Non ci fu un chiaro momento di passaggio dal sonno al risveglio. Prima era steso in un paesaggio onirico di un mondo contorto ed immerso di verde e azzurro; e poi era fradicio di sudore, tra macerie e ceneri, sanguinante e incapace di esprimere le proprie emozioni, sdraiato sul pavimento bianco della stanza degli studi.
Tammy era inerme a qualche metro da lui, a faccia in giù. Peter si alzò di fretta pur sentendo ogni muscolo atrofizzato e dolorante, riuscendo a strascicare verso la giovane donna.
Non seppe spiegarsi di preciso cosa fosse successo, ma era sicuro che in qualunque stato si fosse trovato fino a quel momento si era ormai svegliato. Non sapeva bene se era stato tutto reale, o se non aveva fatto altro che sognare. Forse, dopotutto, non era così remota la possibilità che fosse solamente svenuto ed avesse semplicemente avuto delle visioni nelle quali lui e quella povera ragazza erano felici. Non poteva sembrare più irreale di così.
Le corse incontro, stringendola a sé. Controllò presto il battito dal polso, sentendosi più tranquillo una volta accertatosi che era del tutto regolare.
Prese un respiro profondo, spostandole i capelli imbrattati di sangue dal viso. Era fresco, ancora del tutto liquido. Perciò o era svenuto per meno di un minuto, oppure, se tutto ciò che aveva vissuto era reale, quello stato di "trance" doveva essere durato per molto meno di ciò che era sembrato.
«Peter...» Tammy annaspò cercando di prendere aria, sentendosi quasi soffocare. Cercò di mettersi seduta, guardandosi intorno terrorizzata. La stanza da bianca non era diventata altro che una pozza di sangue rosso. Tutto il personale medico giaceva a terra, e sembrava quasi che nessuno tra loro avesse più la testa.
Erano stati completamente spappolati, esplosi. Non solo c'era sangue per terra e sulle mura, ma c'erano pezzi di attrezzature rotte, quelle che avevano tenuto 001 e Tammy legati, scagliate contro la porta distrutta e contro le mura ormai del tutto scheggiate. Vicino ai corpi c'erano delle carcasse nere con delle strane striature violacee, come se si trattasse dei loro cervelli, peccato che non erano normali. Erano ridotti in poltiglia, e non solo sembravano quasi elettrizzati e bruciati, ma sembrava quasi che respirassero.
Tammy trattenne un conato di vomito, portandosi la mano alla bocca. Alzò gli occhi verso Peter, che la guardava con una strada espressione indecifrabile.
Sono stata io. Pensò.
Non lo sapeva con certezza, ma ricordava di aver gridato prima di finire in quello strano posto che ormai non sapeva più come definire. Cercò di scacciare via il pensiero, come avrebbe mai potuto fare una cosa del genere semplicemente urlando?
«Quel luogo..» Peter non sapeva nemmeno cosa dire. Era stato colto alla sprovvista, e lui odiava non proseguire seguendo la sua scaletta. Da quando aveva conosciuto Tammy le cose era uscite fuori dal suo controllo, e ora non aveva più la risposta a tutto.
«C'eravamo entrambi» sussurrò Tammy, che però era ancora con la mente ai cadaveri. Lei non aveva dubitato nemmeno per un istante della realtà di quel collegamento tra le loro menti. Tutto quello che era successo era reale, lo sapeva bene ora che si era svegliata.
Peter le afferrò il viso tra le mani, in modo che guardasse lui e solo lui.
Il suo sguardo era tranquillo, e ciò incuteva forse più timore di tutta la morte che pullulava in quella stanza.
Non sembrava per niente turbato, come se non ci fosse niente di importante.
Eppure tutta quella gente era morta, e ciò che rimaneva dei loro cervelli si muoveva...
Tammy prese un respiro profondo, cercando di calmarsi.
«Sono stata io, vero?» chiese, con le lacrime agli occhi. Si sentiva completamente estranea al suo corpo, dissociata dalla sua stessa realtà. Un bagliore rosso quasi accecante e dello stesso colore vivo del sangue si accese negli occhi di ghiaccio di 001. Oh, ne era completamente ammaliato.
«Non voglio che te ne preoccupi» le accarezzò una guancia, sempre tenendole in viso tra le sue mani, come se fosse non altro che una piccola bambina spaesata. «Me ne occuperò io, ti proteggerò, va bene?» le mostrò un sorriso tetro. Avvicinò il viso a quello di lei, poggiando le labbra vicino a quelle della ragazza in un punto in cui era scivolata una lacrima amara. Lei schiuse la bocca, ansimando dal dolore che provava in quel momento.
«Sono stata io?» chiese un'altra volta, in preda alle lacrime. Stava tremando.
Tutto a torno a loro c'era sangue e carcasse. Non riusciva a vedere altro che quei cervelli che si muovevano su e giù, viscidi e grassi.
«Shh...» 001 lasciò una scia di baci umidi sulle sua guancia, avvicinandosi all'orecchio di lei per darle un bacio rumoroso sul lobo. «Non preoccuparti, andrà tutto bene» le sussurrò, facendola rabbrividire. Notò solo in quel momento che le orecchie di Peter stavano sanguinando. Forse, se solo non fossero stati collegati da quella sostanza, anche lui avrebbe fatto la fine di tutti gli altri. «Voglio che tu vada nella Stanza Arcobaleno» le disse, guardandola negli occhi.
Tammy sentì nuovamente l'urgente bisogno di restare in silenzio. Di strapparsi le corde vocali e di non parlare mai più. Sentì anche un vuoto atroce farci sempre più grande nel suo petto, pensando che presto l'avrebbe uccisa.
«Non lasciarmi da sola» non seppe che le prese, ma non si preoccupò nemmeno di ciò che disse. In altre circostanze, forse, se ne sarebbe vergognata, ma dopo quello che avevano vissuto in quella strana collina dove Peter le aveva praticamente espresso i suoi sentimenti, non poteva che importargliene di meno di ciò che avrebbe potuto dire.
Lui le sorrise, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Ti raggiungerò presto».Tammy percorse il tragitto che separava quella che diventava sempre più simile ad una camera mortuaria alla Stanza Arcobaleno quasi barcollando. Procedeva a piccoli passi, inciampando di tanto in tanto sui suoi stessi piedi mentre teneva lo sguardo fisso nel vuoto avanti a sé. Doveva farsi forza, questo lo sapeva bene, ma era difficile controllare i suoi stessi pensieri ancora prima che vedesse con i suoi occhi ciò che aveva fatto, perciò come poteva essere più semplice in quel momento?
Prese un respiro profondo, spingendo la porta per entrare in quella stanza ormai tanto familiare. I tre bambini sembravano dei robot, stavano sempre nelle loro stesse posizioni, ma una volta che cambiassero gioco o anche semplicemente postura. Tammy iniziò a chiedersi se tutto ciò non fosse stato altro che una lunga e atroce proiezione della sua mente. Dopotutto, poteva ancora essere alla festa, no? Chi poteva sapere se in realtà non era entrata in coma etilico e quindi tutto ciò era solo frutto della sua immaginazione? Ma non era così, lo sapeva bene, era troppo reale, tutto. Forse era anche una fortuna che lo fosse.
«Tammy» fu 015 a chiamarla. Sentire pronunciare il suo nome ad alta voce la fece tornare con i piedi per terra, sentendo però che nemmeno questo le apparteneva più. Si voltò verso di lui, incontrando il suo sguardo. Stranamente non era in compagnia di 008; di lui nessuna traccia.
La giovane avanzò mantenendo sempre lo stesso passo cauto, fermandosi poi dinanzi a lui come se si fosse fermata invece ai piedi di una barriera. «Ho sentito che hai provato a scappare» disse, restando immobile. I suoi occhi ondeggiava sulle macchie di sangue rappreso sui vestiti e suoi capelli ormai unti della giovane. «Gli hai creduto, vero?» aveva quasi uno sguardo dispiaciuto, più che deluso. Le voleva bene, dopotutto avevano passato un bel po' di tempo insieme. Ogni qualvolta Tammy si trovava nella Stanza Arcobaleno giocava spesso a scacchi con 015 o con 008; certe volte giocavano a biglie, o parlavano e basta. Per quanto sia lui che l'amico temessero 001, avevano entrambi deciso di correre il rischio, non solo facendo amicizia con la sua protetta, ma anche cercando di indirizzarla verso ciò che era più "giusto". Ma 015 vedeva ora più che mai quanto non avesse funzionato.
Tammy abbassò lo sguardo, con la mente ancora ai cadaveri. Avrebbe potuto accusare Peter per tutto ciò che le aveva fatto, per tutte le torture e per tutti i traumi che le aveva fatto nascere, ma sapeva bene che non avrebbe avuto senso. Era stata lei, e nonostante lui ne fosse la causa, lei ne era l'artefice.
«Mi dispiace non averti potuto aiutare» disse lui, con una calma quasi strana. In altre circostanze l'avrebbe forse rimproverata, cercando di farla ragionare, ma ormai non aveva senso, era tutto perduto, lei era perduta.
«Qual era il tuo nome?» chiese lei, come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno. 015 esitò, non ricordava più molto del suo passato. Il laboratorio era come un buco nero che risucchiava tutto, tra cui anche l'anima di chi vi viveva. Tammy lo stava sperimentando anche lei, con i suoi stessi occhi. Ormai non era più la ragazza che era un tempo, non era altro che un numero, il ventisettesimo. Ormai era morta, e tutto questo per colpa di quel tetro ragazzo dal numero Uno tatuato sul polso. Lui l'aveva distrutta e l'aveva privata della sua identità, ma cosa poteva farci ormai? Era innamorata di un mostro, e per questo stava diventando un mostro anche lei.
«Mi chiamavo Charles» disse lui, fissando il vuoto. Poi non proferirà parola; lei lo aveva annientato con una sola domanda, con nient'altro. La giovane sospirò e si voltò, fermandosi al centro della stanza quando Peter aprì la porta. I suoi occhi gelidi incontrarono quelli altrettanto freddi di lei. Erano quasi indistinguibili ormai.
Lei era la sua creazione, e a guardarla così era venuta sù proprio bene. 001 le mostrò un sorriso, avanzando verso di lei. Una volta abbastanza vicino le diede un bacio sulla fronte, facendo scorrere la mano sulla sua spalla.
«Va' a farti un bagno. Ma aspettami» le sussurrò. Lei annuì, trattenendo le lacrime, poi uscì dalla stanza.Peter volse uno sguardo incupito a 015, mostrando un sorriso maniacale.
«Adesso è il tuo turno» disse, afferrandolo per il collo e alzandolo dal pavimento. «Questo è per aver cercato di portarmela via» gli occhi intrisi di rosso demoniaco di Peter Ballard furono l'ultima cosa che Charles vide prima di ritrovarsi con il collo spezzato. Aveva fatto la stessa fine di 008, un tempo Daniel.
Questa era la fine che avrebbero fatto tutti coloro che si sarebbero intromessi tra lui e Tammy.A lei doveva pensarci solo lui.
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Under 001 - Stranger Things
FanfictionCome sarebbero le cose se nel momento in cui Undici creò il sottosopra fosse nato un distaccamento temporale parallelo? Una parte di 001 resterà intrappolata in un tempo diverso, dove nel quale riesce ad evitare la sua sorte maledetta, ritrovandosi...