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La settimana trascorre relativamente tranquilla: martedì ci vediamo tutti a casa di Lucas ed Estefan per celebrare il compleanno di mio cugino e tutti i pomeriggi, mentre mi alleno con Devon, scrivo anche a Spencer per sapere come se la cava. Mi manca un sacco, dico sul serio. Al momento Anita ha trovato una sostituta e sebbene piaccia a Spence, dice sempre che gli manco. Questo mi scalda il cuore perché anche per me è tanto importante.

Venerdì chiamo prima Alec per chiedergli di coprirmi con gli altri, l'ho aggiornato sulla situazione con Ronan e ne è rimasto soddisfatto. Già, soddisfatto perché adesso è ancora più certo che Ronan mi terrà al sicuro. Abbiamo concordato di vederci domenica pomeriggio, dove è ancora da decidere. Successivamente chiamo mamma per riferirgli che io e Alec vogliamo passare il sabato insieme e che ci vedremo il giorno seguente. Dopo un paio di proteste, accetta e questo mi fa sospirare di sollievo.

Adesso, mentre guardo il moro caricare i nostri borsoni nella Tesla, non posso far altro che sorridere contenta. È prestissimo, sono le cinque del mattino, ma Ronan ha pensato che sarebbe stato più semplice sfuggire da occhi indiscreti e beccare meno traffico. La riserva dista all'incirca un'ora e mezza dal nostro palazzo, perciò, non sarà un viaggio lunghissimo ma va bene così.

Dopo esserci messi in macchina, Ronan guida fino al primo Starbucks disponibile e ordiniamo alla svelta la colazione.

«Possiamo fermarci da qualche parte per consumare? Non posso garantirti di fare un disastro con la macchina in movimento» lo guardo.

«Per consumare» ripete le mie parole.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo una risata. «Hai capito che intendevo.»

Lui non ribatte, guida lungo l'autostrada fino a quando non preme un tasto e si sposta sulla destra. È una vecchia stazione di servizio ma, vista l'ora, sembra ancora tutto chiuso. Ronan parcheggia dietro, non ci sono macchine in vista e si volta nella mia direzione. «Sali» fa un cenno al suo grembo.

«Come, scusa?» sbatto le palpebre cercando di capire se davvero intende...

«Voglio consumare anch'io, Morgana. Sali. Sarà veloce, però» mi avverte. «E grazie, grazie di cuore per aver deciso di indossare una gonna» lancia uno sguardo alle mie gambe nude.

Indosso un maglioncino rosso, una gonna di lana a scacchi e un paio di stivaletti bassi, nulla di troppo vistoso ma nemmeno sciatto. Lo guardo per un paio di secondi, poi lascio la colazione sul mio sedile e mi sistemo a cavalcioni su di lui. Adesso lo supero in altezza.

Le sue mani finiscono sotto la gonna mentre si china per catturare le mie labbra. Le sento tirar giù i collant e gli slip in un solo colpo. Sollevo il fondoschiena per aiutarlo e poi faccio lo stesso con i suoi pantaloni, abbassandoli fin dove necessario. «Combineremo un disastro, lo sai?» ansimo una risatina dopo essermi scostata dalla sua bocca.

«Faremo un bagno appena arrivati» risponde tranquillo.

Sorrido e recupero un profilattico dal portafogli che mi cede. Lo metto io per la prima volta ed è... delizioso. Sì, questa è la parola esatta. Mi abbassa sulla sua lunghezza l'attimo successivo, lasciando che mi riempia fino in fondo. Un lungo gemito abbandona le mie labbra quando inizia a muovermi su di sé stringendomi le mani callose sui fianchi. Ci muoviamo in modo frenetico, sbattendo ripetutamente l'uno contro l'altro ma senza mai mollare la presa sulle nostre bocche.

«Sto venendo» gemo, incapace di controllarmi.

«Sì», sussurra.

Ansimi sconnessi lasciano le mie labbra mentre il mio corpo viene pervaso dal piacere. Sento Ronan seguirmi l'attimo successivo e quando riesco a riprendermi, crollo su di lui poggiando la fronte sulla sua.

«Buon compleanno, fatina» bisbiglia a pochi millimetri dalla mia bocca mentre mi stringe a sé circondandomi con le braccia possenti.

«Grazie, dolcezza» gli concedo un occhiolino e mi sposto nuovamente sul sedile per potermi dare una sistemata. «Colazione?»

«Per favore. Muoio di fame» e come se fosse programmato, il suo stomaco prende a brontolare.

Ridacchio e gli cedo il caffè e la brioche al cioccolato. «Mi chiedo cosa faremo quando arriveremo visto che è così presto.»

Lui arcua un sopracciglio e poi solleva l'indice, mettendomi in attesa. Si sporge sui sedili posteriori e poi si volta nella mia direzione cedendomi una scatola con un fiocco blu sopra. L'afferro e scoppio in una sonora risata quando capisco che si tratta di un'intera scatola di preservativi.

«Beh, è un regalo per entrambi, ma hai capito.»

Lo colpisco sulla spalla con la scatola e sorrido. «Ti ringrazio, è un regalo che utilizzerò di certo.»

«Lo spero proprio. Sono trenta. Sai, giusto per informazione» gesticola un attimo prima di voltarsi verso la strada e rimettersi in moto.

«Capisco» annuisco lentamente. Poi, rivolgo l'attenzione al mio muffin e lo addento. Ronan fa lo stesso con la brioche e la mette via poco dopo, dicendomi che preferisce conservarla per quando arriveremo.

Il tragitto in macchina trascorre tranquillo e abbastanza veloce. Arriviamo alla riserva intorno alle sette – a causa della nostra sosta-sveltina –, il luogo è così silenzioso e pacifico da farmi fremere sul sedile. È questo ciò che mi serviva più di ogni cosa.

Continuo a scusarmi con Anita ogni giorno che passa e penso che ne avrò ancora per un bel po', sono stata un'irresponsabile e adesso devo prendermi le mie responsabilità. In più, la mia mente lavora frenetica minuto dopo minuto a proposito di un piano per far uscire allo scoperto Simon. Non ho ancora ottenuto risposta dalla polizia, sebbene domani sia una settimana esatta da quando ho richiesto l'ordine restrittivo e a questo punto, credo che non riuscirò nemmeno ad ottenerlo. Non c'è modo che sia stato tanto stupido da lasciare tracce di DNA da qualche parte e i messaggi di mesi fa, inviati con il suo numero, di effettivo non hanno nulla. Possono solo essere insulsi scherzi. Spero di avere notizie al più presto sui risultati.

«Ehi, Morgana. Siamo arrivati» dice Ronan.

Lo guardo e gli sorrido. Ancora non ci credo che ci frequentiamo, che stiamo... insieme. In settimana gli ho chiesto di tenere la cosa per noi solo fino a quando la situazione non si sarà calmata. È già un caos così, non voglio che si aggiunga quello che loro possono considerare un altro problema, soprattutto papà. Lui ha acconsentito senza troppi problemi, concordando sul non creare ulteriori polveroni.

«Facciamo un giro?» domando.

«Aiutami prima con la spesa e ricordarmi perché abbiamo deciso di comprare tanta roba» borbotta tirando fuori dal bagagliaio buste su buste.

«Abbiamo? Sei stato tu a svaligiare un intero supermercato perché non volevi che ci mancasse niente» gli ricordo mentre mi avvicino e sollevo quattro buste di spesa non troppo pesanti.

«Non avevo torto» mi segue fino alla porta d'ingresso.

È tutto in legno, a partire dall'esterno fino all'interno. Inutile ignorare il lusso che trasuda dall'arredamento ultimo modello e gli elettrodomestici all'avanguardia.

«Ne parleremo quando mi avrai preparato una cena coi fiocchi» lo punzecchio mollando le buste sul tavolo.

«Non ci sono dubbi. Vado a prendere il resto delle cose» mi avvisa prima di uscire e lasciarmi sola.

Inizio a tirar fuori il contenuto delle buste e i miei occhi si addolciscono quando noto cosa tengo in mano.

Mi ha comprato i lecca-lecca alla ciliegia... se n'è ricordato.

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora