soluzioni e dolcezza

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LUI

Era notte fonda.

Ero sdraiato su un fianco. Nel nostro letto. Non avevo sonno.

Piuttosto volevo solo trovare una soluzione. Ero stanco degli ostacoli che si interponevano lungo il nostro cammino.

Ma quella soluzione che cercavo ostinatamente, l'avrei trovata solo se fossimo stati Sanem ed io a ragionarci su. E non da solo.

Azzardai ...

"stai dormendo?"bisbigliai interrogativo. E attesi una risposta. In fondo ci sperai. Ci fu silenzio

Colsi qualche impercettibile movimento. Ma null'altro. Nessuna risposta.

Poi d'un tratto una mano si insinuò tra il mio fianco e il mio braccio, e si spinse giù fino a raggiungere il mio addome.

Sorrisi.

La sentii armeggiare alle mie spalle. Si spinse con il corpo, sino ad aderire con il suo petto e la sua pancia, contro la mia schiena. Adagiò la sua fronte sulla parte alta delle mie spalle.

Allungai una mano e la posai sulla sua mano. Quella che aveva delicatamente posato su di me.

"cosa dobbiamo fare?"le chiesi

Questa volta non riuscivo ad essere io il punto di partenza. Il punto fermo. Il punto inamovibile.

Questa volta avevo bisogno di lei. Perché in quell'ostica vicenda, incredibilmente, era coinvolto mio padre.

E lei lo capì.Al volo. Subito.

"se non vuoi accettare soldi da tuo padre, potremo aspettare Levon, e poi in tal caso prendere una decisone!"disse, ma senza esserne certa davvero.

"credo che invece saremo costretti ad accettare l'offerta di mio padre!" "perché?"

"se Levon dovesse davvero trovare quel documento e strapparlo ... chi ci dice che non ci sia una copia ... mille copie "

"mmhh!"sussurrò graffiandomi le spalle con il suo alito caldo "hai ragione ... non abbiamo molte scelte ...a meno che io non continui a lavorare per loro sino saldare l'accordo!"

"non se ne parla...devi lasciare quel lavoro!" parlai serio e deciso.

Anzi era l'unica cosa di cui fossi certo. Sanem non doveva più assumersi responsabilità troppo grosse.

Dovevo proteggere lei e anche nostra figlia. Si bloccò. Parve riflettere.

Poi parlò ancora.

"domani chiamo Levon e gli dico di non cercare il documento!"

"no, lascia che lo trovi!"dissi, lasciando trapelare la rabbia, nonostante avessi serrato la mascella.

Ci fu silenzio.

"Can!"disse poco dopo, con quella dolcezza disarmante che mi rendeva pazzo "non posso più farcela!"

Aggrottai le sopracciglia. "per cosa?"

"sono stanca di questi impedimenti ... voglio solo sposarti ... non credo di chiedere tanto!"

Scoppiai a ridere. Ma silenziosamente.

Con uno scatto repentino cambiai posizione. Rotolai sino a ritrovarmi con il viso a poca distanza dal suo. Sdraiato sull'altro fianco.

Adagiai la mia fronte contro la sua e parlai. "sei dolcissima!"

Quasi parve un'accusa intrisa di amore. Amore puro.Non potei fare a meno di sorridere. Riuscii ad intravedere i suoi lineamenti, nonostante il buio della nostra camera.

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