Capitolo 8

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Zeynep

Questa mattina la prima cosa che ho fatto appena sono arrivata al lavoro è stato assicurarmi che il mio adorato capo non ci fosse prima di salire nella sua suite e sistemarla. Non mi andava di incrociare nuovamente i suoi occhi. Quei maledetti occhi che ogni volta mi attraggono a lui e che stupidamente sogno di notte. Non mi è mai successo di pensare ad un ragazzo, ad un uomo, eppure, la mia stupida testolina non ha fatto altro che pensare a lui su quel ring a torso nudo oppure ai suoi occhi mentre mi guardavano con intensità dentro il suo camerino. Nella mia vita ho avuto una sola relazione, sempre se quella specie di conoscenza avuta con Levend si può definire tale. Tutto questo però risale a così tanto tempo fa che non so più come ci si sente a provare interesse per un ragazzo. Ho conosciuto Levend all'età di vent'anni quando ancora andavo all'università ma poi con tutti i problemi che avevo a casa ho dovuto rinunciare sia al mio sogno di diventare una maestra, sia a Levend anche se a dire il vero di quest'ultimo non mi sono preoccupata più di tanto. La nostra più che altro era una semplice frequentazione ma da parte mia non era scattato niente e quando sono stata costretta a lasciare gli studi ho perso anche ogni tipo di contatto con lui e da allora non sono più uscita con nessuno. Prima di tutto perché non avrei avuto del tempo e poi a dire il vero avevo paura che lo scoprisse mio padre. Non mi servivano altri problemi, già ne avevo abbastanza.

<Sta più attenta!> una voce altamente fastidiosa arriva alle mie orecchie facendomi alzare velocemente lo sguardo rendendomi conto di essermi scontrata con la mia stronza nemica Eylül. In realtà io non ho niente contro questa vipera bionda dagli occhi azzurri ma se lei tratta male me io sicuramente non mi farò mettere i piedi in testa, non da lei. Eylül ha iniziato a lavorare per Murat due anni fa all'incirca e non so che tipo di problemi ha ma inizialmente non essendo a conoscenza del mio legame con Murat ha cercato varie volte di addossarmi colpe sul posto di lavoro solo per fermi licenziare e da quando ha scoperto chi sono in realtà per Murat ha iniziato a provare questo odio inspiegabile nei miei confronti.

<Ma tu sei ovunque?> chiede in modo fastidioso mentre mi scruta in modo schifato.

<Potrei dire la stessa cosa di te> rispondo facendo spallucce.

<Io sono qui perché Firat mi ha pregato di lavorare per lui> risponde mentre abbozza un sorriso più falso di lei.

<E che tipo di lavoro dovresti fare?> chiedo curiosa mentre la guardo di sfuggita. Ma dove pensa di andare con quei traponi nei piedi e vestita come se fosse pronta per sfilare?

<Sono stata incaricata di occuparmi della stanza di Firat> risponde in modo tagliente.

<Ne sei sicura?> chiedo sorridendo. Non sono mai stata cattiva con lei, anzi, con nessuno, o quasi, ma in questo momento non posso non sorridere almeno per una volta vittoriosa dato che sono più che sicura che non sarà lei a sistemare la sua stanza.

<Ma chi sei tu per chiedere spiegazioni a me? Vai a finire il tuo lavoro e lasciami in pace> farfuglia poi infastidita allontanandosi da me.

<Ci vediamo Eylül> alzo di poco la voce per farmi sentire da lei mentre mi dirigo verso gli spogliatoi e togliermi la divisa.

<Ti devo parlare> la voce di Firat risuona nelle mie orecchie appena apre la porta ma si ferma all'istante con la mano ancora ferma sulla maniglia e la bocca semiaperta mentre mi guarda attentamente.

<Ma che fai idiota!> sbotto contro di lui mentre afferro la prima cosa che mi capita sotto le mani cercando di coprire il mio corpo.

<Ti devo parlare> dice nuovamente mentre avanza verso di me.

<Esci fuori! Mi devo vestire>

<Puoi farlo mentre parliamo>

<Non mi vestirò davanti a te Firat>

<Se mi giro ti vestirai?> chiede poi sbuffando e quando abbasso la testa in segno di approvazione lui mi da le spalle.

<Perché il mio letto assomiglia a quello di barbie?> chiede in modo duro facendomi scoppiare a ridere.

<Non pensi che la tua stanza adesso ha una luce diversa?> chiedo ridacchiando mentre finisco di vestirmi.

<Non sono una fottuta femminuccia! Vai a togliere quelle orrende lenzuola rosa dal mio letto!> sbotta innervosito mentre si gira verso di me rivolgendomi uno sguardo freddo.

<A me il nero non piace. C'è troppo nero nella mia vita è il rosa mi mette di buon umore> rispondo a bassa voce mentre prendo dall'armadio la mia borsa.

<Hai un appuntamento per caso?> chiede inarcando le sopracciglia.

<Un cosa? Ma che diamine dici?>

<Dove vai vestita così?>

<A cambiare le tue lenzuola e poi vado a casa> rispondo infastidita mentre lo sorpasso. Insomma, cosa hanno i miei vestiti? Magari la gonna rossa leopardata che ho messo non mi sta così bene. Ah, ma a me. Che mi interessa di cosa pensa lui.

<Firat, finalmente ti ho trovato> la voce fastidiosa di Eylül arriva nuovamente alle mie orecchie facendomi sbuffare. Da quando Firat si fa chiamare per nome dagli dipendenti?

<Ancora qui sei?> chiede la stronza a bassa voce mentre la sorpasso dirigendomi verso l'ascensore per poi premere il pulsante mentre curiosa giro di poco la testa per guardare i due.

<Mettiamo in chiaro una cosa signorina Ince, se deve lavorare qui esigo rispetto. Non sono suo fratello quindi non mi chiami per nome. Per lei così come per il resto del personale sono il signor Atasoy. Se non ha ben capito le regole chieda gentilmente alla signora Nilüfar> dice Firat in modo duro mentre il sorriso che la biondina aveva sulle labbra ad ogni parola da lui pronunciata è svanito poco a poco.

<Firat andiamo?> chiedo in modo dolce quando le porte dell'ascensore si aprono.

<Le lenzuola possono aspettare. Andiamo a mangiare?> propone mentre si avvicina a me e vorrei tanto rifiutare la sua proposta ma il modo in cui mi guarda mi fa cambiare idea all'istante.

<Solo se mi offri un döner kebab> rispondo con fare sognante al solo pensiero. Quel panino con le kofte accompagnato dalle verdure e pieno di salsa allo yogurt è una delizia.

<E kebab sia> dice sorridendo mentre forse istintivamente o senza farci caso afferra in modo dolce la mia mano mentre ci dirigiamo verso l'uscita non prima di passare davanti a Eylül che con la coda dell'occhio noto la sua espressione shoccata. Vorrei tanto lasciare la mano e scappare a gambe levate. Non voglio che la gente inizi a pensare cose che in realtà non sono vere ma la sensazione che riesce a trasmettermi con questo semplice tocco è più forte di ogni mia paura così intensifico la stretta incorniciando le nostre dita. Può una semplice stretta di mano farmi battere il cuore così forte?

Heart of iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora