non voglio che tu lavori

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LEI

Fui sorpresa. Notevolmente sorpresa. Cosa ci faceva Fattore nel mio ufficio?

Dovette cogliere in me l'esitazione. E lo ero. Ero molto confusa e sorpresa. "Sanem!" mi invogliò ad avvicinarmi a lui con un gesto della mano.

Sembrava un serpente a sonagli che cercava di irretire la preda. Non mi mossi. Non parlai. Piuttosto mi limitai a deglutire.

"cosa vuole? "chiesi, conferendo al mio tono una sfumatura seria. Molto seria. "facciamo due chiacchiere da soli!" parlò colmando quel rumoroso silenzio Mossi qualche passo e chiusi la porta alle mie spalle.

Volevo sapere cosa aveva ancora da dirmi!

Ma soprattutto volevo sapere cosa ci facesse nel mio paese, o peggio ancora, nel mio ufficio.

"ti piace il tuo nuovo lavoro?" esordì lui.

Mordicchiai un angolo della bocca e risposi con un cenno del capo.

"andiamo Sanem ... mi dispiace di averti regalato quella stupida collana ...lasciamo tutto al passato e ripartiamo da zero ...in fondo dovresti essermi debitrice!"

Debitrice?

"di cosa?" chiesi con tono pacato

Avevo colmato il silenzio con a malapena due frasi. Non avevo molto da dire. "allora ricordi il turco ancora abbastanza bene!"scherzò con ironia, mentre muoveva qualche passo verso me.

Come se finalmente si sentisse autorizzato. Indietreggiai e lui alzò istintivamente le mani.

"Levon è il mio socio ...ho fatto in modo che loro ti assumessero ... vediamo ... cercasi stagista con esperienza ...detto fatto!" parlò d'un fiato.

Iniziai a sudare. Se Can avesse saputo, non avrebbe voluto. Ma dovevo dirglielo.

Ero in un ennesimo pasticcio.

"come va tra te e Can?" chiese mettendosi a sedere sul bordo della mia scrivania. Cosa avrei dovuto rispondergli?

Forse sarebbe stato meglio dire la verità.

"presto ci sposeremo!"dissi, cercando di marcare i limiti necessari. "sei molto ingenua ...furba ...ostinata ...intelligente ...ma ingenua!" Non riuscivo ad afferrare le sue parole.

"tu mi hai rifiutato!"aggiunse d'un tratto.

Come se quella frase fosse sufficiente a fornire una valida spiegazione alle sue precedenti frasi smozzicate.

"nulla di personale ... però ...non sono così abituato ai no!" "non credo che questo sia un mio problema!"

"oh credimi lo è!"

"vada dritto al punto!" ringhiai stanca di quei giochetti psicologici.

Si mise in piedi, spostando il peso da un piede all'altro. Tergiversò, ma solo con le parole. Il suo sguardo affilato era sicuro. Troppo sicuro di sé.

Poi finalmente parlò.

"scommetto proprio che il primo giorno in questa azienda tu abbia firmato una moltitudine di documenti!"

Lo fissai in preda allo spavento. Avevo firmato quei documenti fidandomi della mia scorsa esperienza.

Cosa c'era di strano in quei documenti?

"se ti dicessi che tra quei fogli c'era un accordo ... tra me e te!" Portai una mano alla bocca.

Io avevo letto con accuratezza quei dossier. Forse avevo sorvolato qualche piccolo rigo, ma solo perché mi ero fidata. Ma nulla di cui potessi sospettare.

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