25.

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La giornata lavorativa si rivela un disastro a partire dal caffè versato sulla gonna fino allo sguardo perso nel vuoto tutte le volte che il ricordo della busta che giace sul tavolo della cucina da ieri sera fa capolino nella mia mente.

All'ora di pranzo Jack mi dice di chiudere tutto quanto e di tornarmene a casa perché in ufficio sono inutile se ho la testa altrove. Non ha tutti i torti. Perciò, intorno all'una e mezza torno nel posto che dovrebbe essere il mio rifugio e, dopo aver recuperato la lettera, la conservo all'interno della scatola di scarpe dove si trovano il resto dei bigliettini. In questi sei mesi ho stampato ogni singolo messaggio ricevuto ma, nonostante la paura, mi ero sempre detta che avrebbe smesso. La cosa, però, sta iniziando a degenerare e se si è spinto fino alla mia porta di casa allora nulla gli impedirà la prossima volta di entrare e attuare ciò che ha scritto.

Devo scrivere a Tim e informarlo. Ma non oggi. Spencer sta molto meglio e ho deciso di portarlo allo zoo, come avremmo già dovuto fare giorni prima.

Lego i capelli in una coda bassa e mi cambio, indosso un paio di jeans e un maglioncino che lascia una spalla scoperta. Filo in cucina e preparo due semplici toast visto che non ho molta fame. Metto su il bollitore per il tè e tiro fuori dalla dispensa una tazza. Magari un buon tè mi aiutare a mantenere i nervi saldi. Penso anche che dovrei far installare un allarme, dei sensori di movimento quando non ci sono o mi trovo in un punto preciso della casa. Non lo so... dovrei averci pensato sei mesi fa, invece, ecco tutto. Ma sono stata un'idiota convinta che l'avrebbe piantata, che voleva solo spaventarmi, adesso però... è troppo.

Afferro giacca e borsa, mi assicuro di avere un aspetto decente e dopo aver buttato gli avanzi dei toast nel cestino dei rifiuti ed essermi scolata il tè come fosse uno shottino, mi avvio all'uscita.

Dovrei dire che sono sorpresa, ma ormai sembra che il destino me lo metta sempre tra i piedi – non che mi lamenti – dunque, raggiungo Ronan davanti al portone e mi piazzo al suo fianco.

«Ehi, buongiorno» mi saluta, prima di esaminare il mio outfit.

Faccio la stessa cosa e rimango più che sorpresa quando realizzo che sta indossando dei jeans. Ronan Maxwell ha addosso un paio di jeans e un maglioncino di cashmere nero. «Sei molto casual oggi.»

«Già, pensavo che non sarebbe stato molto comodo stare accanto agli animali con un Armani» fa spallucce.

Aggrotto la fronte, confusa. «Non ho capito. Animali?»

«Sì», mi fissa come se fossi io la scema. «Aspetta, non dirmi che Anita si è dimenticata di avvisarti» borbotta.

«Ah... direi proprio di sì» annuisco ovvia.

Verrà anche lui allo zoo? E perché accidenti Anita non me l'ha detto?

«Scusa. Me l'ha menzionato stamattina quando ci siamo sentiti e visto che oggi non avevo molto da fare gli ho chiesto se potessi unirmi a voi. Lei mi ha detto che ti avrebbe avvisata e che non ci sarebbe stato nessun problema» spiega mentre apre il portone e mi fa cenno di uscire fuori, all'aria aperta.

«Suppongo che lo abbia dimenticato perché non ho ricevuto alcun avviso» rispondo. «Beh, non importa. Più siamo meglio è, no?»

«E poi non sono mai stato allo zoo, sarà divertente» sorride.

Io sbatto le palpebre, sconvolta da questa rivelazione. «Sono anni che vivi a Boston e non sei mai andato allo zoo?»

«Ho lavorato e fatto altre cose e lavorato e... altre cose» annuisce soddisfatto della sua spiegazione pietosa.

«Va a prendere la tua auto, non ho più voglia di guidare» sbuffo, ignorando il suo precedente asserimento.

«Sono certo che Spencer vorrà fare un giro sulla tua, visto che è una decappottabile» ribatte.

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora