Capitolo 13

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Firat

Sono sempre stato una persona riservata o almeno da quando all'età di tredici anni sono stato spedito via da casa mia, via dalla mia famiglia che tanto amavo con tutto che non sempre erano amorevoli con me. Con loro doveva essere tutto perfetto, dovevo restare in silenzio e parlare solo quando mi veniva concesso, soprattutto se in pubblico. Dovevo comportarmi praticamente come un robot. Era tutto programmato e tutto doveva andare alla perfezione e la cosa che ho sempre odiato era il fatto che dovevo sorridere sempre e comunque. Non importava se magari non mi andava o magari ero triste perché la mamma mi aveva rimproverato perché volevo giocare altri cinque minuti. Io dovevo sorridere. Non ricordo neanche come ero riuscito a convincere i miei genitori di darmi il perso di andare al parco ma invece ricordo il sorriso che avevo sulle labbra in quei momenti quando la tata mi ci portava. Ricordo che mi sentivo come un bambino normale, mi sentivo libero di comportarmi come volevo, mi sentivo felice. Ricordo di come finalmente potevo giocare con altri bambini ma c'era una in particolare che mi piaceva infastidire e per il semplice fatto che si comportava con una bambolina perfetta e che non si muoveva per paura di sporcarsi. Non capivo perché quella bambina di comportava come dovevo farlo io quando non ero al parco e nel mio cercavo di spronarla a giocare e qualsiasi cosa cercavo di fare non ottenevo nessun risultavo così pensai di tirarle le trecce senza però farle del male ma il mio piano si è rivolto contro di me quando un'altra bambina dai capelli castani e con due occhi da cerbiatta mi lanciò addosso una pietra procurandomi una piccola ferita all'altezza del sopracciglio destro e non contenta mi aveva fatto pure lo sgambetto e la sua risata cristallina la ricordo tutt'ora ma la cosa che più mi è rimasto impresso è stato quel profumo alle ciliegie che ho sentito quando la stessa ragazzina che mi aveva fatto cadere mi ha aiutata ad alzarmi. Quella è stato la prima volta quando qualcuno con tutto che fosse una bambina della mia stessa età mi trattò come un bambino normale e per la prima volta avevo riso di gusto quando caddi e quel giorno tornai a casa con la speranza di rivedere quella bambina anche il giorno dopo ma il giorno dopo non vidi più nessuno dato che sono stato spedino in America come se fossi un pacco e quando i giorni passavano senza sentire nessuno della mia famiglia avevo iniziato a pensare che forse a nessuno importava di me. Sono rimasto in quel istituto per cinque anni senza vedere i miei genitori, senza avere un contatto con il mondo esterno. Ricordo di aver pianto i primi mesi dopodiché non ho più versato neanche una lacrima e mi sono chiuso in me stesso senza legare realmente con nessun altro bambino. Se le regole dei miei genitori mi sembravano dure da rispettare lì era peggio. Ci trattavano come se fossimo in armata e le regole così come gli orari da rispettare erano molto duri e quando la sera chiudevo gli occhi nella mia mente tornava la risata di quella bambina al parco e negli anni quel pensiero, quel ricordo è rimasto fisso nella mia mente e ogni qualvolta avevo bisogno di tirarmi su pensavo a lei, alla sua risata soprattutto quando i miei genitori mi dissero che mi sarei dovuto sposare. Con chi? Era questa la domanda che mi posi. Chi era quella ragazza con la quale dovevo legare la mia vita senza che la conoscessi, senza che l'amasse e fu quel giorno che mi opposi ai miei genitori per la prima volta e me ne andai. Ho iniziato il college e nel frattempo avevo trovato un lavoro che mi permettesse di cavarmela da solo senza i loro soldi. Sono andato a vivere da solo e ho studiato e non per dare delle soddisfazioni a loro ma l'ho fatto per me per farmi un nome mio grazie al mio sudore ma soprattutto grazie ai sacrifici da me fatti e finalmente mi sentivo libero di vedere come ho sempre voluto ma anche quella libera durò poco. All'età di ventisette anni sono dovuto tornare in Turchia quando ho saputo che mia madre Hülia doveva fare un piccolo intervento e non feci sbaglio più grosso dato che con il mio arrivo sono iniziate nuovamente le loro richieste, o meglio dire i loro ordini.

"Sei il figlio dei re, sei il principe e un giorno sarai futuro re. Così come un giorno dovrai sposarti" Rispondo ancora le parole di mio padre Mete che mi disse la sera del ballo in maschera che aveva dato per il mio ritorno a casa e giuro che me ne sarei andato, sarei scappato il giorno dopo lasciando nuovamente la mia famiglia e pensare a me stesso ma quella sera mentre mi annoiavo in un angolino da solo e aspettare che passasse il tempo per poter fuggire sentii una risata, la stessa che per anni avevo continuo a sentire solo nella mia mente. Poco più lontano da me messe in disparte c'erano due ragazze ma solo una attirò la mia attenzione. Aveva un vestito lungo di colore rosa molto delicato. Niente brillantini, nessun ricamo con paillettes o qualsiasi strass. Quel vestito con tutto che era semplice era di una bellezza inspiegabile e questo forse perché lo indossava lei. Una ragazza dagli occhi scuri che non indossava alcuna maschera. Continuava a ridere di gusto insieme ad una altra ragazza mentre prendevano in giro le maschere che le persone avevano sul viso. Ricordo ancora di come mi sentii attratto dalla sua risata fino a quando non mi avvicinai a lei e le chiesi di ballare ma lei rifiutò per poi scoppiare a ridere per via della mia maschera e quando feci per allontanarmi inciampai e per miracolo non caddi e quando la sua voce arrivò alle mie orecchie per un instante la mia mente tornò indietro negli anni a quale giorno al parco.

"Oddio, sono così mortifica. Ho avuto un crampo alla gamba" furono queste le parole che uso sia la ragazzina al parco che quella bellissima ragazza al ballo e non ho potuto non pensare al fatto che le due in realtà fosse la stessa persona e la conferma del mio stesso pensiero l'ho avuto quando la ragazza si avvicinò a me chiedendomi nuovamente perdono e il suo profumo alle ciliegie arrivo dritto al mio naso. Lo stesso odore che per anni ho cercato dappertutto senza trovarlo, la stessa voce ma soprattutto la stessa risata. Era lei la ragazza dei miei sogni, la stessa che molte volte mi salvò grazie alla sua risata che avevo immagazzinato negli anni. Per farsi perdonare accettò di ballare con me e ricordo tutt'oggi il brivido che sentii quella sera per via della sua vicinanza. Lo stesso brivido che continuo a sentire ogni giorno che quella ragazza è vicina a me, ogni volta che Zeynep possa lo sguardo su di me. Sono anni che quella ragazza mi fa impazzire soprattutto da quando ha iniziato a lavorare in hotel. Inizialmente non potevo credere ai miei occhi di averla così vicina ma poi mi resi conto che in realtà era una tortura per me. Io la volevo, la desideravo ma non solo fisicamente, io sentivo, sento qualcosa per lei ma non so dare un nome a questi sentimenti. Per troppo tempo sono rimasto nell'ombra comportandomi solo come il suo capo ma qualcosa è cambiato e ci siamo avvicinati molto così tanto che io sto uscendo pazzo e questo perché lei non ha mai dimostrato interess nei miei confronti. Non sono mai stato insicuro di me ma con lei mi sento in questo modo praticamente perennemente e se lei non provasse almeno una piccola parte di quello che in in realtà provo per lei so che la perderei se solo ci provassi. Meglio opprimere i miei stupidi sentimenti che non vederla più.

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