Capitolo 20

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MACARENA

Mi sono appena fatta la doccia, mi metto un paio di calzoncini corti e una maglia larga. Guardandola meglio mi sembra che sia di Zulema, sicuramente se la sarà dimenticata.

La indosso comunque perché mi piace, non perché ho un disperato bisogno di sentire il suo profumo.

I miei capelli sono ancora molto umidi ma non ho nessuna voglia di asciugarli. Lucía è da un'amica, torna fra un paio d'ore, così io sono tranquilla in casa mia quando suonano alla porta.

Apro incuriosita, Zulema è davanti a me e in un primo momento sto per chiuderle la porta in faccia ma poi noto il suo pallore, il suo sudore freddo "Aiutami" mi chiede mentre crolla a terra.

Vado in panico. Ma resto calma.
La paura non mi ha mai bloccata, mi accende.

Mi butto su di lei e guardo che cosa le sta provocando questa reazione, scostando la giacca di pelle vedo un coltellino infilzato nella parte inferiore dell'addome. Un lavoro da ciarlatani oppure semplicemente un avvertimento "Che cazzo ti è successo?" Le chiedo preoccupata da morire.

"Non sapevo dove altro andare" mi risponde facendo una fatica tremenda a respirare.

"Entra, ti do una mano" la raccolgo dal pavimento e la trascino dentro facendo molta più attenzione.

"Lucía?" Mi chiede guardandosi intorno, sa perfettamente che non deve vedere niente di tutto questo.

"Da un'amichetta, torna tra.. due ore" la informo portandola su per le scale.

"Ce la fai?" Mi chiede se riuscirò a metterla in sesto in tempo.

"Devo prima capire che cosa ti è successo.." le dico con un tono ovvio, la porto in camera "..vieni su e sdraiati" lei fa ciò che le dico, le sistemo due cuscini sotto la testa per farla stare più alta.

"Sai onestamente pensavo mi chiudessi la porta in faccia" mi dice con un leggero sorriso divertito, ormai il nostro rapporto di riduce a litigi su litigi.

"Preferisco farlo quando non mi sanguini sul portico" le rispondo mentre corro a prendere il kit medico.

"Carina questa" commenta fra sé e sé.

Le apro la giacca e guardo meglio "Arma bianca, un coltellino svizzero o un.."

"Serramanico di quattro centimetri.. infilzato dal basso verso l'alto per un maggior danno" mi spiega e poi incrocia il mio sguardo "..stavo camminando nel buio, ho scontrato una figura incappucciata e la fine già la conosci"

"E non ti è passato per la testa che fosse un po' sospetto?" Le chiedo quasi sgridandola per la sua negligenza.

"Stavo pensando a.. altro" nel suo sguardo leggo che stava pensando a me.

"Ti è entrata dentro di quattro centimetri, niente organi lesi.." cambio totalmente discorso seguendo le priorità "..Zule, lo devo togliere"

"Dammi la mano" mi chiede, intrecciamo le nostre dita e la guardo.

"Al mio tre" le dico dandole coraggio "Uno.." lo tiro via e lei lancia un urlo di dolore, mi stringe così forte la mano da rischiare di spezzarmi le dita.

"Avevi detto tre!" Esclama incazzata.

"E tu mi avevi detto che non ti piacciono le rosse" rispondo con lo stesso tono.

"Me la farai pagare" pensa ad alta voce.

"La tentazione è forte" rispondo senza guardarla perché le sollevo la maglietta e scopro la ferita dalla quale sgorga moltissimo sangue. Prendo un asciugamano e fermo l'emorragia "..questa sarà più difficile perché ci vogliono i punti e io non ti cucirò con ago e filo senza anestesia come Rambo!"

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