Capitolo 12

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Christian ha bisogno di aiuto. Tanto aiuto.

Il mercoledì inizia nel caos.

E' già orribile perché Christian è totalmente esausto visto che è di nuovo andato a dormire troppo tardi. Ha fatto un terzo grado a Guido nel momento in cui è tornato, domandando con noncuranza se Frank fosse allo studio -non c'era- e raccogliendo qualsiasi altra informazione potesse carpire dalla situazione -cioè nulla- proseguendo poi con il fumare troppo, guardare troppa televisione con gli occhi vacui mentre la sua mente divagava e il suo cuore batteva furiosamente, e si riempiva la bocca di qualsiasi cibo Guido avesse accatastato attorno a loro.

E il tutto risolutamente non pensando ad una certa luce in una certa finestra mentre una certa ombra baluginava sulle pareti.

Così oggi, con lo sfinimento che gli appesantisce spietatamente le palpebre e trattiene il suo corpo a terra, si è ritrovato ad arrivare in ritardo ad ogni singolo corso della giornata. E nemmeno una volta ha memorizzato una briciola di informazione durante i suddetti corsi, la penna sempre senza il tappo ma mai connessa alla pagina bianca del quaderno davanti a lui, perché la sua mente continua a vagare in due posti:

1. Il suo letto con le sue lenzuola sfarzose e i cuscini abbandonati.

2. Quella certa finestra.

Ed è un'enorme fottuto casino.

Il che peggiora soltanto quando si imbatte in Alice, l'unica persona della sua classe di "gli studi di prosa sui drammaturghi di epoca vittoriana" che non gli fa venir voglia di versare dell'acido solforico negli irrigatori a pioggia e di dare fuoco al mondo, mentre sta andando a quella lezione.

"Christian," lo saluta con un sorriso, vestita con quello che sembra essere un mantello di Hogwarts. O qualche stronzata del genere.

Christian cerca di non giudicare la sua scelta in campo d'abbigliamento, ma l'istinto prende il sopravvento e si ritrova a far scorrere il suo sguardo di disapprovazione sulla sua figura.

"Alice," le fa un cenno felice, ma i suoi occhi sono fissi sulle sue maniche che sono larghe come le campane di una chiesa.

Fortunatamente lei non se ne accorge, invece gli sorride e chiede curiosa, "dov'è la tua toga?" mentre inclina la testa confusa.

Che adesso confonde Christian. Toga?

"A cosa diavolo ti stai riferendo?" chiede divertito, sistemandosi la borsa sulla spalla mentre cammina al suo fianco.

"La tua toga accademica. Oggi abbiamo un test e conosci le regole -bisogna indossare la toga se si dà un esame, altrimenti ti verrà chiesto di andartene. Ricordi?"

E Christian se la fa addosso.

Perché, no, non sapeva avesse un test oggi, per non parlare poi di dover indossare dei sacchi della spazzatura per farlo. Beh, ha un vago ricordo di un certo regolamento, ma metterlo in pratica è totalmente un'altra cosa.

Senza spiegazioni o motivazioni, Christian se ne va di corsa, nella direzione opposta, rivolgendole un frenetico "Scusa!" mentre vola per i corridoi di pietra, lasciandosi alle spalle una Alice piuttosto perplessa.

E così Christian arriva al suo primo esame -di quel corso che minaccia di fargli toccare il fondo dell'oceano universitario- in ritardo, le vesti accademiche sistemate alla rinfusa, con la paura di morire a fargli rimbombare la cassa toracica.

Fa il test, tentando di rispondere nel modo più intelligente che il suo cervello frastornato permettesse, prima di terminare con dell'esitazione afflitta e lasciando l'edificio con addosso un senso troppo reale di fallimento.

Young & Beautiful - Zenzonelli's versionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora