Capitolo XLIII

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Sirius riattraversò il castello sotto al Mantello dell'Invisibilità, diretto a colpo sicuro in biblioteca, dove sapeva che Remus amava spendere il proprio tempo libero.


Lo vide, infatti, seduto ad uno dei grandi tavoli; solo, una pila di libri accanto a lui, che scriveva concentrato su di una pergamena.

"Remus" gli sussurrò, arrivandogli alle spalle e facendolo sussultare. Remus sbavò con l'inchiostro sull'ultima riga.

"Sirius?" chiese Remus sottovoce, guardandosi attorno confuso.

"Sono invisibile" rispose Sirius "Potrei... Parlarti?"

Remus sospirò, poi radunò le proprie cose e uscì dalla biblioteca, camminando lungo il corridoio fino a trovare un fondo cieco e discreto.

Sirius si tolse il cappuccio del mantello, così che la sua faccia emerse, comicamente sospesa nel nulla.

Lo guardò per parecchi istanti.

Per la prima volta dopo anni lo osservò davvero, i tranquilli occhi castani, le lievi cicatrici sul suo volto, i capelli solitamente in ordine che avevano quel giorno un ciuffo ribelle. Remus era serio, ma tranquillo, e stava aspettando.

Sirius boccheggiò.

"Io..." iniziò, alla ricerca delle parole giuste "Non sono stato... Un buon amico per te. Volevo... Volevo chiederti scusa... Per l'incidente..." le parole gli morirono in bocca.

Non era bravo a parlare, a confrontarsi con i propri demoni.

Qualcosa nello sguardo di Remus si indurì, facendogli perdere un battito, dandogli una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.

Remus estrasse la bacchetta e mormorò alcuni incantesimi di riservatezza.

"Ho aspettato" disse infine, il tono tagliente "Dopo che era successo, io... Ho pensato a come fare a perdonarti, ho cercato di scusarti, di trovare dentro di me la forza di..." Remus emise un sospiro tremulo, cercando di calmarsi "James è venuto subito da me a parlare, mi ha detto quello che avevano fatto i tuoi genitori, che sicuramente eri sconvolto, e io mi sono ripetuto le stesse parole nella mente, in circolo, cercando disperatamente una giustificazione..."

Remus strinse i pugni, le mani che avevano iniziato a tremare.

Sirius era impallidito, la nausea che cominciava a coglierlo, un brutto sapore amaro in bocca...

"E tu non sei venuto. Mai" il tono di Remus era tombale. Definitivo. Quasi crudele "E allora ho continuato a pensare. A pensare a quanto mi sentivo grato di avervi come amici, tutti quanti, a come mi sentivo bene a stare con voi e non essere giudicato per il mostro che ero..." Sirius stava per ribattere, ma Remus glielo impedì, continuando a parlare "... E mi sono ricordato di quando tu continuavi a riferirti alla mia condizione davanti a tutti, tanto che mi sono dovuto inventare di avere a casa un coniglio isterico, il mio piccolo problema peloso, che divertente, vero? E quando siete diventati Animagus, altra cosa per cui pensavo di dovervi eterna gratitudine, ma che avete fatto solo per senso di libertà e disprezzo delle regole... Tu mi hai guardato in faccia e mi hai chiamato Lunastorta. Lunastorta, Sirius. La cosa da cui più volevo fuggire, spiattellata in faccia ad ogni interazione, e dovevo pure esserne grato, come tutto il resto..."

Until the end of the worldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora