Stiracchio le braccia, poi le gambe. Le sento indolenzite così come quello che si trova in mezzo. Il ricordo degli eventi accaduti stanotte mi ritornano in mente come una secchiata d'acqua gelida. Simon che fa irruzione in casa mia e Ronan che... sbatto le palpebre e mi guardo intorno. Volto il capo e niente, il lato dove sono certa che ieri sera ha dormito è vuoto. Scosto la coperta e mi metto in piedi. L'orologio stretto al polso segna le nove e venti.
Tecnicamente oggi dovremo andare al pranzo della domenica, ma non sono certa di farcela. Voglio dire, cosa farò? Mi presenterò a casa di zia Vivienne e dirò: «Buona domenica a tutti, c'è un tizio del mio vecchio lavoro che mi perseguita e vuole farmi fuori»? Andiamo, è ridicolo.
D'accordo, posso affrontare una cosa alla volta. Al momento devo capire come gestire il fatto che sia andata a letto con la mia cotta secolare e comprendere se, beh... se vuole dare una chance a quello che potremmo essere o meno. L'ho inquadrato e, in tutta onestà, so già cosa aspettarmi, ma la speranza è l'ultima a morire, giusto?
Esco in corridoio ed entro in bagno. Rinfresco il viso e poi mi disfo dei vestiti, li infilo dentro al cesto che trovo sotto al lavandino e indosso nuovamente la mia tuta, tranne i tacchi, non ho voglia di rimetterli. Sistemo i capelli in una treccia bassa e quando mi rassegno al fatto che non ci sarà nessun correttore o fondotinta a coprire le occhiaie, esco pronta a dirigermi in cucina.
Lui è già vestito, stavolta però indossa un paio di jeans al posto dei soliti pantaloni e la sua fedele camicia bianca. Cammino fino al divano dove recupero la borsetta e lascio ricadere lo sguardo sul pavimento e il camino spento. I ricordi riaffiorano all'istante facendomi sentire accaldata e rossa allo stesso tempo.
Rendo nota la mia presenza schiarendo la voce e prendo posto a uno dei due sgabelli posti di fronte all'isola. Ronan si volta nella mia direzione e, quando noto la sua espressione, realizzo che avevo ragione.
«Vuoi del caffè?» chiede cortese.
Lo fisso senza rispondere. Davvero si aspetta che sia tutto normale tra di noi dopo cosa c'è stato stanotte?
Rilascia un sospiro profondo e si passa una mano tra i capelli. «Ascolta, mi dispiace, okay? Quello che è accaduto stanotte non doveva succedere, tu eri... eri sconvolta e io mi sono lasciato andare, ma è stato un errore» deglutisce. «Proviamo a... proviamo a lasciarci questa cosa alle spalle, sì?»
Sono stata parecchie cose nella mia vita, a partire da "l'amica di" fino a "la secchiona da tutte A+" ma devo ammetterlo, "l'errore" mi mancava. Non ero ancora arrivata a tanto. È un record, però, non mi era mai successo di venire etichettata con così tanta rapidità, di solito ci impiego un po'.
Rimanendo in silenzio sposto lo sguardo fino al divano dove sono sistemate le mie scarpe, afferro la borsetta e mi alzo.
«Layla. Layla, aspetta, per favore» mi richiama.
Recupero le scarpe dal pavimento e gli rivolgo una singola occhiata. «Farò meglio ad andare.»
«Aspetta» supera l'isola e si avvicina. «Devi... devi parlare con la tua famiglia e andare dalla polizia e io-»
C'è una caratteristica della mia famiglia che stiamo ancora cercando di capire se sia un difetto o una protezione, ma quando accade un qualcosa di particolare o qualcuno ci ferisce, tendiamo a restarne subito delusi. Potremmo arrabbiarci, urlare, piangere, invece diventiamo di pietra, forgiati dalla delusione che proviamo.
«Facciamo che tu ti occupi dei tuoi affari senza ficcare il naso nei miei invece.»
Il suo viso mi trasmette tutto il conflitto interiore che al momento alberga nella sua mente, ma non è compito mio trovare una soluzione.
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𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]
ChickLit𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨 𝐞 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲, 𝐀𝐮𝐫𝐨𝐫𝐚 𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫...