XXXIV

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Con il telefono costantemente in mano, intenzionato a chiamare per l'ennesima volta l'amico, l'agente Matthew O'Nile apre la porta a vetri del Quartier Generale dell'Interpole.
Neanche il tempo di entrare all'interno dell'Egidio, che il capitano Isonzo lo chiama a se.
Esso, in mezzo all'atrio, ha una posa che indica palesemente stia attendendo l'arrivo di qualcuno. E, quel qualcuno, è certo agli occhi dell'agente O'Nile, sia proprio lui.
<O'Nile!>, esclama il capitano, togliendo la mano dalla tasca dei pantaloni, e infilandosela nella tasca interna della giacca.
L'agente entra nell'edificio, lasciando uscire un collega agitato, e con già una sigaretta in bocca.
<Ti sembra l'orario d'arrivare?>, domanda a tono alto il capitano, ispezionando il proprio orologio da taschino.
<Chiedo scusa>, risponde l'agente, alzando la mano in segno di scusa e chinando leggermente la testa.
<Seguimi rapido. La riunione sta per cominciare>.
I due uomini prendono le prime scale a destra sull'atrio, e salgono di due piani. Superano un breve corridoio ed entrano in un grosso ufficio con le porte finestre.
Matthew, nel percorrere quel itinerario, si sente a disagio.
Prima delle scale, spostata, vi è una porta. Essa, conduce direttamente al parcheggio interrato. O'Nile sa bene che, con molta probabilità, quello è lo stesso percorso che il Killer ha percorso la settimana precedente.
Entrati nell'ufficio, O'Nile si mette a sedere alla prima sedia disponibile, mentre il capitano raggiunge il fondo della stanza e si mette dritto in piedi a guardare tutti gli agenti riuniti.
<Come già saprete> - inizia a parlare l'uomo - <il vostro collega, l'agente speciale Olivier Poe, è accusato di aver ucciso una decina di persone nell'ospedale Beati Fratelli. Alle ore 22:54, l'agente è entrato nel pronto soccorso, iniziando a chiedere informazioni sul figlio. A quanto dicono le testimonianze, l'agente sembrava fosse sotto effetto di droghe. Il dottore che si occupava delle cure del figlio, lo ha portato con se nel proprio ufficio, per rivedigli della l'orte del figlio>.
O'Nile ha un mancamento.
Ecco del perché di quella reazione.
Cristo.
Olivier.
Perché non mi hai chiamato?
L'agente si riprende quasi subito. Abbastanza veloce da non permettere a nessuno di accorgersi della cosa.
<A causa della notizia appresa, l'agente Olivier Poe, ha dato il via ad una carneficina, uccidendo in primis il dottore, accusandolo di aver ucciso il figlio. Poi, uscito dall'ufficio, ha eliminato due guardie di sicurezza. Nel tornare al piano terra, ne ha freddata una terza sulle scale. Ed altre cinque nell'atrio. Assieme ad esse, anche una infermiera tenuta in ostaggio>.
<Quali sono gli ordini?>, domanda l'agente Marx, da sempre in ostilità con Poe.
<Gli ordini...>, ripete Isonzo con tono pensieroso.
<Gli ordini sono catturarlo vivo o morto. È colpevole di multipli omicidi di primo grado. È un agente dell'Interpole, ma che ha agito su suolo italiano. Dobbiamo riuscire a catturarlo prima che esca dal paese, o potrebbe diventare impossibile recuperarlo>.
Vivo o Morto?!, ripete nella sua testa l'agente O'Nile, sconcertato dall'eventualità più tragica.
<Vivo sarebbe meglio. Verrebbe processato per i suoi crimini, ma dovrebbe essere arrestato all'esterno del paese, così da evitare indulgenze dai tribunali italiani. Abbastanza famosi per gli alberghi che chiamano prigioni>.
Bella scusa, pensa Matthew, ci stai dicendo in pratica di uccidere se siamo in Italia, e catturarlo vivo se siamo in un'altro paese... figlio di puttana.
<Una squadra lavorerà sul rintracciare l'agente scomparso, mentre gli altri continueranno ad occuparsi dei casi già nelle loro consegne>.
La riunione finisce con questa frase.
Gli agenti mormoreggiano, mentre il capitano Isonzo abbandona la stanza per recarsi nel proprio ufficio.
E, seguendolo, tutti gli agenti tornano a svolgere i propri doveri.
L'unico a non muoversi dalla sedia, è Matthew.
Completamente scioccato per tutto quello che, questa orrenda mattinata, lo obbliga a dover affrontare.
Poe...
Un assassino...
E il figlio...
Perché non mi ha chiamato? Perché non mi ha reso partecipe di quello che stava facendo?
Potevo aiutarlo...
Potevo farlo ragionare...
Potevo esserli di conforto...
Potevo assisterlo...
Potevo aiutarlo...
L'agente rimugina su tali questione per parecchio tempo. Abbastanza da obbligare uno dei suoi nuovi partner a raggiungerlo.
<O'Nile>, esclama una voce roca, segno di chi ha fumato decisamente troppe sigarette.
L'uomo alza lo sguardo e lo rivolge alla propria destra.
Sopra di lui, uno degli agenti che mai si sarebbe aspettato di vedere: Manuel Laudi.
L'agente dell'Interpole che è famoso per aver calpestato i piedi in parecchie occasioni alla 'Ndrangheta. Catturando svariati suoi membri e indebolendo l'organizzazione in molteplici occasioni sulla costa est degli Stati Uniti d'America.
Non proprio l'ultimo degli arrivati quindi.
Eppure, qualcosa, secondo alcuni agenti all'interno dell'Interpole, non tornerebbe. Questo perché Laudi, malgrado sia apparentemente un degno avversario per la 'Ndrangheta, è che se la usasse per fare carriera.
Voci all'interno dell'istituzione, parlano di come Laudi sia in realtà un corrotto, e svolga per la 'Ndrangheta il compito specifico di occuparsi di determinati individui affiliati ad essa che sono un problema. Ma magari, non potendo venir toccati perché troppo di spicco, viene lasciato il compito di toccarli all'agente Manuel Laudi.
Ciò però si tratterebbe solo di voci, e quindi nessuna fonte ufficiale.
È giustamente anche possibile che esse non siano altro che semplici voci messe in giro dai soliti complottisti, gelosi dei successi altrui.
<Il capitano ci starebbe aspettando>, commenta l'uomo, restando con fare gelido.
Tale comportamento, ricorda in Matthew, l'amico Olivier.
<Mh? E perché?>, mormora l'agente, alzandosi finalmente dalla sedia.
<La squadra di ricerca per Poe>.
<E io cosa centro con essa?>, domanda O'Nile, non capendo dove il collega voglia andare a parare.
<Ma c'è la fai? Ne sei un membro. Si può sapere dove hai trovato il distintivo? Nei sacchetti delle patatine?>, commenta nervoso Manuel, facendo cenno all'agente di seguirlo.
Questo, sorpresa dalla informazione, segue l'uomo. Cercando di ignorare gli sguardi incuriositi dei colleghi.
I quali, secondo Matthew, pensano che lui sia in realtà il complice di Poe, è che attualmente lo sta nascondendo da qualche parte.
Il duo raggiunge l'ufficio del capitano, e fuori da esso, un'altra conoscenza abbastanza famosa del dipartimento.
Victoria Moore.
Conosciuta anche con il nome: "La Bastarda di Dublino".
È famosa per essere una spina nel fianco sia per la mafia irlandese, sia per l'IRA.
Un eroe per l'Iranda, un demone per i criminali.
Non è un caso che essi abbiano più volte tentato di ucciderla, ma lei si sia sempre riuscita a salvare.
Anche su di lei, come per Laudi, ci sarebbe delle voci dove tutte le sue imprese non sarebbe altro che montature, e che anche lei sia un agente corrotto.
Ci sono però un paio di domande che spuntano immediatamente nella testa di Matthew O'Nile: anche lei fa parte della squadra? E se la risposta è sì... cosa ci fanno due agenti specializzati nel crimine organizzato su un caso simile?
Neanche il tempo di avere una conferma dal capitano, che la donna picchietta l'indice sul proprio orologio, come a voler indicare che il duo è in ritardo.
Laudi indica O'Nile, e questo fa cenno di scuse, alzando leggermente la mano destra.
Il trio entra nell'ufficio e, seduto alla propria scrivania mentre è intento a compilare dei documenti, il capitano Isonzo fa cenno loro di sedersi sulle sedie di fronte a lui.
<O'Nile, hai capito bene le parole che ho detto precedentemente?>, domanda Isonzo senza distogliere l'attenzione dai propri documenti.
<Penso di sì>, risponde esso, deglutendo.
<Penso...>, ripete il capitano, come per sfotterlo.
Quando ripone la penna, ha posto l'ultima firma su una cartella piena di dichiarazioni, immagini, e referti.
<Sai cos'è questa?>, domanda Isonzo all'agente.
Matthew allunga il collo, come a voler confermare ciò che già temeva fosse vero>.
<Immagino sia tutto ciò che sappiamo sulla carneficina avvenuta la scorsa notte>.
<Immagino proprio bene>.
Nell'ufficio cala il silenzio.
Il capitano apre un piccolo porta sigari che tiene sulla scrivania. Da esso, estrae una chiavetta usb.
La porge ai tre agenti, e Moore la prende fra le proprie mani.
<Questi sono i filmati. Voglio che li esaminiate e che ne trai una ricostruzione scritto entro l'ora di pranzo. Quando torno dalla pausa, voglio trovarla pronta sul mio ufficio>.
L'agente acconsenta alla richiesta, inchinando la testa.
Poi, Isonzo, apre uno dei cassetti della scrivania, e ne estrae una cartella gialla molto voluminosa.
La porge a Laudi.
<Questo è il fascicolo dove si trovano tutte le informazioni su Olivier Poe. O per lo meno, tutte le informazioni non secretate. Voglio che vengano lette, esaminate, e che tu sia capace di trovare qualsiasi indizio che possa dirci dove si sia nascosto il fuggitivo>.
Manuel, acconsente alla richiesta, inchinando anch'esso la testa, nell'esatta maniera della collega.
<Voi due potete andare. Moore, quando il tuo lavoro sarà terminato, aiuta Laudi nel suo compito>.
E con questa frase, il capitano Isonzo libera i due agenti. Facendoli allontanare dal proprio ufficio.
All'interno di esso, vi si trovano ora solo Matthew, e Isonzo.
<Il caso del Killer della Bibbia>, inizia il discorso il capitano.
O'Nile già sa cosa li verrà chiesto di fare, ma preferisce attendere che il superiore ponga il quesito.
<Tu e Poe ci stavate lavorando da soli?>.
L'agente non sa cosa rispondere.
Vorrebbe dire assolutamente la verità, ma questa lo metterebbe ulteriormente nei casini, essendo che ha fatto lavorare all'interno di una indagine non autorizzata, ben due persone estrae all'istituzione.
Il Dottor George Leonard Watson, accademico e scrittore. Completamente fuori da ogni rango dell'agenzia è ritenuto da essa un semplice estraneo.
E Martina Sanchez. Agente speciale dell'Interpole, specializzata in lavori sotto copertura e con al momento ben due richiami. Il primo, avvenuto dopo la morte del padre, è stato causato dalla sua dipendenza dalla eroina che ha compromesso una missione dell'agenzia. A causa di quell'evento, è stata mandata in riabilitazione, al termine della quale è stata spostata a compiere il lavoro d'ufficio. E poi, è arrivato il secondo richiamo, dovuto alla sua continua intromissione in casi non di sua appartenenza.
Tuttora, Martina Sanchez è sospesa dal servizio, e come tale, è da considerarsi al pari un civile qualunque.
Matthew O'Nile non vorrebbe mettere ulteriormente nei casini la giovane donna.
Così come non vorrebbe mettere nei casini neanche il Dottor Watson.
Ma c'è una cosa che più di tutte lo sovrasta. Una cosa che non può permettersi di fare: perché la custodia parziale dei figli.
Ottenuta neanche 24ore prima dal giudice.
Dopo il divorzio, tutto è andato peggio, e l'alcool è stata la cosa più difficile alla quale Matthew ha dovuto rinunciare.
È colpa dell'alcol se ora si trova in questa situazione.
All'alcol e ai suoi modi violenti quando ne faceva uso.
Ma dopo l'ultimo scatto d'ira, dopo il divorzio, e dopo il rischio di perdere il lavoro, Matthew ha ragionato molto bene sulla propria vita. Ha faticato in maniere indicibili per potersi rialzare in piedi ed essere un esempio per chiunque.
Non può permettersi di perdere tutto con una bugia.
Al diavolo Sanchez e Watson, i miei figli sono più importanti. Loro sono tutto per me.
<Martina Sanchez, e il Dottor George Leonard Watson, ci stavano dando una mano>.
Senza rimorso, l'agente rivela l'informazione segreta al capitano.
Questo, congiunge le mani e le porge sul proprio labbro inferiore.
<Martina Sanchez...> ripete lui, con tono pensieroso.
<Un agente sospeso dal servizio, e con all'attivo due richiami ufficiali>, puntualizza l'agente, come a voler specificare ulteriormente di chi sta parlando.
<So di chi mi stai parlando>, lo zittisce Isonzo.
Il suo sguardo, è indecifrabile.
Non è possibile riuscire a capire a cosa stia pensando in questo momento.
<Sanchez...>, ripete a bassa voce, sempre pensieroso.
<Posso fare altro per lei?>, domanda Matthew, con dei sensi di colpa che iniziano a picchiettarmi sulla spalla.
<No, a posto così. Unisciti a Laudi nella ricerca di informazioni>, commenta il capitano liquidando l'agente.
Questa sta per uscire dall'ufficio, quando la voce di Isonzo lo ferma.
<Giusto per capire, le indagini le avete interrotte definitivamente. È corretto?>.
<Assolutamente sì signore>, mente l'uomo. Sapendo però che questa sarà l'ultima volta che intende farlo.
<Bene... Bene...>, commenta l'uomo tenendo un tono di voce pensieroso, e restando fisso a guardare un punto vuoto nell'ufficio.
Tutto questo, anche dopo che l'agente si è allontanato da esso ed è andato a sedersi alla propria scrivania.
Affianco esattamente a quella di Laudi.
Prende alcuni documenti per esaminarlo, ma i rimorsi si fanno sentire più pesanti di prima, e decide che non può stare fermo così.
La deve chiamare.
Deve avvisare la collega che Isonzo sa di lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2023 ⏰

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