CAPITOLO III.

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Hajime si fermò di fronte alla porta della stanza: era passato un po' dalla fine della cena, per cui era certo che il proprietario fosse rientrato.

Avrebbe potuto risolvere la questione a cena? Si. Avrebbe finto di essersene dimenticato? Si. Lo stava facendo principalmente per poter parlare ancora un po' con lui? Si.

Lanciò uno sguardo alla guardia nel corridoio, che quando era uscito dalla sua stanza si era leggermente avvicinata, ma non dava segno di voler intervenire, per cui Hajime lo prese come un permesso a continuare ciò che stava facendo.

Bussò alla porta della camera, che un attimo dopo fu aperta da Seishu.

- Che sorpresa- commentò il biondo; era davvero sorpreso di trovarselo davanti... E poteva giurare di aver appena sentito il suo cuore svenire.

- Principe Seishu, spero di non averti disturbato. Volevo chiedere a Mitsuya di confezionarmi qualche abito adatto alla vita di corte e pensavo fosse il caso di farlo il prima possibile- spiegò Hajime.

- Mi sembra che i tuoi vestiti siano piuttosto adatti- commentò Seishu, ma uscì comunque dalla stanza.

Ringraziò di non essersi ancora messo il pigiama, o sarebbe potuto morire dall'imbarazzo.

- Per le prossime volte che avrai bisogno, la loro stanza è questa- affermò Seishu, andando verso la camera di fianco alla sua, seguito da Hajime.

Fece per bussare, ma si fermò.

- Ti ho visto aiutare quella ragazza oggi, Emma- disse.

Non aveva fatto apposta: stava semplicemente guardando dalla finestra, e aveva visto Hajime andare in aiuto della ragazza.

- Credo che i problemi personali non dovrebbero interferire con il lavoro- affermò il moro.

- Quindi, finché un servitore lavora bene, nella sua vita privata può fare di tutto?-.

- Finché è una persona fidata, non credo ci siano problemi. Come mai me lo chiedi?-.

Seishu si voltò.

- Questa corte ha molti segreti interni, e di molti di essi probabilmente verrai a conoscenza a furia di viverci. Devo sapere che non riferirai a mia sorella tutto quello che vedrai- dichiarò.

Hajime non riusciva a seguire quel ragionamento, ma comunque annuì.

- Non sono qui per fare la spia; se non sarà qualcosa che mette in pericolo il regno o la vita di qualcuno, non dirò niente- affermò.

Seishu annuì e tornò a guardare davanti a sé.

Bussò alla porta due volte, segno che andava tutto bene.

Poco dopo, Takashi andò ad aprire la porta.

Hajime capí che doveva già essersi messo a letto, dato che indossava un paio di pantaloni da notte e sopra aveva solo una vestaglia che probabilmente si era appena messo.

- Il nostro conte vorrebbe dei vestiti- affermò Seishu.

- Mi spiace se ho disturbato il vostro sonno- disse Hajime.

Takashi lanciò uno sguardo a Seishu, che annuì appena.

- Non stavamo dormendo. Entrate pure- disse, spostandosi appena per farli entrare.

Nella stanza, Hakkai era sdraiato a letto, con indosso solo i pantaloni che usava per dormire; quando si accorse che oltre a Seishu c'era anche Hajime, praticamente saltó in piedi.

- Rilassati Kai, va tutto bene: aiutami a prendergli le misure- disse Takashi, andando a prendere il metro.

- Va bene- mormorò Hakkai, indossando velocemente una vestaglia prima di raggiungere gli altri.

KOKONUI-MIO PRINCIPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora