sono incinta

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LUI

Forse non era il giorno giusto per quella confessione. Una coltre di nuvole aveva coperto il cielo.

E una tempesta parve in agguato.

Ci affrettammo a raggiungere casa di Sanem.

Era vuota. Probabilmente i signori Aydin erano a lavoro.

Il loro ristorante era sempre più noto e rinomato. Così mi diceva Eric ogni giorno durante le nostre chiacchierate telefoniche.

Eric...

Non vedevo l'ora di rivedere mio fratello. Ero abituato alla lontananza. Eppure. Lanciai una rapida occhiata alla mia vecchia casa.

E fu in quell'istante. In quel preciso istante che vidi mio padre varcare l'uscio. Distolsi lo sguardo. E nemmeno provai ad aspettarmi un cordiale saluto.

Ci fu silenzio. Come mi aspettavo ci fosse. Silenzio. Come quel silenzio che aveva regnato tra noi per anni. Nessun rapporto. Nessun dialogo.

Fu Sanem a parlare per prima. "signor Divit ... come sta?" "bene cara ... tu come stai?"

"molto bene!"rispose in un sussurro.

Se conoscevo abbastanza bene Sanem, sapevo quanto quel tono stemperato, celasse ben altro.

Come se fosse stata in preda all' indecisione. Forse avrebbe voluto parlare ancora. Forse avrebbe voluto solo tacere.

Continuai a tenere i miei occhi su di lei. "come stai tu... Can?"chiese mio padre.

E quasi mi parve di non riconoscere quella voce. Sembrava così diversa che parve del tutto sconosciuto persino al mio inconscio.

La mano di Sanem si posò sul mio braccio. E sapevo cosa desiderasse suggerirmi in quel gesto. E non avrei voluto deluderla.

Mi sforzai di rispondere con cordialità. Ma la mia voce trapelò la disillusione.

Il tono che ne trassi fu del tutto diverso da ciò che avevo immaginato. Era piuttosto vacuo. Ma almeno riuscii a rispondere con qualche parola.

Ancora una volta fu Sanem a parlare

"questa sera ceniamo da noi ... porti sua moglie ed Eric ... dobbiamo fare un annuncio importante!"

Ero certo che avesse creduto al matrimonio. Lo fissai per qualche istante e lo vidi lanciare uno sguardo alla mano di Sanem e al vistosissimo anello.

Non sarebbe venuto. Ne ero certo.

"ora devo andare!"biascicò e poi si allontanò. "cosa ti è saltato in mente?"chiesi a Sanem

Non ero arrabbiato con lei. Temevo solo in una delusione. Temevo che riponesse le speranze in una redenzione che non sarebbe mai avvenuta. O peggio ancora temevo che la costante ricerca delle sue attenzioni portasse ad un tempestoso litigio tra noi. Più turbolente del temporale in arrivo.

"non essere arrabbiato ... solo una possibilità ... solo una!"mi implorò con i suoi occhi innocenti

E non riuscii a fare altro. Sorrisi e l'abbracciai. "solo una!"sussurrai tra i suoi capelli.

Sperai solo che la delusione non la ferisse. Di certo io ero pronto ad un rifiuto. Ma forse lei e il suo candore non lo erano ancora.

LEI

Non avevo pensato di approfittare di quell'annuncio per riunire anche la famiglia. Ma forse avrebbe potuto essere il giusto pretesto. Per partire da zero. Per ricostruire un rapporto che in fondo nessuno aveva mai provato davvero a costruire.

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