Capitolo 25

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A Christian manca Mattia.

Non passa molto prima che Christian riporti a casa Mattia dalla festa di suo padre.

Siedono vicini sulla strada del ritorno, stretti nei sedili centrali della limousine di Mattia, Mattia leggermente curvo contro il fianco di Christian mentre le buche sull'asfalto li avvicinano.

E'.. strano.

Non hanno ancora parlato da quando Mattia ha pianto -Mattia non ha nemmeno guardato Christian da quando ha lasciato che le lacrime scorressero sulle sue guance. Invece, l'ha seguito d'impulso, come un cucciolo fradicio che si è perso in una tempesta, e Christian lo ha guidato con una mano sulla vita tra i gruppi di ospiti che fumavano fuori dall'hotel, i loro rivoli di fumo si univano e otturavano i polmoni di Christian. Ha portato via Mattia, in modo efficiente e sicuro, e adesso sono al riparo in macchina e stanno tornando a casa ed.. è strano. Christian non è sicuro di dovergli parlare, toccarlo, rassicurarlo, o lasciarlo in pace. Riesce ancora a sentire i punti dove le sue lacrime gli hanno bagnato la camicia, può ancora udire la sua disperazione convulsa e primitiva e il modo in cui la bocca di Mattia pronunciava il suo nome, in maniera così dolorosa e impotente che ha commosso anche le membra relativamente più fredde di Christian. E vuole avvicinarsi, prendere la mano fragile di Mattia nella propria o affondare il naso tra i capelli che adesso sono così vicini alla sua guancia oppure, diavolo, stringergli la vita con mani prive di esitazione.. ma più di tutto questo, vuole occuparsi della situazione nel modo migliore. Vuole trattar bene Mattia. Non vuole sovraccaricarlo o soffocarlo.

Così, invece, appoggia delicatamente la testa su quella di Mattia -che stanca è scivolata sulla sua spalla- con movimenti leggeri come piume, quasi senza toccare i capelli setosi che potrebbero ispirare un altro Rinascimento. Espira in pace, il suo corpo si riempie di sollievo al mero fatto che Mattia è qui, così vicino, e al sicuro.

E' bello riaverlo.

Sotto la fugace luce dei lampioni vede le palpebre di Mattia socchiudersi in reazione al movimento di Christian, ma non dice nulla e non si allontana, guarda soltanto fuori dal finestrino, calmo e consumato, una certa serenità gli tinge il respiro mentre un bagliore arancio gli allunga le ciglia e le ombre del volto. Ha iniziato a piovere -o, per meglio dire, a nevischiare- e sta spruzzando i finestrini, ghiacciata e abrasiva, ma Christian non riesce proprio a curarsene perché in questo momento si sente caldo e asciutto e tante altre cose che pensa potrebbe provare per sempre in un qualche modo strambo, intangibile e meraviglioso.

E poi, all'improvviso, l'auto si ferma. Sono fuori dai giardini esterni -vicino alle stanze di Mattia. Sono arrivati.

Cerca di non indugiare sul lampo di tristezza che sente scorrere nelle vene mentre Mattia si tira a sedere dritto, allontanando completamente il corpo da quello di Christian e strappandolo dal calore che aveva iniziato ad espandersi nelle sue ossa e le punte delle sue scarpe strette e lucidate. Mattia respira piano mentre si sistema la giacca, fissando l'oscurità bagnata fuori dal finestrino. Non fa segno di parlare mentre batte lentamente le ciglia lunghe ed interminabili. E' cupo e stanco. Sembra una poesia. Una di quelle lugubre di quelle belle con brevi parole sconosciute che risuonano eteree quando vengono pronunciate e completamente insensate quando vengono pensate. Il genere che trovi in fondo al libro e fai un orecchio alla pagina perché più tardi vuoi rileggerla, con la mente un po' più libera. Scritta da un poeta Romantico con un nome che sembra un sospiro e sa di fama.

Cazzo, Christian ha bevuto troppo champagne. Troppo, decisamente troppo.

"Siamo arrivati," dice a bassa voce Christian con lo sguardo ancora incatenato a Mattia che sta ancora guardando fuori dal finestrino, con i pugni contratti sulla giacca aperta.

Young & Beautiful - Zenzonelli's versionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora