Capitolo XVIII

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Gellert fissò la pergamena intensamente, cercando per l'ennesima volta le parole giuste.

Il problema, con Albus, lo sapeva, era che l'uomo si sarebbe fatto torturare prima di concedergli una risposta. In effetti, anzi, Gellert era convinto che le sue lettere fossero una tortura; che anche Albus agognasse un contatto, ma, da uomo morale quale era, non potesse permettersi di riprendere i rapporti con lui, nonostante fosse passato così tanto tempo, nonostante Gellert avesse capito da anni che si era rovinato la vita con le proprie mani...

Eppure non riusciva a rininciare.

Ad Albus, mai.

Un rumore lo distrasse e Gellert, perplesso visto che non era il momento in cui le guardie facevano la ronda, guardò fuori dalla propria cella.

Una ragazzina vestita in abiti babbani lo osservava sorridendo.

"... *Cosa...?*" iniziò a dire, ma la giovane lo interruppe.

"Ciao" disse in inglese "Sono qui per proporti un accordo".

Gellert posò la piuma sulla pergamena vuota, voltandosi con la sedia verso di lei.

"Ho un piccolo problema, immagino che tu ne abbia sentito parlare" continuò la ragazza misteriosa "Si tratta del mago oscuro che si sta accanendo in Gran Bretagna, che si fa chiamare Lord Voldemort. Desidero liberarmene".

"... E sei venuta qui perché...?" chiese Gellert, alzando un sopracciglio.

"Perché per una serie di motivi non posso espormi" rispose lei "E ho pensato di chiedere il tuo aiuto, in quanto precedente mago oscuro pentito".

Gellert scoppiò a ridere.

"Perché sei convinta che io sia pentito?" le chiese infine.

Il sorriso della ragazza rimase largo e tranquillo.

"So che hai... Interessi, nella Gran Bretagna. Credo che rientrare nel paese come nuovo eroe che ha riportato la pace possa, con le giuste spinte, commutare la pena per i tuoi crimini e per la tua espulsione in esilio".

Gellert strinse le labbra, assaporando quelle parole.

Una vita in esilio in Gran Bretagna...

"Penso che le mie conoscenze non possano bastare per ottenere ciò che speri" rispose "Senza contare che non so quanto saranno effettivamente dalla mia parte..." aggiunse, sottovoce.

"Oh, sono certa che lui apprezzerà la fine della guerra. Così come presumo che sia tuo compito convincerlo della bontà delle tue azioni. Ma anche se questo piano fosse inutile... Per il bene superiore?"

Gellert scoppiò di nuovo a ridere.

Oh, indubbiamente la proposta era allettante. Gellert si voltò ad osservare per un istante la pergamena vuota, abbandonata sulla scrivania.

Dopotutto, lui non era mai stato un uomo dalle grandi parole... Erano i fatti a parlare per lui.

E cos'era la cosa peggiore che potesse succedere? Morire, lasciare questa vita mentre compiva il più grande gesto di amore verso Albus Silente?

Perché, sì, ne era convinto, lui avrebbe compreso.

Così come entrambi avevano potuto solo che combattere fino allo sfinimento, in quel duello glorioso, troppo convinti delle loro posizioni ma troppo spaventati di poter effettivamente ferire per non dire uccidere l'altra persona...

Il mondo celebrava ancora la grande battaglia, e non aveva affatto compreso il significato che aveva avuto per loro. Che mai, neanche di fronte alla distruzione del mondo, uno di loro due avrebbe davvero voluto o potuto mettere fine all'esistenza dell'altro.

Era una flebile speranza. Eppure qualcosa di più concreto di una lettera che Albus avrebbe conservato senza aprire, le parole vergate pronte a farlo cedere e tornare da lui e per quello nascoste, ma mai troppo lontane; vicine abbastanza da lacerargli l'anima con la loro solo esistenza.

Prima di accettare, però...

"Chi sei, e cosa sai di me?" chiese alla ragazza sconosciuta.

Il suo sorriso si allargò e i suoi occhi si illuminariono, e lei iniziò a parlare.

***

Avevano fatto visita alla parte Babbana del mondo, dove per prima cosa Gellert si era procurato una doccia, degli abiti puliti e del cibo.

Avevano parlato parecchio, soprattutto sulla sconfitta di Lord Voldemort.

"Posso solo dirti che dopodomani lui sarà insieme ai suoi seguaci, in un castello Purosangue, con le protezioni abbassate poiché aspetterà ospiti. Mi raccomando... Non uccidere troppe persone, improgionale e consegnale al Ministero, ti serviranno testimoni. Ma lui, ah, lui dovrai ucciderlo".

Gellert aveva annuito, continuando a mangiare, famelico.

Dopo decenni di prigione il cibo vero sembrava poesia.

"Non sottovalutarlo" aggiunse anche lei, abbassando la voce "Conosce magie perdute, è pazzo e impreverdibile".

"Non è esattamente un male" rispose Gellert "Si può sempre usare la rabbia e la presunzione di un Signore Oscuro contro di lui; gli scatti d'ira accecano e rendono vulnerabili. Non a caso sono diventato uno stratega militare, e non un pazzo solitario che faceva sfoggio di potenza esplosiva".

Lily lo guardò, sorpresa, per alcuni istanti, poi scoppiò a ridere.

Infine, quando Gellert ebbe finito di mangiare, partirono per la loro ultima tappa.

"Sicuro che non vuoi che ti procuri una bacchetta da Olivander?" chiese ancora Lily, allungando la mano verso di lui.

"Non ti preoccupare" rispose Gellert, e la strinse, pronto alla materalizzazione.

***

Lily l'aveva lasciato di fronte al cimitero di Godric's Hollow, come da sua richiesta.

Gellert si avventurò fra le lapidi, tranquillo, fino a che non trovò ciò che stava cercando: accanto a Kendra, riposava Ariana Silente.

Conosceva Albus.

Poteva aver avuto torto su diverse cose nella sua vita, ma su di una aveva una fede incrollabile: di essere l'unica persona ad aver comprenso fino in fondo Albus Silente, anche mentre erano stati ai due lati opposti di una guerra.

Inziò a scavare, a mani nude nella notte, incurante delle unghie spezzate e della fatica.

E, infine, la sua mano toccò del legno; una forma allungata e sottile, direttamente sopra il cofano della bara.

Sapeva che Albus non avrebbe mai avuto il coraggio di riesumare Ariana per inserirla nella bara... Ma sapeva anche che era lì che l'avrebbe trovata, che per Albus quello era l'unico posto degno in cui potesse seppellirla, a chiudere il cerchio delle loro disgrazie.

Gellert alzò la vecchia bacchetta di Albus, la strinse e la baciò, e una stretta amica rispose al contatto, riconoscendolo valido, ignorando anni di battaglie per ridargli il benvenuto a casa come un amico - un amante - che fosse stato lontano tanto, troppo tempo.

Gellert rise, e pianse, sprofondando nella consapevolezza che non era perduto, che c'era ancora speranza per loro, che Albus non aveva mai davvero rinunciato a lui.

Infine, con la sua nuova bacchetta, risistemò lo scempio che aveva fatto sopra la tomba di Ariana, ripristinando la sacralità del luogo; si pulì mani e vestiti, e si smaterializzò mentre iniziava a pensare a un piano.

Nda: Dove ci sono gli asterischi è perché Gellert ha parlato in tedesco. Ho un odio spropositato per quella lingua (grazie, prof universitario voltafaccia) quindi l'ho lasciato così.

Until the end of the worldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora