Papà mi segue nella camera degli ospiti, si guarda intorno con aria attenta e quando scova i miei borsoni, le scarpe e altri prodotti per la cura personale si rasserena. Forse è meglio non dirgli che non apro quello contenente i pigiami da un bel po' di tempo – visto che, beh, non mi servono.
«Ascolta, mi dispiace non avertene parlato prima, okay?» lo guardo. «Non volevo mentirti o altro, sarebbe stato inutile. Abbiamo solo creduto che sarebbe stato un'ulteriore cosa a cui pensare e avete già abbastanza carne sul fuoco. A me piace tantissimo, pa. Te lo giuro. Mi tratta bene e non parlo dell'aspetto materiale, ma di quello che mi fa sentire qui» poggio una mano sul cuore. «Lo so, è più grande di me e puoi pensare che abbiamo interessi e obiettivi diversi ma non è così, siamo sulla stessa lunghezza d'onda e mi piace. Con lui mi trovo a mio agio, mi capisce e fa il possibile per rendere meno pesante questa situazione in cui mi trovo.»
«Ha quasi trentaquattro anni, Layla. Se da un momento all'altro, facciamo fra un paio di mesi o l'anno prossimo, ti chiedesse di avere un figlio o di sposarti... gli diresti di sì? Hai un'agenzia da mandare avanti, dipendenti a cui pensare e probabilmente dopo questo evento avrete tutti i fondi necessari per espandervi. Sarai pronta a rinunciare al tuo lavoro per prenderti cura di un bambino? Lui lo sarà?»
«Papà» mormoro accomodandomi accanto a lui sul letto e prendendogli una mano. «Faccio la babysitter da sempre, amo i bambini con tutta me stessa. Ne desidero uno il prima possibile. Pensi davvero che direi di no se Ronan me lo proponesse?»
«Vuoi un figlio? Ma sei... hai... è presto» balbetta, bianco in volto.
Rilascio una piccola risata. «Lo so che è presto. Accidenti, non stiamo insieme nemmeno da due settimane e credi davvero che voglia farmi infagottare adesso? No. Dico solo che se tra un anno, non prima, il mio ragazzo mi dicesse che si sente pronto per avere un figlio, è probabile che lo sarei anch'io. Ma non ci pensare, va bene? Siamo ancora all'inizio e nessuno dei due sa come andranno le cose. Per il momento ci basta stare insieme, conoscerci meglio e iniziare a costruire qualcosa di solido. Siamo solo due persone che stanno bene insieme, non può essere abbastanza per il momento?»
«Ti tratta bene?»
Sorrido al ricordo di dove ci trovavamo fino a qualche ora fa. «Mi ha portata in uno chalet per farmi staccare la spina dal caos che stavo vivendo e c'è riuscito, sai? Sono stati i quasi due giorni più tranquilli di sempre. È stato rigenerante potermi allontanare da tutti i brutti pensieri.»
«Lo so che è un bravo ragazzo e mi fido pure, ma tu sei mia figlia. Io ti amo con tutto me stesso, Lallina. Se tu e Alec doveste soffrire... il mio cuore si spezzerebbe. Non voglio vedervi stare male.»
«Ma è la vita, papà» gli stringo la mano. «Non può essere tutto rose e fiori. Non mi aspetto cuori e arcobaleni tutto il tempo stando con Ronan, so che avremo le nostre discussioni se dureremo, ma ciò non vuol dire che debba rincorrerlo con una scopa in mano o pestarlo a sangue. Sono i miei problemi, la mia vita, tu e mamma potete solo starmi accanto, non decidere per me.»
«Sei così grande, amore mio» gli occhi gli diventano rossi.
No, non posso tollerare di vedere mio padre piangere. «Papi, per favore.»
Tira su col naso e si asciuga gli occhi. «Lo so, lo so, scusa. È la vecchiaia. Mi fa diventare un pappamolle. Sono solo tanto fiero dei miei figli. Quando ho conosciuto tua madre non ci piacevamo nemmeno e adesso guarda cosa abbiamo creato. Siete la cosa più bella che potessimo fare, Lallina mia. Tu e Alec siete la nostra vita.»
Lo abbraccio forte perché, insieme a mamma e Alec, papà è una delle persone per cui darei la vita senza pensarci due volte. «Ti voglio bene. Tanto.»
«Anch'io» si scosta. «Adesso torniamo di là. Voglio guardarlo male ancora un po' e poi rassicurarlo che è tutto a posto. Tu acqua in bocca.»
Faccio segno con la mano di chiudere una zip immaginaria sulle labbra e getto la chiave alle mie spalle. Poi ci alziamo e insieme usciamo dalla stanza. Quando raggiungiamo la cucina trovo subito lo sguardo preoccupato di Ronan su di me, ma sono svelta a rassicurarlo con un piccolo sorriso.
Lascio che papà raggiunga mamma e faccio lo stesso con Ronan, fermo in un angolo con un bicchiere in mano. «Ehi.»
«Ehi. Tutto bene?» mi guarda. «Hai pianto?»
«No, sto bene. Davvero» gli sorrido. «Qui com'è andata? Ti hanno messo sotto interrogatorio?»
«Ah, Winter e Valerie sì. Per il resto tutto tranquillo, a parte qualche occhiata minacciosa di Devon. Tua mamma mi ha pure abbracciato.»
«Sì?» sorrido stupita.
«Hm-hm» annuisce.
«Bene. Allora, adesso pensi di mettermi le mani addosso o preferisci spostarti dall'altro lato della cucina?» chiedo divertita. È vero che non si è sbilanciato più di tanto ma capisco il perché. Con mio padre a osservarci con un falco, deve sentirti un po' sotto ispezione; dunque, comprendo la sua riluttanza.
Ronan si avvicina e mi stringe le braccia attorno alla vita, si china accanto al mio orecchio e bisbiglia: «Vorrei metterti tutto addosso in questo momento, Morgana.»
Rabbrividisco. «Non vedo l'ora.»
Ronan sbuffa una risatina e mi ruba un bacio più che casto. Qualcuno si schiarisce la voce e ciò ci fa allontanare. Papà ci osserva, gli occhi a fessura e lo sguardo colmo di irritazione. «E allora stai con la mia bambina, eh?»
«Così sembra» risponde Ronan.
Devo concederglielo, mi fa impazzire il fatto che non tremi di fronte a papà o che non neghi le cose come stanno.
«Ti conviene avere solo buone intenzioni, Maxwell. Mi sei sempre piaciuto ma in questo momento non sei affatto la mia persona preferita» gli punta un dito contro papà.
«Solo le migliori, Caleb, non temere.»
Oh, che bugiardo. Vorrei ricordargli cosa mi ha appena sussurrato all'orecchio ma non posso ridergli in faccia, perciò, mi contengo.
«E mi rendo conto che non è mai facile. Io ho dato di matto quando ho visto Anita con il suo... ex marito la prima volta. non mi piaceva per niente, eppure l'ho accettato perché mia sorella lo amava. Ho sempre avuto ragione su di lui, nonostante ciò, ho lasciato che Anita se ne rendesse conto» il suo sguardo si rabbuia e capisco subito dove i suoi ricordi lo hanno portato. Anita mi ha solo detto che suo marito era un violento, non mi è servito altro per capire che il divorzio è stata la scelta migliore di tutte.
«Tua sorella sta bene adesso?» domanda papà, come se capisse anche lui la situazione.
«Si sta ancora riprendendo. Sono estremamente felice che sia qui adesso e che abbia portato via Spencer. Mio nipote non meritava di vivere in quell'ambiente schifoso e privo di sentimenti» sibila.
Avvolgo il suo fianco con un braccio e poggio il capo sulla sua spalla. Lui non ci mette più di tanto a ricambiare la stretta. «Comunque, è acqua passata. Quel bastardo non si avvicinerà più a mia sorella o mio nipote, questo è certo.»
«Se lo facesse, non avrebbe scampo» lo rassicuro. «Fai parte della famiglia, Ronan, e così anche Anita e Spencer.»
«Ha ragione» annuisce papà. «Ci sono uomini e donne pronti a prenderlo a calci in culo se osa toccarli. Sta tranquillo.»
«Ve ne sono grato, significa tanto per me. Così come Layla, Caleb. Farò il possibile per renderla felice e tenerla al sicuro.»
«So che sarà così, anche perché... quello che ho detto prima vale pure per te. Occhio a come ti muovi, Maxwell, ti osservo» indica i suoi occhi con indice e medio e poi li punta verso Ronan.
«Layla, Alec, venite a soffiare le candeline!» esclama mamma battendo le mani.
«Il dovere chiama, signori» lascio un bacio sulla guancia di ognuno dei due e raggiungo Alec, gli stringo la mano e insieme raggiungiamo la grande torta posta sul tavolo. È a forma di due e tre, ci sono rose rosse e blu di sopra e un altro migliaio di dettagli su cui mi è difficile concentrarmi quando alzo lo sguardo e trovo quello di Ronan già su di me.
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𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]
ChickLit𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨 𝐞 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲, 𝐀𝐮𝐫𝐨𝐫𝐚 𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫...