Papà molla la padella sui fornelli e porta i due piatti restanti a tavola.
Io e Alec prendiamo posto uno di fronte all'altro mentre i nostri genitori si sistemano agli estremi del tavolo. È sempre stata questa la disposizione e mi piace, sembra un cerchio, qualcosa di perfetto nonostante le sue imperfezioni e di quelle... ne abbiamo a bizzeffe.
Oggi abbiamo deciso di pranzare insieme perché mamma sentiva la nostra mancanza, sebbene ci siamo visti la settimana scorsa per il compleanno di Devon e la domenica, per il solito pranzo di famiglia.
La parola di mamma è sacra; perciò, quando ce lo ha detto, ci siamo limitati a confermare e a presentarci.
Onestamente, per quanto ami tutto il clan, adoro più di ogni altra cosa stare con la mia famiglia, avere questi piccoli momenti che un giorno ricorderò con tanto, tanto amore.
«Ho marinato io il pollo» asserisce fiera mamma.
I sorrisi sui nostri visi scemano, fino a scomparire del tutto. Io e Alec ci voltiamo verso papà che, poveretto, fa spallucce e afferra la prima fetta e se la porta sul piatto. «Forza, ragazzi, stavolta è quella buona!» finge entusiasmo.
Io e Alec lo imitiamo e poi, come fossimo robot, tagliamo un pezzetto di carne aromatizzata e lo portiamo alle labbra. Mastico una volta, due... alla terza... scatto in piedi così come Alec e papà, molliamo la forchetta sul piatto in contemporanea e iniziamo a sventolarci le mani davanti al viso in maniera convulsa.
«Mamma!» piagnucoliamo e io Alec.
«Oddio. Oddio» geme papà puntando l'indice contro mamma. «Tu vuoi avvelenarmi. Strega. Oddio. La mia lingua. Oddio. I miei poveri figli!» esclama guardandoci preoccupato.
Io e Alec stiamo già trangugiando il bicchiere di latte che mamma ci aveva già preparato.
«Beh,» rilascia un profondo sospiro e si alza, mollando il tovagliolo sul tavolo. «Tiro fuori il polpettone di zia Vivi dal freezer.»
«Ottima idea, ma» biascica Alec, la lingua di fuori, nello stesso istante in cui lo dico io.
Mamma ci guarda e scuote piano il capo. «Anch'io ero così inquietante con Molly?» la sentiamo borbottare mentre si allontana.
«Sì!» ancora una volta rispondiamo all'unisono, ridacchiando l'attimo dopo.
Papà si sporge nella nostra direzione e bisbiglia: «Il polpettone è già in forno.»
«Pulcino, hai già preparato il polpettone, vero?!» domanda rassegnata nostra madre, poi la testa fa capolino dalla cucina.
Papà annuisce dolcemente e le manda un bacio: «Magari la prossima volta, amore mio.»
«Lo dici sempre» ribatte docile la donna che ci ha messo al mondo.
Qualche minuto dopo il pollo più piccante della storia – perché è chiaro che mamma lo ha proprio annegato nel peperoncino – giace nel cestino dell'immondizia e il santo polpettone di zia Vivienne, in precedenza preparato da papà, ci ha rimpinzati a dovere. Non è un mistero che mamma sia proprio terribile ai fornelli, a quanto pare è così da sempre, ma è bello vedere come papà la incoraggi ogni volta a non mollare. Amo il modo in cui, dopo aver sparecchiato, se la stringe al petto e le riempie il viso e il collo di baci.
Sono fortunata.
Tanto fortunata.
Non tutti nascono circondati dall'amore e penso sia anche per questo che faccio fatica a lasciare andare una persona che non mi ha considerato prima di una settimana fa: mi hanno cresciuta a forza di pane e amore, come posso non crederci? Come posso non sperarci fino alla fine? Come posso non essere romantica? È nel mio sangue, nel mio DNA. Adesso devo solo capire come muovermi davvero con lui. Ho appurato che lo desidero e che ho campo libero. Voglio davvero andare fino in fondo? Sì. Ma prima... prima voglio fargli capire cosa si è perso, e solo allora ci proverò davvero. Non posso farmi frenare da Luna, è solo una scusa per la mia codardia e io... io non sono una codarda.
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𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]
ChickLit𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨 𝐞 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲, 𝐀𝐮𝐫𝐨𝐫𝐚 𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫...