suoi occhi e fissarla con attenzione.

"chi dice che il tuo profumo è speciale?" "tu!"sussurrò

"ma hai detto troviate ... ti ho sentito" la accusai, realmente curioso. Non avrebbe potuto ritrattare. Avevo sentito bene. Ogni singola parola.

"ah ... oggi il signor Fattore ha detto che avevo inebriato l'intero ufficio con il mio profumo!"ammise con innocenza.

Mi limitai a deglutire e a tacere per qualche secondo.

LEI

Avevo sempre creato il mio profumo con le mie mani. Era una semplice crema.

Lungi dal credere in così tanto successo. Ma ciò che credevo. Ciò di cui ero certa, era la gelosia di Can.

Sapevo quanto tenesse a quella crema. Al mio profumo. Un dolce senso di appropriazione e appartenenza.

Ti voglio ancora💞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora