Capitolo 1

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Zeynep

<Sei in ritardo Zeynep, di nuovo!> mi rimprovera la signora Nilüfar appena entro negli spogliatoi.

<Perdonami, ti prego> sussurro a bassa voce mentre con la testa china rimetto dentro il mio armadietto la borsa prendendo in seguito la divisa.

<Sei così soprappensiero che non ti sei resa conto che in realtà sei in anticipo Zeynep e mi stavo prendendo gioco di te> sento Nilüfar borbottare accanto a me. Istintivamente alzo il braccio osservando l'orario sull'orologio che ho al polso per constatare che effettivamente sono decisamente in anticipo.

<È successo qualcosa?> chiede dolcemente mentre afferra la mia mano. Nilüfar è la manager del Gran Palace Atasoy e con tutto che cerca di fare la dura solo per tenerci in riga in realtà è una donna molto amorevole ed è grazie a lei se ho questo lavoro. Da piccola quando immaginavo la mia vita da grande la immaginavo decisamente diversa da quello che è in realtà adesso. Ero alla ricerca di un posto di lavoro e la mia amica Defne mi informò che in questo hotel cercavano personale e così mi presentai facendo il colloquio con Nilüfar che mi diede il posto da cameriera senza pensarci su. Forse è stata la mia faccia disperata a convincerla e assumermi.

<Problemi a casa> rispondo alzando di poco le spalle cercando di sembrare indifferente.

<Quando vorrai parlare sai che puoi contare su di me> sentire la sua voce calda mi rallegra tant'è che cerco di abbozzare un piccolo sorriso solo per non farla preoccupare inutilmente. Lei è sempre così gentile con me.

Dopo aver indossato la divisa ho preso il carrello che contiene lenzuola pulite e perfettamente stirate e vari prodotti per pulire le stanze dirigendomi verso l'ascensore e salire all'ultimo piano dove c'è la suite. Odio sistemare questa stanza, anzi, la parola giusta sarebbe attico dato la sua grandezza. Il gran palace Atasoy è un hotel molto prestigioso e davvero lussuoso. Arredi in stile veneziano, strepitosi lampadari ricoperti di swarovski, servizi di posate in argento, tende ricamate con fili d'oro, tutto l'hotel è di un eleganza strepitosa e poi c'è la suite, arredata come se fossi un nightclub.

<Che puzza> mormoro piano mentre avanzo con il carrello. Restando ferma inizio a dare un'occhiata in giro e quello che vedo non mi piace affatto. Bottiglie di birra sparse in giro mentre il pavimento è ricoperto di mozziconi di sigaretta.

<Sono un paio di mutande quelle appese lassù?> sussurro scioccata quando alzando la testa vede dei boxer appesi al lampadario.

<Io mi rifiuto di pulire questo porcile> borbotto piano mentre a piccoli passi indietreggio ma sono obbligata a fermarmi quando vado a sbattere contro un muro.

<Sta più attenta!> una voce roca, quasi glaciale arriva alle mie orecchie facendomi sobbalzare. Oh no, questo non va affatto bene, sussurro mentalmente mentre cerco con lo sguardo una via di fuga il prima possibile.

<Cosa ci fai qui?> chiede in modo freddo mentre continuo a sentire la sua presenza alle mie spalle.

<Dovrei pulire, signore> rispondo a bassa voce. Sembra come se la mia voce si fosse ritirata.

<Dovresti o devi?>

<Dovrei signore ma mi rifiuto. Questa suite sembra un porcile> rispondo di rimando dicendo quello che in realtà penso ma che mi rendo conto solo adesso che avrei dovuto badare di più alle parole che dalla mia bocca sono uscite davanti a lui. Anzi, dietro dato che ancora si trova alle mie spalle ed io non ho nessuna intenzione di girarmi o forse non ho abbastanza coraggio. Il signore Atasoy ha una regola. Nessuno deve entrare nella sua suite quando c'è ancora lui. Anzi, dato che sono l'unica che la può sistemarla sono io a non dover entrare quando lui è ancora in giro. Per una volta che sono in anticipo sto combinando un grande casino. Non ho mai capito se gli diamo fastidio noi dipendenti dell'hotel oppure ci reputa molto più inferiori a lui visto che non rivolge mai la parola a nessuno, tranne a Nilüfar e al cuoco e se lo fa con il resto dei dipendenti è solo per sgridare il personale.

<Effettivamente hai ragione. E sentiamo un po', ti rifiuti perché non sei all'altezza per questo incarico?> dice ridacchiando facendomi sbuffare.

<Non ho un problema nel pulire signore. Infondo è il mio lavoro e prima ancora lo facevo e continuo a farlo tutt'ora a casa mia. Il problema è il poco rispetto che ha verso noi cameriere. È la sua stanza certo e può fare quello che vuole ma non mi sembra rispettoso nei miei confronti di dover tirare giù dal lampadario un paio di mutande> dico in modo freddo per poi girarmi lentamente verso di lui. Al diavolo il protocollo e le regole che ci impediscono di guardarlo negli occhi o interagire con lui in alcun modo. Anche se forse a volte io sono l'eccezione dato che tra di noi c'è un battibecco per il mio modo perfezionista di sistemare i suoi vestiti. Cosa che lui odia ma che io continuo a fare ugualmente.

I nostri sguardi si incontrano per la prima volta da vicino. Ogni volta che avevo il coraggio di guardarlo da lontano ho sempre pensato che fosse un bel uomo ma visto da vicino posso solo dire che è molto di più. I capelli un po' lunghi che di solito tiene legati ora sono slegati e umidi, segno che si è fatto la doccia da poco e questo lo posso constatare anche dal suo torace nudo che ha ancora le tracce di qualche goccia d'acqua che scivola sui pettorali mentre in vita tiene fermo un asciugamano nero. Il suo sguardo penetrante sembra chiamarmi a lui ed io stupidamente non riesco a smettere di guardarlo. I suoi occhi marroni sono come un vortice che con fatica ti lascia andare. Solo quando alle mie narici arriva un profumo maschile sbatto le palpebre riprendendomi, rendendomi conto che lui si trova ad un palmo dalle mie labbra.

<Profumi di ciliegie> sussurra piano mentre tira fuori la lingua inumidendosi le labbra.

<Cosa c'entra ora?> chiedo a bassa voce senza riuscire a togliere lo sguardo da lui.

<Mi piace> sussurra nuovamente per poi guardarmi negli occhi profondamente prima di oltrepassarmi e sparire dalla mia visuale mentre un brivido mi attraversa tutto il corpo.

<Anche a me il tuo> sussurro piano mentre lo guardo allontanarsi ed entrare nella camera da letto.

<Quei boxer te li prendi da solo!> urlo nella speranza che lui mi senta mentre continuo a guardare quelle mutande appese. Ma come sono finite li?

Heart of iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora