CAPITOLO X.

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- Principe Inupi, com'è andata la tua giornata?- chiese Hajime.

- Bene, grazie- rispose Seishu, senza alzare gli occhi dal piatto.

Hajime lanciò uno sguardo preoccupato al ragazzo, ma dato che si ostinava a non guardarlo lo spostò su Takashi e Hakkai.

Però, anche i due ragazzi lo ignorarono.

- Va tutto bene, fratellino?- chiese Akane, notando che il ragazzo sembrava triste.

- Ho studiato tanto e sono un po' stanco- mentí Seishu.

Non riusciva a guardarli, faceva troppo male.

- Sono felice che hai deciso di continuare a studiare, anche se non ci sono più mamma e papà ad obbligarti- disse la ragazza con un sorriso.

- Potrebbe sempre servire- affermò Seishu.

Anche se ne dubitava: dopotutto, lui era il secondo, era il ragazzo inutile, era lì solo come riserva.

Non sarebbe mai servito a niente; non sarebbe mai servito a nessuno.

- Com'è andato il vostro giro?- chiese, in modo da deviare l'attenzione dal suo comportamento.

- Molto bene; il popolo è entusiasta di Hajime- dichiarò la principessa, sorridendo.

Non solo il popolo: anche lei era felice che il suo futuro marito fosse proprio il conte.

Come suggeritogli da Kisaki, aveva cercato qualcuno che i suoi genitori gli avevano già consigliato come possibile marito; nella lista che le avevano fornito, aveva scelto in base alla ricchezza, alle opere di carità e alla vicinanza agli ideali della sua famiglia.

L'erede dei Kokonoi le era sembrato perfetto: ricco, da sempre devoto alla famiglia reale ed al popolo; forse Hajime rimaneva un po' più in disparte rispetto ai suoi genitori, ma dato che sarebbe stata lei la principale governante non era stato un problema.

E da quando l'aveva conosciuto, era ancora più felice: quel ragazzo era gentile, prestava molta attenzione ai bisogno delle persone, non la trattava con i guanti ma allo stesso tempo le dava il dovuto rispetto.

Aveva scelto qualcuno perché era necessario ci fossero dei regnanti che potessero garantire la successione, ma adesso era molto felice di essere stata obbligata a quella scelta.

Sperava solo che il conte la pensasse allo stesso modo.

- È merito tuo, Akane: il popolo è felice perché sa di essere governato da una splendida principessa- dichiarò il ragazzo, sorridendo.

Anche la principessa sorrise ed arrossì appena.

- Sono felice per voi- borbottò Seishu.

Chifuyu gli lanciò uno sguardo preoccupato; a dire la verità, si sentiva in colpa.

Quando il principe gli aveva chiesto di raccontargli ogni dettaglio della visita dei futuri regnanti in paese, aveva creduto che volesse semplicemente essere certo che fosse andato tutto liscio.

Solo quando aveva visto i suoi occhi spegnersi nel momento in cui aveva parlato di quando il conte aveva preso per mano la principessa aveva capito di aver sbagliato.

Avrebbe dovuto accorgersi di cosa stesse succedendo, non era così difficile, ma non era riuscito a realizzarlo in tempo.

Guardó Hakkai, che gli lanciò uno sguardo che diceva "non è colpa tua".

Seishu si alzò.

- Scusatemi, vado nella mia stanza; sono piuttosto stanco. Auguro la buonanotte a tutti, ci vediamo domani- affermò, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.

KOKONUI-MIO PRINCIPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora