36.

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La prima cosa che vedo quando apro gli occhi è un petto maschile. Sbatto le palpebre mentre un sorriso conscio si espande sul mio viso. Sono tra le braccia di Ronan. Non se n'è andato. Adesso non resta che affrontarlo. Spero davvero che non si ripeta la stessa scena di ieri mattina, potrei impazzire. E anche se lui mi ha avvertita che non sarebbe successo, non ci crederò fin quando non lo vedrò.

Affondo il viso nell'incavo del suo collo e ispiro, stiracchiando braccia e gambe. La stretta attorno ai fianchi nudi si rafforza, ciò mi fa pensare che il moro deve essersi appena svegliato.

«Buongiorno» mormora con voce roca.

«'Giorno» mi scosto per poterlo guardare.

Ronan non perde tempo: china il viso e si appropria della mia bocca con un gesto semplice ma deciso. Ci baciamo per un tempo indefinito, che lo diventa quando la sveglia che ho chiesto di impostare a Ronan sul suo cellulare suona.

«Preparo la colazione» dice prima di mettersi seduto e scostare poi le coperte.

«Hm-hm. Ti raggiungo subito» mi alzo anche io e, ancora avvolta attorno al lenzuolo, zampetto fino alla camera degli ospiti. Recupero l'outfit per la giornata e lo lascio in bagno, poi raggiungo Ronan in cucina.

«Beh», mi guarda, le mani sui fianchi scoperti dai pantaloni troppo bassi per essere una cosa legale alle sette e mezza del mattino. «C'è un po' di confusione.»

Stringo le braccia al petto e arcuo un sopracciglio. «Ma davvero?»

«Ah-ah. Piuttosto che fare la sapientona, vieni ad aiutarmi» mi fa segno di avvicinarmi con l'indice.

Lo raggiungo ed esamino il disastro che abbiamo combinato ieri sera. C'è impasto secco ovunque.

«Penso che dovresti chiamare qualcuno. Sei ricco sfondato, no?» lo punzecchio.

«Non lo so, non mi va di far entrare nessuno con questa situazione che si è creata. Voglio dire, se fosse qualche complice?»

«Non hai una domestica, tipo, da sempre?» domando.

«Sì.»

«E allora perché mai dovrebbe essere complice di un tizio che non conosce. Praticamente non ha mai nemmeno visto la sottoscritta. Siamo al sicuro, Ronan» lo rassicuro perché glielo devo. È carino che si preoccupi per me, ma non può diffidare di chiunque, soprattutto di gente che conosce da anni.

«Va bene. Tu puoi usare il mio studio per la riunione, io devo andare ad Allston per un paio di ore. Posso restare, però, se non te la senti.»

Sistemo il lenzuolo sulle spalle. «No, è okay. Se vuoi sentirmi ti basta mandare un'e-mail, sarà questo il mio cellulare per le prossime ore. Ne acquisterò un altro domani.»

«D'accordo. Ordino la colazione e filo a fare la doccia» dice afferrando il suo smartphone. «Almeno questo è rimasto intatto» sbuffa una risata.

Ronan fa una veloce chiamata e ordine due caffè e due muffins. Mi va bene, un muffin al cioccolato è tutto quello che mi serve per affrontare questa giornata pesante. «Hai tempo per una doccia veloce?» mi chiede.

«Solo quella purtroppo. Ho la riunione alle otto» sbuffo.

Ronan afferra la mia mano e mi trascina in bagno. In doccia è complicato non mettergli le mani addosso, ma riusciamo a concederci solo qualche bacio e un quarto d'ora dopo siamo fuori. Ho solo dieci minuti per finire di prepararmi; dunque, indosso la camicia bianca e dopo aver abbottonato i pantaloni blu ce l'infilo dentro. Completo il tutto con la giacca dello stesso colore dei jeans e raggiungo Ronan in cucina quando ho calzato i tacchi.

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora