Quando i due agenti dell'Interpole, Matthew O'Nile e Olivier Poe, raggiungono il "carcere di Regina Coeli", manca poco all'ora di pranzo.
Grazie al loro pass, riescono ad accedere al parcheggio del penitenziario, dove vi lasciano la macchina e, nascondendovi bene i documenti sottratti al loro ufficio, si preparano per ottenere ulteriori prove per il loro caso.
<Come mai da queste parti?>, domanda la guardia posta alla guardiola.
Questa, già brandente una penna a sfera, porge il libro dei visitatori al duo, porgendo loro la penna per obbligarli a firmare.
<Dobbiamo recuperare i referti del coroner di un vostro cadavere>.
<Ah, il nazista!>, esclama la guardia, quasi sollevata della cosa. Come se, oltre a quella semplice esclamazione, volesse anche aggiungere una cosa tipo "vi portate via anche la salma per caso?". O una roba simile.
<Esatto>, risponde freddo Poe, firmando il registro e mostrando il proprio distintivo identificativo.
<Quell'idiota non ci ha aiutato da vivo. Magari da morto saprà dirci di più>, commenta O'Nile, copiando il collega nei movimenti.
<Non so cosa sperate di ottenere, ma una cosa è certa. Quel bastardo ha avuto la fine che meritava>.
Le parole prive di umanità, pronunciate dall'agente di guardiola, suonano vuote alle orecchie dei due agenti. Già lontani da lui, per poter dare peso alla sua presenza.Malgrado solitamente è Matthew che cammina in avanti, pronto a fare da scudo umano in caso di imprevisto, a questo giro è Olivier che tiene la testa della fila.
I due camminano in linea retta, scortati da una guardia che li conduce fino al piano interrato, dove vi sono gli uffici del coroner.
Poe, all'essere tornato all'interno di una prigione, si sente stranito. Come se quel luogo non li appartenesse più. Malgrado, un tempo, vi aveva deciso di viverci nella maniera più serena possibile.
Non sentendosi in colpa per ciò che ha commesso.
Colpa, che tutt'ora non è in lui.
All'udire del vociare dei detenuti, entrambi gli agenti si stringono nelle spalle. Come se avessero paura l'impressione che uno di loro potesse uscire all'improvviso nel corridoio, pronto per assaltarli con in mano uno spazzolino appuntito.
Raggiunto il luogo da loro desiderato, la guardia li lascia soli, tornando alla sua posizione iniziale. Lasciando che sia il duo a compiere l'ultimo passo.
E quando Poe lo compie, si ritrova dentro l'ufficio del coroner. Il quale, è intento a compiere un'autopsia sul cadavere di una donna asiatica.
<Scusi il disturbo>, esclama O'Nile, ridestando il medico dal suo operato.
<Potreste aspettare qualche minuto? Devo finire di ricucire>, domanda l'uomo, intento a finire il suo lavoro di ago e filo.
I due agenti si mettono con le spalle al muro, in attesa che l'uomo termini il suo lavoro. O'Nile, che è da sempre interessato a queste cose, allunga il collo il più possibile per cercare di scoprire di più sulla procedura. Mente Poe, abituato a dover attendere e a dover far largo uso della propria pazienza, estrae il cellulare dalla tasca della giacca ed inizia a leggere distrattamente le notizie del giorno. Ignorando la maggior parte dei titoli più banali.Terminato il lavoro di cucito, il medico si toglie la mascherina e i guanti in lattice, avvicinandosi ai due agenti per stringere loro la mano.
<Dottor Michele Orlando. Come posso aiutarvi?> domanda l'uomo, presentandosi al duo.
Entrambi gli uomini stringono la mano del dottore, prima di presentarsi ed esporre la loro motivazione di visita.
<Ci servirebbe il referto medico del paziente Jacopo Lorzi>, spiega Olivier, riponendo il cellulare nella tasca interna della giacca color topo.
<Il referto di morte intendete?>.
<Proprio lui>.
<Purtroppo>, - Inizia a spiegare il medico. - <L'altra notte sono entrati dei ladri nell'archivio del carcere e, fra le varie cose trafugate, vi è anche il referto medico che cercate>.
I due agenti, sono sbigottiti dalla notizia.
<Dei ladri? Nell'archivio di un carcere?>, domanda compulsivamente O'Nile, come se non avesse capito la spiegazione datagli.
<Due notti fa>, specifica il Dottor Orlando.
<E cosa hanno rubato nello specifico?> domanda Poe, estraendo penna e taccuino, pronto a prendere appunti sulla faccenda.
<Principalmente varie pagine dei registri delle visite. Alcuni referti medici e alcuni attestati di morte> spiega il medico, impegnandosi nel ricordare tutti i documenti trafugati.
<Di quanti referti e attestati stiamo parlando?> domanda O'Nile.
<Circa una decina. La cosa interessante è che tutti i referti e gli attestati appartenevano ai medesimi pazienti. Tutti i carcerati morti qui>.
<Mi sta dicendo che di alcuni morti, è stato rubato sia il referto medico, che il certificato di morte?>, domanda Poe, sorpreso dalla cosa.
<Sì>.
<Ma perché? Infondo, se solo lo volessi, potrei recarmi al comune e richiedere una copia del certificato di morte. In pratica non ha senso rubarne uno> commenta O'Nile, non sapendo come reagire ad un dettaglio simile. Ai suoi occhi, un furto simile, è una vera stronzata senza senso.
<Per quanto riguarda i registri delle visite? Avrete delle copie digitali immagino>.
<Certo che sì. Abbiamo degli addetti alla sicurezza che si occupano di caricare tutti i dati su un database digitale, il quale è collegato direttamente ai server della polizia. Così che essa possa tenere monitorate le cose per questioni di sicurezza>.
Le parole del medico suonano sincere, ed entrambi gli agenti avevano sentito di questo sistema di monitoraggio, ma non pensavano che fosse una cosa reale. Erano anzi certi, che si trattasse unicamente di una cosa inventata per far credere ai criminali che, una volta entrati in un carcere, sarebbero stati seguiti per ogni singola cosa commessa.
<E il database digitale ci può dare delle risposte sulle pagine rubate?>.
<Purtroppo no. Quella stessa notte, il server dove vi è il database, è stato hackerato. Quelle pagine sono scomparse nel nulla>.
<Mi state dicendo che non avete Backup?>.
<Nessun backup>.
A O'Nile, nell'udire questa informazione, sta per scappare un'imprecazione. Ma per sua fortuna riesce a fermarla in tempo.
<Perché non avete informato la polizia della cosa?> domanda Poe, incuriosito dalla cosa.
<Ma noi l'abbiamo comunicato alle autorità. Loro hanno detto che ne erano già al corrente>.
<Già al corrente? E come?>
<Il database è il loro. abbiamo supposto che lo hanno scoperto perché si sono resi conto dell'hacking>, spiega il dottore, abbastanza sorpreso di tutte queste domande.
I due agenti si scambiano un rapido sguardo, intuendo l'un l'altro i propri pensieri.
"Talpa".
<Però scusate, posso farvi io una domanda adesso?>.
<Certamente>, risponde Matthew O'Nile, mentre inizia a pensare ai possibili traditori all'interno della polizia romana. Iniziando a ripensare ai nomi che hanno già dimostrato in passato di collaborare con gruppi criminali e mafiosi.
<Come mai l'Interpole s'interessa di questo caso?>.
<Abbiamo motivo di pensare che questo caso si incroci con uno dei nostri. O meglio, abbiamo motivo di credere che Jacopo Lorzi centri qualcosa con uno dei nostri casi>, spiega frettolosamente Olivier Poe, mentre con la testa sta già esaminando i possibili sospettati della questura.
<Beh, comunque se siete interessati al motivo di morte del carcerato Lorzi, posso darvi una mano io>.
Le parole del Dottor Orlando attirano ulteriore curiosità nei due agenti.
<In che senso, scusa?> domanda Poe, non capendo dove vuole andare a parare il coroner.
<Ero io in turno quella notte. Quindi l'autopsia sul cadavere l'ho fatta io. E non il mio collega>.
La coppia è ora furente. Non solo li hanno rivelato informazioni apparentemente superflue, ma oltre a questo, il medico, ha anche atteso fino a questo momento per rivelare che lui è a conoscenza delle informazioni ricercate dai due agenti.
Poe, riesce a percepire la propria rabbia, iniziare a scorrergli nelle vene.
Il Dottor Orlando, guardando i volti dei due agenti, si rende conto che il sentimento che prevale su di loro, al momento, è la rabbia. È anche abbastanza sicuro che è per ciò che ha appena detto, fra l'altro, ad averla scatenata. Ma preferisce mantenere il suo viso serio e fingere di non esserne accorto.
<Quindi, cosa volete sapere nello specifico?>, domanda il medico con grande nonchalance.
<Causa di morte?> domanda O'Nile, notando lo sguardo omicida del collega.
<Dissanguamento>.
<Prego?>, intima di ripetere l'agente dell'Interpole, non capendo come la cosa sia possibile.
<La vittima presentava un foro nel braccio destro, in corrispondenza con l'interno gomito. Poco sotto per l'esattezza. Solitamente è un punto che viene usato per compiere un prelievo del sangue. Ma nel caso di questa vittima, si presuppone che li sia stato esportato gran parte del sangue. Poi, l'assassino, per nascondere la cosa, ha tagliato la gola alla vittima. Di fatto è ufficialmente quella la causa di morte che si credeva pre-autopsia. Malgrado non vi avessimo trovato grandi quantità di sangue nella cella. E, dopo la mia autopsia, abbiamo ricondotto la causa ad un prelievo eccessivo. Probabilmente la vittima non sarebbe sopravvissuta ugualmente con così poco sangue in circolo>.
Poe segna ogni singola parola, virgole incluse. E, più il medico spiega, meno l'agente capisce.
<Quanto sangue li è stato prelevato?>, domanda l'agente per comprendere meglio la situazione.
<Circa quattro litri>.
<Quattro litri? Quanto tempo ci vuole per prelevare una quantità simile?>, esclama O'Nile, non volendo credere alle proprie orecchie.
<Meno di quanto ci si possa aspettare. Mettiamo in conto anche il tempo necessario per montare l'attrezzatura e tutto... Circa mezz'ora. Ma sto già abbondando con i tempi> spiega il medico, dimostrando una freddezza professionale che è caratteristica dei medici legali.
<E verso che ora è stato trovato il corpo?>.
<Il cadavere è stato trovato alle 13:12, ma secondo le analisi, era morto già da un paio d'ore>.
I due agenti si scambiano nuovamente un'occhiata, prima di tornare a guardare il medico.
<Ha notato qualcosa di strano nella vittima prima della sua morte?>, domanda Olivier, pronto ad appuntare ulteriori informazioni.
<Non ho molti contatti con i pazienti. So però che il suo compagno di cella aveva problemi di stress>, si sforza di ricordare il Dottor Orlando.
<E ora dove si trova l'altro prigioniero?>.
<In isolamento>.
<Da quanto?>, domanda O'Nile, stanco di ricevere ulteriori informazioni che teme poi non lo conducano a nulla di certo.
Il medico guarda l'orologio prima di rispondere.
<Ventisei ore>.
<Come mai isolamento?>, domanda Poe, ormai sempre più convinto che qualcosa non torni nella storia. E che l'albero sul quale sta cercando di arrampicarsi abbia decisamente troppi rami.
<Si crede che sia stato lui ad uccidere il compagno di cella>.
<E il sangue prelevato dove sarebbe?>.
<Scomparso>.
I due agenti si guardano in faccia e dai loro occhi, capiscono perfettamente i pensieri l'uno dell'altro. E la frase che sembrano volersi dire suona molto simile a: "Ma che cazzo sta succedendo qui?".
<Molto bene Dottor Olrando>, - taglia corto Matthew O'Nile, stanco di prendere informazioni che non fanno altro che peggiorare la ragnatela delle indagini, già intricata di suo. - <La lasciamo tornare al suo lavoro. Ma si assicuri di restare reperibile in caso avessimo nuovamente bisogno di lei>.
<Nel caso, sapete dove trovarmi>, commenta il medico, avvicinandosi al computer per annotare tutti i risultati dell'autopsia terminata poc'anzi.
I due agenti escono nel corridoio, chiudendo alle loro spalle le due porte dell'obitorio. E, ritrovatosi nel corridoio sotterraneo della prigione, stanno lentamente camminando per raggiungere le scale, mentre riordinano le informazioni appena ottenute.
<Quindi, un ladro è entrato e ha rubato tutte i documenti riguardanti alcuni prigionieri deceduti>, inizia ad appuntare ad alta voce O'Nile.
<Non contento, ha anche hackerato il database per eliminare ogni prova della loro esistenza all'interno del carcere>, continua Poe.
<E stessa fine ha fatto fare anche ai registri delle visite>.
<Mentre il nostro Nazista è stato dissanguato e il suo sangue, non sappiamo come, è finito nel nostro ufficio>.
<Ma non può essere lo stesso sangue, perché il massacro nella sede dell'Interpole è avvenuto una settimana fa, mentre Lorzi è morto solo da due giorni> puntualizza l'agente, facendo notare la discrepanza con le date.
<Quindi dobbiamo supporre che il Pedofilo "regalava" il suo sangue da moltissimo tempo. E quindi il killer abbia simulato l'ennesimo prelievo, con però l'intenzione di ucciderlo. Forse sapeva troppo?>, suppone Poe.
<E non dimentichiamo il compagno di cella stressato, che ora si trova in isolamento con l'accusa di averlo ucciso>.
<E la polizia corrotta? Ne dobbiamo parlare?>.
<Questo caso sta diventando sempre più difficile>, commenta O'Nile, facendo una breve pausa.
<Da chi iniziamo gli interrogatori?> domanda Poe, volenteroso di sapere la verità.
<Direi dal direttore del carcere, poi andiamo dall'agente incaricato della sicurezza informatica, ed infine dal prigioniero. Finita la prigione, ci divertiremo in questura per trovare il corrotto>.
<Sarà una lunga giornata>, commenta Poe, sistemandosi il bavero dalla giacca e preparando psicologicamente a scrivere più di uno scrittore.
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Il Cifrario di Nicea
Gizem / GerilimIl Dottor George Leonard Watson, uno degli uomini più colti del suo tempo, si trova a Roma per il firma copie del suo ultimo libro. Tutto sembra normale, quando le sue competenze vengono richieste dall'Interpole per fermare uno dei Killer più "stra...