CAPITOLO XXXIV.

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Hajime si alzò e si avvicinò nuovamente a Seishu; allungò le braccia e lo strinse a sé.

- Perdonami, mi dispiace: sono stato uno stupido. Pensavo che semplicemente stando con me potessi stare bene, ma non ho considerato che tu hai molte più ferite. Parole dolci, strette di mano, sesso, carezze... Una persona superficiale come me pensava che potessi risolvere tutto così. Però... Non posso cancellare tutto quello che ti è successo semplicemente assecondandoti; avrei dovuto fare più attenzione a te, cercare di aiutarti davvero. Invece ho solo favorito l'allontanamento di sentimenti orribili che però continuando ad esserci dentro di te e ti fanno soffrire. Io... Mi dispiace-.

Hajime iniziò a tremare leggermente e cadde in ginocchio, portandosi dietro il corpo di Seishu, ancora immobile e avvolto dalle fiamme.

- So che fa male, so che non posso pretendere che tu mi creda, soprattutto dopo quello che è successo. E soprattutto, una singola persona che ti ama non può mandare via anni di solitudine e paura. Però, ti prometto che ti aiuterò; farò in modo che tu non sia più solo, che tu capisca quanto sei importante. Ti aiuterò a stare davvero bene, farò di tutto per te. Per cui ti prego... Rimani con me, non andare via-.




- Devi andare via?- chiese Seishu, guardando la sorella.

La bambina gli accarezzò la testa con un sorriso dolce in volto.

- Dovrei, ma rimango a giocare con te ancora un po', va bene?- propose.

Il bambino sorrise.

- Giochiamo!-.

Era felice che sua sorella avesse deciso di rimanere con lui, passavano molto poco tempo insieme.

E noi c'era mai nessuno a giocare con lui: l'unico bambino con cui stava era Chifuyu, però spesso lui doveva allenarsi con suo papà, quindi non poteva stare sempre con lui.

Inoltre, voleva bene a Chifuyu, però... Avrebbe voluto che anche la sua famiglia si curasse di più di lui.

Avrebbe voluto passare più tempo con i suoi genitori, e soprattutto con sua sorella.

Sapeva che lei era la principessa ma... Era anche sua sorella, ed era ancora una bambina.

Perché non poteva solo giocare come tutte le bambine della sua età?

D'un tratto, iniziò a sentirsi arrabbiato: doveva sempre aspettare i pochi minuti in cui lei era libera per poterci passare del tempo, e spesso venivano a chiamarla per qualche impegno improvviso.

Perché non poteva stare con lei? Perché dovevano sempre lasciarlo solo?

- Seishu, stai bene?- Akane si avvicinò al fratello: sembrava essersi bloccato all'improvviso.

I suoi occhi erano quasi vuoti, non sembrava sentirla.

- Seishu- Akane provò a scuoterlo, ma non funzionò.

D'un tratto, iniziò a sentirlo: odore di bruciato.

- Principessa- una guardia entrò nella stanza - sono venuto a...-.

Improvvisamente, delle fiamme riempirono la stanza, separando la guardia dai bambini.

Akane arretrò, spaventata, ed inciampó.

Quel tonfo bastò a ridestare Seishu, che nel vedere il fuoco andò completamente in panico.

- Sorellona... Ho paura...- iniziò a tremare.

Akane si rialzó e lo abbracciò.

- Non preoccuparti: va tutto bene. Vieni, andiamo via da qui- lo prese per mano ed iniziò a correre, cercando una via d'uscita.

KOKONUI-MIO PRINCIPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora