5.

5 0 0
                                    

Nerea

Scendo dal taxi e mi dirigo verso il mio appartamento, ho assolutamente bisogno di rilassarmi.
Finalmente il libro è stato pubblicato.
Ho passato giorni chiusa in casa, esasperata perché non riuscivo a scrivere, fino a quando le idee sono venute da sole ed ho finito il libro poco prima della pubblicazione. Sono stata ore in totale crisi di nervi ed abbiamo corso per la correzione e l'impaginazione del libro. Il resto è venuto da se.
Sono riuscita a far visita a varie librerie di New York e scuole di bambini, ne ho conosciuti tantissimi.
Ho firmato copie e fatto foto con i bambini e le mamme.
Sono straorgogliosa del traguardo raggiunto.

Lascio i bagagli all'entrata, vado in bagno e faccio scorrere l'acqua calda per poi immergermici dentro.
Come sempre esco quando ormai l'acqua è fredda e della schiuma non ce n'è più traccia.
Mi lascio cadere nel letto ancora avvolta nell'asciugamano, il mio stomaco brontola ho bisogno di zuccheri.

Mi dirigo da Alfred che mi accoglie a braccia aperte nel frattempo che ordino la mia cioccolata.

"Il tuo amico è passato qua spesso ci ho fatto amicizia, mi sembra un bravo ragazzo"

"Non so di chi tu stia parlando"

"Moro, occhi scuri..."

Guardo Alfred ma lui già si sta dedicando ai suoi clienti.
Tipico, inizia un discorso e non lo finisce mai.
Ascanio è passato spesso da qua.
Non credo che sia stato per rivedere me.
Non nego che mi farebbe piacere, molto piacere, forse troppo ma ho paura che finisca come le altre storie e lui non mi sembra il tipo da relazioni.

I clienti continuano ad entrare ed uscire, un po' come le persone dalla mia vita.
Un' aroma di tabacco e caffè al ginseng mi avvolge.

"Bentornata bambolina"

Mi volto verso di lui che sorride ad Alfred.
Il maglioncino bianco aderisce perfettamente al corpo allenato, i jeans scuri strappati. La barba leggermente più corta, i capelli selvaggi come sempre.

"Mi mancavano i tuoi raggi x".

Ricomponiti Nerea, stai praticamente sbavando come tutte.
Forse l'altra parte di me ha ragione.

"Qualcuno mi ha detto che mi hai cercato spesso".

Il suo sorriso si spegne e guarda truce Alfred ma si ricompone subito. Si avvicina al mio orecchio, forse per non farsi sentire dalle persone intorno a noi.

"Ammettilo che ti sono mancato bambolina".

Un brivido mi percorre la schiena. Spero che sia dovuto alla folata di vento freddo entrato nel bar insieme ad un cliente.
Mi avvicino a mia volta a lui.
Faccio scontrare le nostre guance, per avvicinarmi di più. Sta giocando con il fuoco e forse anch'io.
Cerco di avere una voce più soave possibile, senza assomigliare ad una gallina strozzata.

"Puoi pure ammetterlo che sono io invece ad occupare i tuoi pensieri".

Alza gli angoli delle labbra, sta sorridendo lo stronzo.
Mi ricompongo per finire la mia cioccolata. Il battito cardiaco sta tornando normale ma faccio finta di niente.
Non deve farmi questo effetto.

"Hai da fare oggi bambolina?".

Mi guarda con uno strano luccichio negli occhi.

"No". Ma perché non me ne sto zitta?!

"Vuoi venire con me?"

Ci penso un po' anche se il mio corpo vorrebbe già andare.

"Io e te soli?".

Ma da quando sono titubante?

"Tranquilla non ti succederà nulla".

Si alza e il mio corpo lo segue in automatico.
Usciamo dalla caffetteria e posso vedere Alfred occupato con un cliente che mi tiene entrambi i pollici in su mentre mi sorride.
Non so che diavolo mi stia prendendo. Perché voglio così tanto passarci del tempo insieme?
Si ferma sul bordo del marciapiede per chiamare un taxi.
Cerco le chiavi della mia macchina nella borsa. Trovate!.

"Ascanio tieni".

Le prende al volo senza capire. Gli indico la macchina dietro di lui.
Senza farselo dire due volte sale in macchina.

"Sicura di farmi guidare? Potrei essere un ipotetico un serial killer".

"Sto cercando di avere fiducia, non deludermi".

Mi sorride con la faccia da bello e dannato, per poi mischiarsi nel traffico del New Jersey. Non so se sia stata una buona idea.

I don't like you Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora