Capitolo 2

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Zeynep

<Quando ti danno lo stipendio?> chiede mio padre in modo duro appena metto piede dentro casa.

<Domani> balbetto a bassa voce mentre chino la testa, per paura. Non solo il signore Atasoy ha delle regole ma anche mio padre Oguz. Anzi, lui ne ha tante anche se le sue più che regole sono ordini. Mio padre è il classico uomo con la mentalità limitata. Le donne? Per lui sono buone a nulle e l'unica cosa che devano fare è accudire la casa, il marito e portare soldi per lui. Non ricordo di aver mai visto mio padre lavorare nei miei ventisette anni di vita. Un tempo, quando ero piccola era la mamma a portare i soldi per le spese di casa. Ricordo ancora come tornava la notte devastata dopo una lunga giornata di duro lavoro ed io nonostante fosse piccola nel mio cercavo di darle una mano con la casa. Ho imparato subito a pulire, lavare, stirare e sistemare il casino che mio padre faceva tutti i giorni.

<Sei una buona a nulla! Ti avevo detto che quei soldi mi servono!> urla contro di me facendomi sentire l'attimo dopo un forte dolore all'altezza dello stomaco. Istintivamente stringo forte i pugni mentre mi mordo l'interno della guancia cercando di non far uscire alcun suono dalla mia bocca. Questo lo farebbe arrabbiare ancora di più. Dopo aver ricevuto nuovamente l'ennesimo rimprovero da parte sua a piccoli passi mi dirigo verso la mia stanza chiudendo la porta alle mie spalle e per sicurezza giro anche la chiave per poi scivolare a terra cercando di non far sentire il rumore dei miei singhiozzi. Se fosse stato per me sarai andata via da questa casa già da tempo però il cuore non è sulla stessa onda con la ragione. Vorrei tanto andarmene ma non posso lasciare la mamma con lui. Mio padre non ha mai fatto il padre in realtà e tantomeno il marito eppure mia madre Fatma in tutti questi anni non ha avuto il coraggio di lasciarlo. Se parlo con lei la sua unica risposta è per amore. Mia madre sostiene che il giorno in cui lo sposò giurò di restare accanto a lui finché morte non li separi e lei non infrangerà quella promessa, alquanto stupida secondo me. Non la promessa di per se ma l'irrazionalità in cui mia madre vive da anni. Mio padre non l'ha mai amata e infondo un uomo caparbio come lui non potrebbe conoscere questa parola, questo sentimento.

Dopo vari minuti mi alzo da terra andando verso il comodino bianco cercando all'interno una crema per la mia ferita. La mia pelle è sensibile e basta una leggera pressione e la parte toccata si trasforma in una chiazza viola. Oguz ormai si comporta in questo modo quando resta senza soldi, gli stessi che io gli devo dare. È sempre stato uno stronzo ma ultimamente mio padre è diventato aggressivo e non so quanto potrei resistere accanto a lui. Amo tantissimo mia madre e per lei farei di tutto ma lei sembra non voler ragionare quando si tratta di suo marito.

<Dimmi Murat> accetto la sua chiamata mettendo il telefono in vivavoce mentre inizio a mettere della crema sulla parte dolente.

<Ho bisogno di te questa sera>

<Cosa devo fare?> chiedo sospirando.

<Niente programma prolungato. Anzi, in realtà ti ho chiamato per informarti che hai il pomeriggio libero ma ho bisogno di te questa sera>

<Al locale> mormoro piano quando capisco le sue intenzioni.

<Eylül se n'è andata senza avvisarmi e ho bisogno di una cameriera per questa sera. Copro io il tuo turno al bar per oggi ma stasera ho davvero bisogno che tu mi dia una mano. Ti prego Zey, lo so che non...>

<Va bene> rispondo mormorando mentre sospiro profondamente. Meglio in quel locale che in questa casa.

<Veramente hai accettato?> chiede strillando.

<Diciamo che oggi mi sento buona> rispondo ridacchiando anche se per finta. Oggi più che mai mi sento sfinita e dato che di pomeriggio non devo andare al bar penso proprio che mi riposerò un po'.

<Fingiamo che per il momento mi faccio andare bene questa tua risposta ma quando ci vedremo questa sera mi dirai la verità> parla in modo autoritario facendomi sbuffare per poi staccare la chiamata. Odio quando si comporta come un fratello premuroso.

Dopo essermi cambiata mi sdraio nel letto per poi cercare di risposare almeno un po' ma appena chiudo gli occhi un paio di occhi castani si fanno spazio nella mia mente portando a galla il ricordo di questa mattina. Sentire il profumo di Firat da così vicino sembra come se mi avesse mandato il cervello in tilt e per una che non dovrebbe nemmeno guardarlo so persino che ha una piccola cicatrice all'altezza del sopracciglio destro. La sua voce, le sue labbra carnose, i capelli bagnati, tutto di lui era così...

<Così come Zeynep?> chiedo mormorando tra me e me. Quello è un prepotente. Bello ma prepotente. Scendo dal letto dirigendomi in bagno e farmi una doccia veloce per poi vestirmi e uscire di casa senza farmi notare da Oguz. Quando sono a casa non mi controlla mai e questo perché non gli interessa se respiro o meno ma se mi vede uscire per andare da qualsiasi parte che non comprende il lavoro è difficile da gestire.

<Cosa ci fai qui?> chiede Murat appena oltrepasso la porta del bar.

<Mi annoiavo> rispondo facendo spallucce mentre mi siedo al bancone.

<Cosa è successo?> chiede preoccupato mentre fa il giro per raggiungermi.

<Sono stanca Murat> confesso a bassa voce.

<Potevi ripo...cosa ha fatto quel bastardo di tuo padre?> chiede poi in modo duro quando capisce il reale senso delle mie parole.

<A dire il vero sono stanca di tutto Murat. Lavoro da anni solo per dare i soldi a lui e solo dio sa cosa ne fa. Non sopporto più le sue ulra mentre la mamma sembra impassibile>

<Perché non te ne vai Zey, non è la prima volta che te lo dico. Puoi venire da me> propone per l'ennesima volta mentre afferra la mia mano dolcemente.

<Non posso lasciare mia madre da sola con lui. Da quando sono io a portare i soldi a lei non la tratta più male>

<Ma tratta male te> dice sicuro di se alzando di poco la voce facendomi sobbalzare.

<Ti do tempo una settimana Zeynep> parla in modo duro mentre rilascia la mia mano e allontanarsi da me. È nervoso, constato l'ovvio mentre lo osservo.

<Tempo per cosa?> chiede confusa inarcando le sopracciglia.

<Per lasciare la casa dei tuoi altrimenti vado a denunciare quel bastardo pezzo di merda!> urla nuovamente mentre spinge con il piede una sedia facendola ribaltare.

<Non capisco> sussurro piano.

<Pensi che sono così stupido da non capire che la mano che continui a premere sullo stomaco è per cercare di alleviare il dolore?>

<Ma cosa vai a blaterare Murat> farfuglio in modo impacciato mentre scendo dallo sgabello.

<Alzati la maglietta e fammi vedere che mi sto sbagliando Zeynep. Fammi vedere che mi sto maledettamente sbagliando perché se vengo a sapere che quel verme ti mette le mani addosso io lo distruggo> parla arrabbiato mentre lentamente si avvicina a me.

<Cosa pensi di fare?> chiedo borbottando.

<Dimmi che non ti picchia, ti prego> sussurra piano mentre appoggia le mani sul mio viso e vorrei tanto negare, vorrei avere il coraggio di aprire bocca solo per dire qualcosa, qualsiasi cosa ma le lacrime mi procedono iniziando a bagnare il mio viso interrottamente mentre lui mi stringe forte tra le sue braccia.

<È un uomo morto> sussurra piano lasciando poi un bacio sulla mia testa.

Perdonami mamma ma non resisto più, sussurro mentalmente mentre cerco di darmi una calmata e smettere di piangere. E di soffrire? Come si fa a smettere di soffrire?

Heart of iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora