Lo sguardo di un sociopatico è intenso e pungente. Non ti guarda mai realmente negli occhi, ma si nutre di questi con il suo veleno. La manipolazione degli altri esseri umani ai fini di raggiungere i propri obiettivi è la sua caratteristica principale. È imprevedibile, manca di rimorso, di senso di vergogna e di morale. Per lui è impossibile adattarsi agli standard della vita comune e vive in un abisso di egocentrismo nel quale nessuno sarebbe capace di rimanere a galla solo per il semplice motivo che lo stesso individuo sociopatico riuscirebbe a soggiogarvi chiunque al punto di farlo annegare nel lasso di tempo da lui scelto. Mai fidarsi di un sociopatico, mai cadere nella trappola manipolativa di un sociopatico, e soprattutto, mai innamorarsi di un sociopatico.
Ma nel momento in cui Tammy si allontanò dal viso del ragazzo con il numero Uno tatuato sul polso sentì di poter gestire quei momenti bui che viveva in sua presenza. Ad ogni azione crudele ne corrispondeva una buona e contraria in grado da oscurare la verità ed annebbiarle la vista. Dolore intriso di piacere. Più le faceva del male più le faceva credere di essere colui che poteva salvarla da quello stesso, e lei sprofondava sempre di più nel trabiccolo del suo gioco. Peter Ballard era un individuo sociopatico, ma cosa poteva saperne Tammy di quella condizione? Era completamente soggiogata. Quel parassita che sentiva crescere dentro di lei non era niente di buono. Ma nessun individuo completamente sano cadrebbe tanto facilmente nella disperazione di provare affetto e un senso di sicurezza per chi lo ha maltrattato e tenuto lontano dalla vita reale. Tammy aveva i suoi traumi, nonostante non avesse mai considerato nessun evento della sua vita come tale.
Aveva vissuto gran parte della sua infanzia da sola con sua madre e i suoi nonni. Suo padre le aveva abbandonate quando lei aveva appena tre anni. Quando suo nonno morì aveva sette anni, e i ricordi di lui erano annebbiati. Sua madre dovette faticare per vivere e lavorare. Non era facile essere una donna negli anni 60. Madre single e giovane; la California del 1967 non era pronta per questo genere di indipendenza. Dovette cambiare molti lavori da donna delle pulizie mal pagata per riuscire a crescere la sua bambina. Fu trovata a rubare dei soldi dalla casa nella quale lavorava ed ebbe la fortuna di non venire denunciata, ma perse ugualmente tutto. Cadde nelle pene dell'alcolismo e solo fino a qualche anno più tardi non ne uscì. Il padre di Tammy si era deciso a tornare, pentito e desideroso di aiutarle, non appena lei ebbe compiuto quindici anni. Si trasferirono nel 1975 ad Hawkins, ma mai riuscì a ristabilire il rapporto interrotto che aveva con suo padre, nonostante cercasse tanto amore. Crescere senza una figura paterna fu un punto cruciale per la sua crescita. Peter Ballard era un sociopatico, ma Tammy era instabile. La sua mente era immersa da un'instabilità tale da corromperla facilmente, e allo stesso modo corrompere gli altri.
Nel momento in cui Peter la baciò sentì quei pezzetti di sé riunirsi in un modo inquietante, tanto da farsi vedere anche da lui. 001 non si sarebbe aspettato di venire affetto da delle conseguenze allo scambio del suo DNA con quello di lei, non avrebbe mai creduto nella possibilità che la stessa sostanza che si era venuta a creare nel suo organismo nel momento in cui cadde in quello spazio temporale parallelo potesse mutarlo ancora. Gli ci volle del tempo per realizzarlo, ma in quel momento l'unica cosa che fu in grado di sentire era un'empatia, seppur minima, mai provata prima di allora.
«Li convincerò che non è il momento di tagliarti fuori» le disse, rimanendole comunque vicino. Aveva allontanato la mano che le stava stringendo la nuca, lasciandola scivolare lungo i suoi fianchi. La giovane non fu in grado di interrompere il contatto visivo fino al momento in cui non fu lui stesso a distoglierlo, abbassandolo sul suo corpo. Stava indossando la tuta grigia che ormai da un paio di giorni era diventata protocollo, come per tutti gli altri esperimenti.
«E come li convincerai?» chiese lei, arrossendo. Si morse l'interno della guancia per evitare di sorridere al pensiero che forse volesse semplicemente baciarla. Non le passò nemmeno di mente che ciò di cui aveva parlato con quei due ragazzi poco prima potesse essere vero. Quel bacio l'aveva disorientata, e se fino ad allora aveva provato disgusto e disprezzo nei suoi confronti, in quel momento non seppe nemmeno lei cosa stesse provando. Era come se tutta la sua mente si fosse resettata.
«Chiederò di aspettare» Peter la stava scrutando senza sbattere ciglio. Era di pietra e privo di emozioni, a differenza di lei. Era sicuro che tutto stesse andando per il verso giusto ora, doveva solo forzare un po' la mano ed attendere. Doveva avere pazienza, convincerla di ciò che lei stessa voleva sentire. La ragazza lo guardò disorientata e poi si spinse leggermente indietro, allontanandosi da lui. Abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con le sua mani, pressando le unghia sulla pelle delle sue dita, tirandola. Provava ansia, e sentiva il nodo alla gola tornare, pronto a strozzarla. Deglutì con forza, strizzando gli occhi. Lui sospirò, e la guardò rilassato. «Io sono speciale» disse. Tammy manteneva lo sguardo calato, anche per non fare notare l'espressione stupita che si era formata sul viso a quella tanto ovvia espressione di egocentrismo. «proprio come te» le afferrò il mento con il pollice e l'indice, alzandolo verso l'alto in modo che i loro sguardi si potessero ritrovare. Le sorrise, e per una volta sembrava un sorriso sincero, ma Tammy non aveva mai notato la sottile differenza che evidenziava la sua falsità. «Avevo delle capacità diverse dal normale. Potevo fare quello che volevo, potevo controllare il tempo, muovere gli oggetti, fare fare alle persone e agli animali quello che volevo. Potevo uccidere» le sue pupille si dilatarono. La giovane deglutì, ma tutto quello che le venne in mente fu quel giorno in cui si guardò intorno per controllare che nessuno lì stesse ascoltando, quando si trovava ancora legata al suo letto.
«Come quella volta in cui si spensero le telecamere? Sei stato tu?» chiese. In altre circostanze non gli avrebbe mai creduto, ma dopo ciò che aveva visto in quel laboratorio tutto era possibile. Stava vivendo un incubo costante, nulla era strano ormai. Peter rimase in silenzio per un attimo.
«Esattamente» disse, mantenendo gli occhi fissi dentro quelli di lei. Non era stato lui. Non aveva spento lui le telecamere. Erano rimaste accese per tutto il tempo, ma per qualche motivo la mente della ragazza era già abbastanza soggiogata da farle credere di aver visto ciò che lui voleva che vedesse. Si era comportato proprio nel modo migliore per farle credere che ogni dettaglio fosse importante, mentre in realtà non stava facendo altro che giocare alle mosse della sua partita a scacchi. «E loro si aspettano che tu riesca a fare lo stesso. È questo quello che vogliono dai loro esperimenti. Anche io lo sono, Tammy, per questo vogliono che io lavori con te, che ti aiuti. È così che ti aiuterò a scappare via. È l'unico modo» le sorrise. La giovane tremò. Lei non era speciale, era semplicemente una ragazzina. Non era brava a scuola, non era abbastanza intelligente, non era una brava figlia e non era una ragazza fortunata. Non aveva niente, non aveva mai avuto niente.
«Il bacio..» si morse il labbro, arrossendo. Mantenere il contatto visivo con lui era difficile, era ipnotizzante e allo stesso modo spaventoso.
«Riderai di me» rimase impassibile. La giovane si sporse in avanti verso di lui; non ne capì perfettamente il motivo, ma gli afferrò la mano. Lui la guardò torvo, confuso. Se lei non ne capì il motivo allora lui era ancora più confuso di quanto non lo fosse la giovane. Odiava il contatto umano, lo riteneva sporco. Nessuno si era mai permesso a toccarlo, lo temevano troppo. Sembrava che la sua pelle fosse più fredda del normale, e anche solo sfiorarlo dava l'impressione di venire immersi in mezzo all'oceano gelato e pieno di forti correnti pronte a scaraventare chiunque nei fondali degli abissi. Alzò lo sguardo verso di lei, cercando di non allontanarsi per rimanere il più neutrale possibile. «Ho pensato che potesse in qualche modo passarti i miei poteri, darti la mia forza» sorrise internamente, ma questa volta per orgoglio. Stava andando meglio del previsto. Era talmente sciocca da non poter mai credere che potesse esserci un altro motivo, che la diffusione del DTH servisse invece a lui per rubare la luce che ardeva dentro di lei. Doveva solo imparare a farla brillare, a controllarla, e poi sarebbe stata sua.
Tammy si morse il labbro, si stava fidando del diavolo, e lei era fin troppo un angelo da rendersi conto che le sue ali erano state strappate via prima del tempo.
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Under 001 - Stranger Things
FanfictionCome sarebbero le cose se nel momento in cui Undici creò il sottosopra fosse nato un distaccamento temporale parallelo? Una parte di 001 resterà intrappolata in un tempo diverso, dove nel quale riesce ad evitare la sua sorte maledetta, ritrovandosi...