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«Ti avviso che se uno di quei cosi scappa, io vi lascio qui» borbotta Ronan mentre ci avviciniamo al recinto dove si trovano proprio i maiali del fiume rosso.

«Guarda che sono loro ad avere paura di te» rido, divertita dalla sua ritrosia.

«Sì, certo, dicono sempre così e poi a crepare è il povero tizio in questione.»

«Mi lasceresti qui? E Spencer? Caspita, non sei uno zio molto responsabile» lo punzecchio sulla strada verso il settore dei leoni. Spencer ha scattato una foto ai maiali e poi, senza degnarli di altre attenzioni, si è appiccicato al vetro dove sta osservando due leoni e due leonesse prendere il sole, sdraiati su delle rocce.

Ronan si china e sussurra al mio orecchio: «Vuoi dirmi che tu non te la svigneresti?»

La sua vicinanza mi fa rabbrividire e non come è accaduto la scorsa sera, questi sono brividi di piacere.

Decido di essere coraggiosa perché voglio di più e devo iniziare ad osare, soprattutto se desidero avanzare di un altro scalino su questa scalinata che abbiamo messo su da un momento all'altro.

Spencer è troppo impegnato a fotografare i leoni per accorgersi di quanto suo zio e la babysitter siano vicini. Dunque, mi sollevo sulle punte e gli sfioro il naso con il mio. La mia prossimità lo destabilizza, è chiaro, non si aspettava un gesto così audace, ma mi piace che riesca a scuoterlo un po'. Va benissimo.

«Assolutamente no. Cercherei di salvarvi o quanto meno, di scappare insieme.»

Lui deglutisce. Credo sia un po' intimorito dalla mia intraprendenza. Mi piace anche questo. «Così coraggiosa» mormora continuando a osservarmi.

«Certe situazioni lo richiedono, dolcezza» gli concedo un occhiolino e mi allontano. «Siamo pronti a vedere i cammelli e le tigri? Io fremo di vedere i Kiwi ma si trovano...» sposto gli occhi sulla mappa che tengo in mano. «Nel sentiero dell'entroterra, così si chiama il settore.»

«Cosa sono i kiwi? Non si mangiano?» mi guarda confuso Spencer. «Non stiamo andando a vedere dei cosi verdi e gialli giganti che poi mangeremo, giusto?» sbarra gli occhi facendomi ridere.

«No, no, ci sono due tipi di kiwi, solo che hanno lo stesso nome. Quelli verdi e gialli sono frutti. Quelli che Layla adora sono uccelli. Sono tipo... forse è meglio vederli per capire» dice Ronan, annuendo in accordo con sé stesso.

Trattengo una risata fino a quando Spencer non si allontana per guardare le tigri, poi sposto lo sguardo sul gigante al mio fianco e incrocio le braccia al petto. «Layla adora gli uccelli, eh?»

Quando si rende conto di ciò che ha detto Ronan apre la bocca per poter ribattere ma la richiude l'attimo dopo. La riapre.

«Sembri un pesce rosso che annaspa» lo prendo in giro.

«Non volevo dirlo in quel senso. Voglio dire, se ti piacciono anche quelli va bene-»

S'interrompe quando nota l'espressione sgomenta sul mio viso. «O se non ti piacciono. Andrebbe bene pure quello. Non faccio differenza. Insomma-»

«Ronan» prendo parola per poterlo zittire, più divertita che mai. Ancora una volta mi avvicino al suo viso e stavolta poggio una mano sulla sua spalla come appoggio, poi mi chino accanto al suo orecchio e bisbiglio: «Mi piacciono anche quel tipo di uccelli. Sta tranquillo.»

Non gli lascio il tempo di ribattere, mi allontano e raggiungo Spencer.

Quando Ronan ci raggiunge - dopo un paio di minuti - il nostro giro prosegue. Ammiriamo prima le giraffe e le zebre, che Spencer sembra adorare - e poi raggiungiamo il settore che mi interessa. Ronan è silenzioso mentre spiego a Spence che quelle sottospecie di uova scure e pelose con le zampe e il becco lungo che stiamo guardando sono i famosi kiwi. Successivamente ammiriamo gli Emu e i canguri rossi.

Spencer è felicissimo e non fa altro che sorridere, scattare foto e richiamarci per farne alcune insieme. Non avevo mai fatto una foto da sola con Ronan, perciò, all'inizio è stato strano. Con il passare del tempo, però, mi sono abituata e adesso il mio cuore non batte più come un forsennato quando il moro mi sfiora un braccio o mi sorride.

Il fatto è che più mi sfiora, più desidero baciarlo. Sta diventando sempre più difficile mettere un freno a quello che sento quando percepisco che dall'altro lato è lo stesso. Lo vedo come mi squadra e nelle ultime settimane non ho fatto che pensare a questo. Sentire la sua bocca sulla mia mi manderebbe in tilt il cervello ma sono certa che ne varrebbe la pena.

«Ehi» lo richiamo.

«Un attimo» dice. «Spence, fai attenzione. Okay? Dieci minuti e andiamo se vogliamo vedere la foresta tropicale.»

Ci siamo fermati in un negozio di souvenir dove Spencer ha acquistato un cappellino con su scritto 'I love Animals' e un'altra manciata di roba tra magliette, peluche e tazze. Dopo, visto che accanto c'è un'area gioco per bambini, abbiamo deciso di trascorrere una decina di minuti lì prima di proseguire il giro. Lo zoo chiude alle quattro - essendo ottobre è entrato in vigore l'orario invernale - dunque, ci resta pochissimo tempo per riuscire a vedere il resto.

«Scusami, dicevi?» si volta nella mia direzione.

Siamo seduti abbastanza vicini su una panchina e ciò mi conforta.

«Pensavo... magari mi sono resa ridicola? Tipo, sono caduta e facendomi male ho urlato e quindi mi hai notata.»

Ci mette qualche secondo a capire che mi riferisco alla nostra sfida in corso. «No, non sei caduta, ma... avresti potuto. E questo è un indizio enorme

Aggrotto la fronte. «Con i tacchi rischio sempre di cadere, soprattutto d'inverno. Non è un indizio enorme, è una presa per il...» mi guardo in giro e lancio un'occhiata a Spence prima di portare una mano davanti alla bocca e bisbigliare: «culo.»

Ronan ridacchia e allunga le braccia per poterle stendere sulla panchina, uno finisce dietro la mia schiena ma lui non sembra farci caso. «Invece lo è. Credimi. Devi solo prestare più attenzione. Ti assicuro che non è difficile. E poi, chi vogliamo prendere in giro, sui tacchi sei super stabile.»

«Mmh. Beh, ci penserò ancora.»

«Benissimo. Sono certo che la prossima sarà quella giusta. Ti stai avvicinando» si alza e mi offre la mano.

L'accetto e gliela stringo per mettermi in piedi. Lui osserva il nostro contatto, io faccio lo stesso. Restiamo per un paio di secondi in silenzio, a fissare le nostre mani congiunte per la primissima volta. Lo so che dovrei staccarmi perché non dovrei leggerci nulla più di quanto sia - ovvero un semplice aiuto a rimettermi in piedi - ma il modo in cui la sua mano ingloba la mia, tenendola al caldo, e il modo in cui si adattano alla perfezione nonostante la differenza di dimensione mi spingono a rimanere impalata come una stupida. Con cautela, sollevo lo sguardo e con mia immensa sorpresa, trovo il suo già puntato su di me. È serio. Mi scruta con attenzione, come se si aspettasse una qualche rivelazione da parte mia. Muove un passo nella mia direzione mentre mi sfiora il dorso della mano con il pollice in dolci movimenti circolari e allunga una mano verso il mio viso. Mi accarezza piano la mascella con la nocca dell'indice e compie un altro passo, riducendo la distanza al minimo. Se mi allungassi riuscirei a baciarlo. Se lui si chinasse, riuscirebbe a trascinarmi su di sé e baciarmi fino a farmi perdere conoscenza. Non mi azzardo a distogliere l'attenzione dai suoi occhi, nemmeno quando ripete il gesto e continua ad accarezzarmi.

«Zio! Layla! Andiamo?!» strilla Spencer.

La sua voce ci riporta bruscamente alla realtà: Ronan si allontana all'istante e sbatte le palpebre, come se stesse uscendo da uno stato di trance, io ritiro la mano e mi stringo le braccia al petto. Schiarisco la voce e, dopo aver recuperato il sacchetto colmo di souvenir, raggiungo Spence davanti allo scivolo.

«Mano? Dobbiamo davvero sbrigarci perché stanno chiudendo» gli porgo la mano che lui accetta all'istante.

«Corsa fino alla foresta tropicale?» mi guarda complice.

«E corsa sia» gli sorrido divertita.

«Zio, corsa fino alla foresta tropicale!» ripete a voce più alta, poi non perde altro tempo e inizia a correre trascinandomi.

Ridacchio e lo seguo lungo il percorso.

Che altro mi resta da fare?

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora