Capitolo 40

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Sono abituata ad avere davanti ostacoli insormontabili da superare.

È sempre stato così..

La morte dei miei genitori
Questo lavoro
Mio fratello
La morte di Zulema
Il mio matrimonio con John
Il tradimento di mio fratello
Il rapimento di Lucia

..e sarà sempre così.

Mi sono abituata agli imprevisti, al fatto che niente va come dovrebbe.

La mia vita è su un dannato ring.

Colpisco ma ricevo lo stesso trattamento.

Colpisco per sopravvivere.
Mi colpiscono per farmi cadere.

E cado. Cazzo se cado!

Non importa il sangue sul viso, la stanchezza, i muscoli intorpiditi e la faccia sfigurata.. io mi rialzo sempre.

Devo.

E così via giorno dopo giorno.

Non c'è tregua.
Non c'è pace.
Non c'è serenità se non una sensazione effimera che ci somiglia.

Il nemico esiste.
Ha diverse forse.
Ha diversi aspetti.
Ma esiste.

E questa volta.. dorme nella stanza accanto.

Con la scusa di fare spese vado a trovare Benji e Pen.

Vado direttamente a casa loro, non nella società di Zulema perché voglio indagare per conto mio.

Lei non è lucida. Io invece fin troppo.

Quando suono alla porta mi apre il mio amico che vedendomi all'improvviso mi abbraccia sorpreso "Ehi maca!"

Lui mi lascia entrare "Benji ciao.. come va con Pen?"

La loro casa è piccolina ma molto accogliente e graziosa "Abbiamo iniziato a convivere, siamo molto felici.. adesso è al lavoro" mi guardo intorno curiosa "Caffè?"

"Caffè" confermo in un sorriso mentre lo seguo in cucina.

"..e voi? Ho saputo che siete in quattro adesso!" Mi dice mentre mette su la caffettiera.

"Sì.. Non me ne parlare.." è tutto ciò che mi limito a dire perché davvero non trovo le parole.

Mi porge la tazza fumante "Lo sai che mi fa piacere rivederti.. ma so che non sei qui per una visita di cortesia" si siede di fronte a me e mi osserva "Che ti serve?"

"Un favore" abbasso lo sguardo, non posso credere che lo sento facendo davvero ma devo farlo, per la mia famiglia "Benji ti sto per chiedere qualcosa di delicato che deve rimanere fra di noi ma se non te la senti io.."

"Quello che vuoi" mi assicura in un sorriso dietro a quei occhialetti da informatico "Sono un tuo soldato, Maca. Lavoro per Zulema perché gentilmente mi ha offerto un posto ma sono un tuo uomo. Uno dei tuoi. Dimmi che ti serve"

La sua determinazione nel rimanermi fedele è lodevole e mi strappa un sorriso orgoglioso perché ho sempre apprezzato questa caratteristica "Ho bisogno che indaghi su una persona, quanto tempo ti serve?"

"Massimo un giorno" risponde sicuro "Di chi si tratta?"

"Voglio che tu faccia una ricerca sul mio quarto membro familiare" riferendomi chiaramente alla ventenne new entry.

Lui sgrana gli occhi "Su Fatima?"

".. e poi una ricerca su una bambina che è nata in Egitto 24 anni fa.." sono così seria in viso che se fossi qualcun altro avrei timore "Fai un controllo incrociato fra le nascite e poi.. una ricerca approfondita su Fatima Zahir"

"C'è qualcosa che non va?" Mi chiede preoccupato ma anche in tensione, quello che gli sto chiedendo non è banale.

"Me lo dirai tu" rispondo senza sbilanciarmi troppo, non vorrei che fosse tutto frutto della mia immaginazione. Ormai con questo lavoro vedo cospirazioni ovunque.

"Maca.. almeno la motivazione me la puoi dire? Sarebbe più facile se capissi perché sto indagando sul mio capo alle sue spalle" obiezione legittima.

"Ho una sensazione che non riesco a decifrare.. il mio intuito dice che qualcosa non va e vorrei esserne sicura prima di dire qualcosa di avventato" faccio una leggera pausa "Mi aiuterai?"

"Consideralo fatto" afferra il suo portatile e si mette subito al lavoro.

Gli metto una mano su una spalla "Grazie Benji, sei il migliore"

Uscita dalla casa mi metto in macchina e guido senza una meta precisa. Mi fermo nel bel mezzo del nulla e resto in macchina a fissare il vuoto, resto immobile mentre l'ennesimo ostacolo insormontabile si avvicina.

Ciò che sto facendo è sbagliato e lo so bene.

I segreti non fanno altro che allontanare le persone e lo so meglio di chiunque altro. Separano, incrinano i rapporti e spesso feriscono.

Ma a volte non si ha una scelta.

Non potevo andare da Zulema.
Non mi avrebbe mai creduta.

Non potevo dirlo alla sua squadra.
Li avrei messo tutti in una situazione difficile.

Non potevo dirlo a nessuno.

Ancora una volta ero da sola.

Spero con tutta me stessa di sbagliarmi, voglio sbagliarmi.

Voglio che Benji mi chiami e mi dica che soffro di qualche stress post traumatico, i traumi di certo non mi mancano, e che sono pazza.

Per favore, ditemi che sono pazza.

Passano le ore e nemmeno me ne accorgo.

Il cellulare mi squilla "Maca, dove sei?" È Zulema, evidentemente preoccupata.

"Scusa c'è un traffico tremendo, arrivo" scusa banale ma sempre funzionale quando abiti a Madrid.

"Tranquilla, Bionda.. ti aspettiamo per cena!"

"Dieci minuti e sono da voi" garantisco non appena mi rendo conto di dove mi trovo.

"Perfetto.. ti amo"

"Ti amo anche io" chiudo la comunicazione e guido fino a casa.

Sono davanti alla porta ma non sono ancora entrata in casa quando ricevo una seconda telefonata.

Sul display c'è scritto un nome: BENJI

"Dimmi tutto" gli dico appena accetto la chiamata.

"Maca, risultano tre bambine nate quel giorno a distanza di poche ore.. una vive ancora in Egitto mentre l'altra è considerata dispersa.. la terza presumo sia Fatima ma ci vorrebbe un controllo del DNA per esserne più sicuri"

Alzo lo sguardo al cielo e riconosco che non è tutto "Benji.. ti conosco e stai usando quel tono in cui pensi a qualcosa, che c'è?"

"Quella dispersa è mora con gli occhi verdi.."

Ed è lì che capisco "Parla chiaro, Benji" ho bisogno di conferme da altri perché continuo a sostenere la tesi sulla mia pazzia, sarebbe più facile.

"Voglio fare il controllo del DNA, l'istinto mi dice che bisogna scavare più a fondo.." fa una leggera pausa prima di aggiungere "..ma per questo serve l'aiuto di Saray"

"Ok, ho capito.. le parlo io. Grazie Benji" chiudo la comunicazione con il cuore in gola.

Speravo che potesse concludersi con una chiamata che smentiva le mie paranoie. Le indagini continueranno.

Apro la porta e in cucina vedo le mie ragazze.. con Fatima. Un'immagine perfetta della famiglia perfetta allargata.

Resto ad osservare e mi rendo conto che non va bene. Perché a volte, ciò che sembra perfetto, è tutt'altro che perfetto.

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