I due uomini, Matthew O'Nile e il Dottor Watson, si trovano ancora nella macchina quando, ad interrompere il loro tragitto, vi è una chiamata da parte della centrale.
<O'Nile>, risponde l'agente dell'Interpole.
<Agente, deve raggiungere la centrale il prima possibile. Uno dei codici lasciati dal killer è stato decifrato>.
Dall'altra parte del telefono, la voce femminile, comunica la notizia all'agente, il quale per un momento ha una piccola esplosione di gioia.
<Sto arrivando>, comunica alla donna, prima di chiudere la chiamata.
<Novità sul caso?> domanda il dottore, infrangendo il silenzio che sta facendo andare avanti dal primo secondo da quando è in auto.
<I tuoi versi della Bibbia>, - commenta Matthew, felice di non dover sentire altre assurdità su complotti, templari, e cazzate simili. - <Sono un codice. E i criptologi lo hanno appena decriptato>.
<Oh, bene>, commenta il professore, conscio che la sua teoria è l'unica esatta. E che i criptologi la confermeranno all'intero commissariato.

Il tragitto fino alla libreria, dove l'agente ha intenzione di lasciar scendere lo studioso, è ancora lungo, a causa soprattutto del fitto traffico, ma c'è una domanda che l'uomo arde di porre.
Cerca di trattenersi il più possibile, ma la sua curiosità è troppa per riuscire a frenare tale desiderio.
<Come>.
<Scusa?>.
La reazione di Leonard è di confusione. Non avevano discussioni aperte, e fino alla chiamata regnava il silenzio nella macchina. Quindi, il come ha cosa si riferisce?
<Ti ho chiesto come>.
<Cosa come?> domanda il professore, non riuscendo a capire qual è argomento.
<Gesù Cristo, il soldato. Come siete arrivati a questa risposta, voi complottisti?>.
O'Nile sembra che abbia posto la domanda della vita, da come si sente soddisfatto ora che la posta.
Quella sensazione di ardente curiosità, che sperava di annichilire, ora è in realtà ancora più fomentata. Poiché, ormai che la domanda è stata posta, e la persona è in grado di rispondergli, la risposta sta per giungere. Ed è quella, l'informazione che sarà in grado di far frenare la sua voglia di sapere.
<Oh beh>, commenta Watson, ammutolendosi nuovamente.
L'agente sembra quasi deluso. Solitamente i complottisti amano mettere in mostra i complotti che pensano di aver svelato, ma il professore di Harvard non sta eseguendo lo schema classico. Sembra anzi quasi infastidito dalla cosa. Come se lo mettesse a disagio.
<Fammi capire, prima te ne esci con la cosa del Cifrario di Nicea, e poi quando ti chiedo spiegazioni te ne stai zitto?>.
<Mi hai fatto ben capire al bar cosa ne pensi. Non ho intenzione di perdere il mio tempo a spiegarti cose che non puoi capire>.
<Davvero? Prima te ne esci fuori con quella pagliacciata al bar, e ora con questo?>.
Il dottore non risponde. Ancora avvolto dalle paure che sono riaffiorate poco prima, mentre stava in piedi sul tavolo.

Il fuoco lo avvolgeva, e le fiamme si adagiavano sulla sua faccia, iniziando bruciarne i lineamenti del viso. In preda al terrore, esce dalla casa, solo per vederla avvolta dalle fiamme, le quali, sono intenzionate a divorarla. L'arrivo dei pompieri non migliorerà le cose. Ormai, la casa è un cumulo di macerie.

<Senti, c'è traffico e la radio è rotta. Perché non parlarmene? Almeno occupiamo il tempo>.
Ma le parole che l'agente rivolge all'uomo, non vengono neanche udite. Il trauma che sta rivivendo è troppo grande per poterlo render cosciente di ciò che li sta accadendo intorno in questo momento.
<Ma mi stai ascoltando?> domanda O'Nile, non notando alcuna reazione nello studioso.
<OH!>.
Il Dottore, risvegliato dallo stato di trance, si mette in allarme, facendo schizzare i suoi occhi da una parte all'altra per identificare il pericolo.
<Ma che ti sei addormentato?> domanda l'agente, notando la reazione esagerata dell'uomo.
<Cos? no>, risponde lui stordito.
<E allora perché reagire in quel modo?>, domanda l'agente divertito.
<Stavo pensando>, dice Leonard, mettendosi a fissare l'esterno.
Passano altri minuti, dove l'imbottigliamento nel traffico non fa che peggiorare. E allora Matthew, decide di riprovarci.
E, questa volta, come sperava che accadesse già la prima volta, il professore inizia a scogliere la lingua.. Peccato, che l'agente non ci metta molto a capire che l'uomo sta in realtà inventando tutte le cose più assurde di proposito.
<E così gli alieni sono giunti sulla terra... quando il signore di quei terreni prese l'archibugio... il raggio laser uscì dal cielo e colpì gesù... senza contare che>.
Il racconto viene interrotto.
Matthew O'Nile è stanco di sentir dire così tante cazzate in così poco tempo. La bocca del Dottor Watson sembra essersi trasformata in una mitraglietta, sentendo a che velocità spara fuori tutte quelle parole.
<Ma mi credi coglione?!> esclama lui, irritato per il trattamento.
Leonard inizia a ridere, divertito dalla cosa.
<Perché non vuoi spiegarmelo?> domanda l'agente.
<Te l'ho già detto. Non meriti di sapere>, e dicendo queste parole, apre la portiera della macchina, ancora bloccata nel traffico.
<Ma che fai?!>.
<Ci vado a piedi, faccio prima>.
George Watson chiude la portiera alle sue spalle e compie un piccolo scatto fino al marciapiede. Come lui scende dal veicolo, il traffico magicamente diventa più scorrevole. Come se la causa dell'imbottigliamento fosse la sua presenza nella vettura.
Vi sorride all'idea, mentre inizia a camminare in direzione della libreria. Stando ben attento a tenere il bavero della giacca bello alto, così da nascondere almeno in parte il suo viso deturpato.

Mentre l'agente O'Nile, rimasto in macchina e con ora la destinazione settata verso il Quartier Generale, rimane con la curiosità morbosa.

Mentre cammina, le prime gocce iniziano ad infrangersi sui suoi capelli. Facendoli ben capire che è meglio se aumenta la velocità del passo.
Le poche gocce, non c'impiegano molto tempo a diventare moltissime. Ed in poco tempo, quello che inizialmente assomigliava ad una semplice pioggerellina, si trasforma in un vero e proprio temporale.
Il quale, iniziando a tuonare, obbliga il dottore a correre verso la libreria, ormai poco lontana dalla sua posizione.
E, quando riesce finalmente a raggiungerla, entrandovi all'interno, il rimbombo di un tuono, riecheggia nel vento.
Sale le scale con l'intento di raggiungere il piano più elevato, conscio che li vi sono i bocchettoni dell'aria condizionata, che dovrebbero velocizzare il processo di riscaldamento.
Decide di lasciarsi gli eventi della mattinata alle spalle. Infastidito però dato fatto che, probabilmente, non avrebbe più avuto un'altra occasione per illustrare le teoria del Cifrario. Sta già pensando di scriverle in un libro, ma sa già cosa vi accadrebbe: "Professore di Harvard, promuove complotti contro la chiesa e contro Dio".
Sì, probabilmente sarebbero quelli i titoli che uscirebbero sui giornali. Meglio lasciarmi alle spalle l'argomento una volta per tutte.

Il Cifrario di NiceaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora